Ciocche sui pavimenti dei saloni, file davanti alle vetrine e gazebo aperti: l’Italia ha ormai fatto capolino nei negozi, dai parrucchieri e in qualche bar. Ma la ‘fase 2′ di commercianti e artigiani riparte con il freno a mano della crisi economica, tra aumento dei prezzi e difficolta’ organizzative. Se nove magazzini di abbigliamento su dieci ormai hanno gia’ le saracinesche alzate, solo la meta’ dei mercati finora e’ riaperto. Non va meglio al settore della ristorazione, che ricomincia a singhiozzo lasciando a casa per il momento il 40% dei dipendenti. Nel nuovo ciclo post-lockdown si sta comunque “entrando con cauto ottimismo e senso di responsabilita’”, spiega il premier Conte, che prima di arrivare a Palazzo Chigi si e’ fermato di primo mattino a sorseggiare un caffe’ e salutare i negozianti. Ci si rimette in pista a due velocita’ per adesso, almeno osservando i dati della Confcommercio. Da una parte il 90% dei negozi di indumenti che brulicano di clienti pronti a rinnovare i guardaroba stantii della quarantena, soprattutto con intimo, camicie e scarpe. Dall’altra i bar e i ristoranti che per il momento lasciano a casa, in cassa integrazione laddove e’ arrivata, 400mila lavoratori. Anche qui nei locali spuntano i divisori nell’area cassa, quasi nessuno sui tavoli. E c’e’ chi si da’ da fare per ripartire in sicurezza, come i ristoranti sul lungomare di Napoli, pronti alla riapertura di giovedi’, con il distanziamento riduce della meta’ i coperti. I bassi guadagni sono gia’ confermati dalle stime della Coldiretti, che prevede un crollo dell’80% dei consumi in pizzerie, locali, trattorie e agriturismi. Torna a sorridere solo la meta’ degli ambulanti: la percentuale dei mercati riaperti si aggira intorno al 50% – 60% del totale e Roma sembra l’unica grande citta’ ad essere tornata a pieno regime su questo fronte. I mercati periodici sono ancora chiusi in Piemonte, Sicilia e in parte della Lombardia, compresa Milano. In Campania e’ consentita soltanto l’attivita’ di vendita dei prodotti alimentari e nel resto del Paese le aperture sono a macchia di leopardo per le difficolta’ legate all’applicazione delle misure di sicurezza. Nuovi allestimenti anche per negozi di arredamento e di preziosi, che espongono i prodotti rigorosamente sanificati. Fase nuova, prezzi diversi e non piu’ solo per gli alimentari nei supermercati. Lo stop di oltre due mesi ora pesa anche sui listini di diversi bar e parrucchieri, dove il caffe’ e’ arrivato a costare in alcuni casi anche il 53% in piu’ mentre il taglio di capelli e la messa in piega sono aumentati del 25%. “Stiamo ricevendo decine di segnalazioni”, spiega il Codacons. In testa alla classifica dei rincari ci sono i bar, con molti esercenti che hanno ritoccato al rialzo il prezzo di caffe’ e cappuccino: al centro di Milano, dove il prezzo medio di un espresso e’ 1,30 euro, si arriva fino a 2 euro (+53,8%). A Roma (1,10) fino a 1,5 euro (+36,3%). A Firenze (1,40) fino a 1,7 euro (+21,5%). Anche i parrucchieri, in base alle segnalazioni, hanno aumentato i listini, con rincari per shampoo, messa in piega, taglio, e altri trattamenti. In base ai costi medi nelle grandi citta’, il prezzo di un taglio passa da una media 20 a 25 euro (+25%), ma con punte che arrivano al +66%, dove secondo una segnalazione a Milano il taglio donna in un salone e’ passato da 15 a 25 euro. Aldila’ degli effetti collaterali del dopo quarantena, l’economia acciaccata dal Covid spera ora nella spinta dalla stagione estiva. La Sardegna e’ tra le prime regioni ad aver annunciato da subito il via libera alla balneazione. Le spiagge riaprono, ma non i complessi termali, che contestano la “grave disparita’ di trattamento nell’ultimo Dpcm”. Cosi’ come il gruppo nazionale ‘Parchi Gioco e Ludoteche Italia’ lancia l’allarme: il 50% del settore, che muove una forza lavoro di 20mila persone, rischia di non risollevarsi.