A Torino sono state le Idi di marzo a segnare la fine del progetto Thiago Motta. Dopo due pesanti sconfitte, contro Atalanta e Fiorentina, con sette gol subiti in totale, la Juventus ha deciso: l’italo-brasiliano sarà esonerato prima della sfida di sabato contro il Genoa. La società, dopo giorni di riflessioni e confronti, ha optato per chiudere un ciclo breve e mai decollato, evitando di lasciare in panchina un tecnico ormai considerato un “dead man walking”.
Il nuovo corso: Tudor torna in bianconero
Il nome del successore era già sul tavolo: Igor Tudor, 47 anni il prossimo mese, ex difensore bianconero dal 1998 al 2005, è pronto a guidare la squadra. Già viceallenatore di Andrea Pirlo nella stagione 2020/21, Tudor ha raggiunto un accordo con la Juventus fino a giugno, con una clausola che consente al club di svincolarsi prima del Mondiale per clubnegli Stati Uniti, e un’opzione di rinnovo fino al 2026. La permanenza sarà legata a un solo, fondamentale obiettivo: il quarto posto.
La scelta di Cristiano Giuntoli, responsabile dell’area tecnica, è orientata alla prudenza. La priorità è rientrare in Champions, anche per salvaguardare i conti in fase di ristrutturazione. E se i bilanci non si fanno con le emozioni, il favore della tifoseria – che accoglie Tudor quasi come un figlio di casa – è un fattore che non guasta.
Il tramonto del progetto Motta
L’esperienza di Thiago Motta alla Juventus si conclude dunque nel segno di un’illusione mai realizzata. Dopo i successi al Bologna, la Juve aveva puntato su di lui per avviare una rivoluzione tecnica. Ma tra infortuni a catena (da Bremer a Cabal), mancanza di feeling con lo spogliatoio e risultati altalenanti, il progetto si è arenato in fretta. Motta ha portato con sé una filosofia di gioco basata su principi granitici, idee forti, moduli fluidi, ma senza trovare l’efficacia che aveva mostrato in Emilia. Uomo coerente e rigoroso, si è scontrato però con una realtà dove contano soprattutto i risultati. E in bianconero non sono mai davvero arrivati.
Tudor e la sfida della Juve
Ora tocca a Tudor, allenatore dal carattere deciso e dalla proposta di gioco aggressiva, stile “alla Gasperson”. Dopo le esperienze con Verona e Olympique Marsiglia – dove ha conquistato il terzo posto in Ligue 1 infiammando il Velodrome – torna a Torino con un approccio chiaro: «Chi non corre non gioca». Una filosofia che lo ha reso amatissimo dagli ultrà marsigliesi, ben più di altri profili blasonati come De Zerbi.
Tudor non ha mai nascosto il desiderio di sedere sulla panchina bianconera. Ci aveva già provato due anni fa, dopo l’esperienza francese. Ora la Juventus gli concede l’occasione, in un momento cruciale, quando il margine d’errore è ridotto al minimo. Il tempo di salutare ufficialmente Thiago Motta e il nuovo corso potrà cominciare.