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Esteri

La Guyana si appella alla Corte di Giustizia sull’Essequibo

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Il governo della Guyana si è appellato alla Corte Internazionale di Giustizia, la Cig, per impedire che, il prossimo 25 maggio, il governo venezuelano di Nicolás Maduro svolga le elezioni per eleggere un governatore nella regione contesa dell’Esequibo. In un comunicato, Georgetown informa di avere chiesto oggi alla Cig di “agire immediatamente e ordinare al Venezuela di astenersi da qualsiasi azione che rafforzi la sua rivendicazione sull’Esequibo o che possa alterare lo stato attuale della regione”. Nel comunicato, la Guyana informa che le elezioni indette da Caracas violano l’ordine dato dalla stessa Corte di Giustizia Internazionale il 1 dicembre del 2023 quando il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite ordinò a Caracas di “evitare qualsiasi azione che possa modificare la situazione attuale del territorio in disputa”, poiché rappresenterebbe una “modifica ingiustificata e diretta dello statu quo”.

Due giorni dopo, il 3 dicembre del 2023, Caracas proclamò tramite un referendum indetto da Maduro, il territorio conteso ribattezzato ‘Guayana Esequiba’ come il 24esimo stato del Venezuela. “Il nostro obiettivo è tutelare i nostri diritti e impedire che le azioni del Venezuela scappino di mano fino a compromettere la sovranità della Guyana”, afferma Georgetown, aggiungendo che “la richiesta alla Corte Internazionale di Giustizia è un appello urgente per evitare che il Venezuela intraprenda azioni che possano influenzare il controllo della Guyana sull’Esequibo”.

L’Esequibo è amministrato dalla Guyana ma rivendicato dal Venezuela. Il conflitto territoriale risale al Lodo Arbitrale di Parigi del 1899, che conferì la sovranità dell’area all’allora colonia britannica della Guyana. Nel 1962, il Venezuela dichiarò nullo il Lodo Arbitrale e, nel 1966, firmò con il Regno Unito l’Accordo di Ginevra, un patto che stabiliva la creazione di una commissione per risolvere la disputa. La questione è ora al vaglio della Corte internazionale di giustizia, .

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Trump affida il dialogo con Mosca al suo uomo di fiducia Witkoff, uno che fa affari con oligarchi russi

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Donald Trump ha estromesso Keith Kellogg dai contatti sulla guerra in Ucraina. Il generale, pur essendo l’inviato ufficiale della Casa Bianca, è stato considerato in conflitto d’interessi per via del lavoro della figlia, che collabora con un’agenzia impegnata a fornire farmaci a Kiev. La notizia, rilanciata dalla stampa russa e dai servizi d’intelligence di Mosca, ha spinto Trump a escluderlo dalle trattative.

Witkoff entra in scena senza incarichi ufficiali

Al suo posto, Trump ha affidato i contatti con il Cremlino a Steve Witkoff, immobiliarista newyorkese e suo collaboratore personale. Witkoff non ha alcuna esperienza diplomatica né una posizione formale all’interno delle istituzioni americane. Tuttavia, gode della fiducia diretta dell’ex presidente e sembra avere piena libertà d’azione nei rapporti con la Russia.

L’ombra dell’oligarca Blavatnik nei suoi affari

A rendere controversa la scelta di Witkoff è il suo socio d’affari, Leonard Blavatnik, miliardario nato a Odessa, naturalizzato americano e britannico, considerato uno degli oligarchi più influenti. Blavatnik è finito nella lista delle sanzioni dell’Ucraina per i suoi rapporti con l’economia russa. Con Witkoff ha gestito operazioni immobiliari per oltre un miliardo di dollari.

Gli affari miliardari costruiti nell’era post-sovietica

Blavatnik ha fatto fortuna negli anni delle privatizzazioni in Russia. Con Mikhail Fridman e Viktor Vekselberg ha acquisito la compagnia petrolifera TNK e, nel 2003, ha siglato una partnership con British Petroleum. L’operazione si è conclusa nel 2013 con la vendita a Rosneft per 56 miliardi di dollari, con l’appoggio politico del Cremlino.

Trump ignora i rischi e tira dritto

Nonostante la posizione ambigua di Blavatnik — che ha definito la guerra “inimmaginabile” senza mai accusare Putin — Trump continua a considerare valido il canale con Mosca tramite Witkoff. Le attività comuni tra i due sono proseguite anche dopo l’inizio della guerra in Ucraina, con un recente investimento da 85 milioni di dollari. Per Trump, nessun problema. O forse, proprio per questo, un vantaggio.

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Il deputato Chiquinho Brazão accusato dell’omicidio di Marielle perde il mandato

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La Camera dei deputati del Brasile ha dichiarato giovedì 24 aprile la perdita del mandato del deputato federale Chiquinho Brazão, uno dei rinviati a giudizio accusati di aver agito come mandante dell’omicidio della consigliera comunale Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes, nel 2018. Lo rende noto Agência Brasil. La decisione è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Camera ed è stata giustificata sulla base dell’articolo della Costituzione che determina la perdita del mandato del parlamentare che “non si presenti in ogni sessione legislativa a un terzo delle sessioni ordinarie della Camera”.

Brazão è stato arrestato nel marzo dello scorso anno ma ha lasciato il carcere all’inizio di aprile di quest’anno dopo che il giudice della Corte suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, ha concesso gli arresti domiciliari all’oramai ex deputato. Nella sua decisione, Moraes ha concordato con il bollettino medico presentato dal carcere di Campo Grande dove era recluso secondo il quale, Brazão ha una “delicata condizione di salute” con “alta possibilità di soffrire un malore improvviso con elevato rischio di morte”.

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Lavrov, Trump ha ragione su direzione Russia-Usa su Ucraina

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“Donald Trump ha ragione ad affermare che Stati Uniti e Russia si stanno muovendo nella giusta direzione per quanto riguarda la risoluzione del conflitto ucraino”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista alla Cbs, riporta la Tass. “Il presidente degli Stati Uniti crede, e ritengo a ragione, che ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Le forze armate russe – ha detto ancora Lavrov – stanno conducendo attacchi in Ucraina solo contro obiettivi militari o siti utilizzati dall’esercito ucraino. Il presidente russo Vladimir Putin lo ha già ribadito in più occasioni”.

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