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Cronache

John Wayne suprematista, via suo nome da aeroporto

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Che John Wayne fosse un convinto conservatore anticomunista era noto. Meno che credesse nella supremazia bianca e che disprezzasse, oltre ai neri, i gay e i nativi americani. Lo rivela una sua vecchia intervista a Playboy, nel maggio del 1971, riaffiorata ora sull’onda della rimozione dei simboli e monumenti legati al razzismo, come le statue confederate. Il Los Angeles Times l’ha cavalcata per chiedere di togliere il nome del celebre attore dell’aeroporto di Santa Ana, nella Orange County, California, dove l’attore viveva. “Questo non significa necessariamente che e’ impossibile o immorale godersi un western o un film di guerra con John Wayne, e’ una scelta personale. Ma certamente mina ogni giustificazione perche’ il suo nome e la sua immagine adorni una infrastruttura pubblica”, scrive il quotidiano, ricordando che anche la Orange County non e’ piu’ l’ultimo bastione repubblicano nella democratica California dopo le ultime elezioni di Midterm. “Oggi la Orange county e’ una comunita’ economicamente ed etnicamente cosi’ diversa che e’ difficile chiedere ad ogni membro di imbarcarsi in un aeroporto intitolato ad un razzista e omofobo franco”.

Nell’intervista John Wayne, l’icona del macho americano del secolo scorso, protagonista di oltre 150 film, oltre la meta’ dei quali western, afferma di credere “nella supremazia bianca finche’ i neri non saranno educati ad un livello di responsabilita’ ed esperienza”. Nella stessa intervista critico’ i film “pervertiti” come ‘Easy Rider’ e ‘Midnight Cowboy’ (Un uomo da marciapiede). Nessuna solidarieta’, infine, verso i nativi americani, espropriati delle loro terre e vittime di un vero e proprio genocidio: “Fu solo una questione di sopravvivenza. C’era un grande numero di persone che aveva bisogno di nuove terre e gli indiani furono egoisti nel tentare di tenerle per se stessi”, disse. “E’ scorretto giudicare qualcuno sulla base di qualcosa che disse circa 50 anni fa quando non e’ piu’ qui a rispondere”, ha replicato la famiglia dell’attore. Ma, osserva il Los Angeles Times, l’intervista risale al 1971, quando Wayne aveva 64 anni, la rivoluzione dei diritti civili durava da tempo e Martin Luther King Jr. era stato assassinato tre anni prima.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Cronache

Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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Cronache

“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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