Collegati con noi

In Evidenza

Jannik Sinner vola in finale a Pechino dopo la battaglia con De Minaur

Jannik Sinner batte Alex De Minaur 6-3 4-6 6-2 e conquista la finale del torneo di Pechino. L’azzurro sfiderà domani il vincente tra Medvedev e Tien.

Pubblicato

del

Jannik Sinner continua a scrivere la sua stagione da protagonista assoluto del tennis mondiale. L’azzurro, numero 2 del ranking ATP, ha battuto l’australiano Alex De Minaur in tre set (6-3 4-6 6-2) e ha conquistato la finale del China Opensui campi in cemento dell’Olympic Green Tennis Centre di Pechino.

Per Sinner si tratta della 41ª vittoria stagionale (a fronte di sole 5 sconfitte) e della settima finale in otto tornei giocati nel 2025, con l’unico passo falso arrivato a Halle contro Bublik.

Crampi e riscatto: Sinner soffre ma non cede

La semifinale non è stata priva di brividi. L’azzurro ha sofferto di crampi durante il match, cedendo il secondo set al rivale australiano, ma ha saputo reagire con forza e lucidità nel parziale decisivo. Per De Minaur, invece, Sinner resta una vera e propria bestia nera: undici confronti diretti e undici sconfitte.

Le parole del numero 2 al mondo

«Ho provato ad alzare il livello, è stata una partita molto difficile e per questo sono molto soddisfatto», ha dichiarato Sinner dopo il match. «Alex è veloce, ho cercato di rimanere concentrato e non perdere energie mentali. Oggi il servizio è stato un’arma importante. Non avrò una giornata di riposo ma una notte per recuperare, domani starò bene».

La sfida per il titolo

Domani Sinner tornerà in campo per l’ennesima finale della stagione, dove affronterà il vincente della seconda semifinale tra Daniil Medvedev e lo statunitense Learner Tien. «In finale c’è più adrenalina e voglia di essere al meglio, è bello per me avere un altro buon risultato», ha aggiunto l’azzurro, sempre più leader del tennis mondiale.

Advertisement

Esteri

Pentagono, svolta con Hegseth: “Dipartimento della Guerra” e nuove regole per l’esercito Usa

Il segretario alla Difesa Usa Pete Hegseth annuncia la svolta del Pentagono: cambia il nome in “Dipartimento della Guerra” e impone nuove regole all’esercito, tra standard fisici neutri e stop al politicamente corretto.

Pubblicato

del

«Il nostro compito è prepararci alla guerra. E vincerla». Con queste parole Pete Hegseth, segretario alla Difesa dell’amministrazione Trump, ha delineato davanti a centinaia di generali una svolta storica per gli Stati Uniti. Nella base dei Marine di Quantico, in Virginia, il capo del Pentagono ha proclamato la fine dell’“era del Dipartimento della Difesa”, sostituita dall’“era del Dipartimento della Guerra”.

Fine del politicamente corretto

Hegseth ha sottolineato la volontà di superare decenni di pratiche che, a suo dire, avrebbero indebolito l’apparato militare. Stop a uffici dedicati a diversità e inclusione, ai mesi identitari, all’attenzione eccessiva al politicamente corretto. «Chi non condivide questo approccio – ha detto – faccia la cosa più onorevole: si dimetta».

Standard fisici neutri

Tra le novità annunciate figurano nuove direttive sugli standard fisici: le truppe, uomini e donne, dovranno rispettare gli stessi livelli di preparazione, indipendentemente dal genere. Hegseth ha ribadito che non si tratta di escludere le donne, ma di garantire criteri elevati e funzionali al combattimento.

Trump e la politica militare

Poche ore prima dell’incontro, Donald Trump aveva anticipato la linea dura. Il presidente ha ribadito che non esiterà a rimuovere generali non in linea con la sua visione e ha sottolineato il vantaggio tecnologico degli Stati Uniti sulle altre potenze mondiali. «Siamo avanti di 25 anni» ha dichiarato, ricordando anche episodi di deterrenza nei confronti della Russia.

I timori interni

Il raduno di centinaia di ufficiali a Quantico è stato giudicato insolito dagli osservatori. Alcuni esponenti militari, secondo il Washington Post, hanno espresso preoccupazione per la nuova strategia, ritenuta “miope e potenzialmente irrilevante” rispetto alle sfide globali, in particolare quelle provenienti dalla Cina. L’impressione è che la priorità della difesa americana stia virando sulla sicurezza interna e sul controllo dei confini.

Una svolta con effetti globali

Il cambio di passo al Pentagono, con l’abbandono del linguaggio difensivo e il ritorno a un lessico bellico, segna un momento cruciale per la politica militare statunitense. Una trasformazione che potrà avere ricadute sulle alleanze internazionali, sulle relazioni con i rivali e sulla percezione globale del ruolo degli Stati Uniti.

Continua a leggere

In Evidenza

Enrica Bonaccorti rivela di avere un tumore: “Non farò più lo struzzo, ora voglio volare di nuovo con voi”

Enrica Bonaccorti rivela di avere un tumore: “Non farò più lo struzzo, ora voglio volare di nuovo con voi”.

Pubblicato

del

Enrica Bonaccorti ha scelto i social per condividere una notizia che ha colpito fan e colleghi: la conduttrice televisiva ha rivelato di avere un tumore. Lo ha fatto pubblicando una foto che la ritrae in sedia a rotelle ma con il sorriso, accompagnata da un messaggio intenso e personale.

«È da tanto che non ci sentiamo e non ci vediamo – ha scritto –. Sono quattro mesi che mi sono nascosta anche con gli amici più cari, senza rispondere, senza richiamare, come se il mio non esserci facesse scomparire quel che invece c’è. Mi scuso con tutti».

Un silenzio lungo quattro mesi

Bonaccorti ha spiegato di aver vissuto mesi di silenzio e chiusura: «Fino a oggi mi sono bloccata nell’assenza, ma l’avevo sempre detto: se mi succedesse la stessa cosa di Eleonora, non sarei mai capace di affrontarla come lei. E infatti non so cosa dire, tranne che è successa».

La conduttrice, però, ha raccontato di aver ritrovato la forza nel condividere pubblicamente la sua condizione: «Siamo all’inizio, e ora che sono riuscita a dirvelo, mi sento già più forte. Non farò più lo struzzo, ora ho voglia di volare di nuovo insieme a voi».

Solidarietà e affetto

Il post è diventato virale in poche ore, raccogliendo migliaia di messaggi di affetto da parte di fan e personaggi del mondo dello spettacolo. Tanti hanno voluto farle sentire la propria vicinanza, sottolineando il coraggio della sua scelta di parlare apertamente.

Con queste parole, Enrica Bonaccorti ha trasformato un momento difficile in un messaggio di resilienza e speranza, confermando ancora una volta il forte legame con il pubblico che l’ha seguita per tutta la sua carriera.

Continua a leggere

Cronache

Maxi operazione “Pit Bull” nel basso Salento: 17 arresti e 33 indagati

33 indagati, 18 misure cautelari e 17 arresti: smantellata un’organizzazione mafiosa attiva tra Racale, Alliste, Taviano, Melissano e Gallipoli

Pubblicato

del

Un duro colpo è stato inferto questa mattina alla criminalità organizzata del basso Salento. I Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia”, del Nucleo Cinofili di Bari e dell’11° Reggimento “Puglia”, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Lecce su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

Il provvedimento ha colpito 18 persone, di cui 16 tradotte in carcere e una agli arresti domiciliari, su un totale di 33 indagati. A vario titolo, sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, detenzione ai fini di spaccio, lesioni personali aggravate, tentata estorsione, ricettazione e detenzione abusiva di armi, con l’aggravante del metodo mafioso.

Dalle estorsioni al traffico internazionale di droga

L’indagine ha preso avvio nel marzo 2022, quando un 22enne di Taviano fu attirato in un’abitazione con la scusa di un chiarimento, per poi essere brutalmente picchiato e costretto a consegnare denaro legato a un debito di droga. Quello che sembrava un episodio isolato ha rivelato l’esistenza di un’organizzazione criminale radicata nel territorio e capace di gestire un traffico imponente di cocaina, eroina, marijuana e hashish.

L’operazione, denominata “Pit Bull”, prende il nome dai cani da guardia utilizzati da uno dei sodali, che durante un primo intervento aggredirono i Carabinieri, simbolo della ferocia del clan.

Grazie a intercettazioni, pedinamenti e ricognizioni aeree, gli investigatori hanno ricostruito la rete di spaccio, attiva sia nei centri abitati che nelle località turistiche della costa.

Il ruolo del boss Vito Paolo Vacca

Al vertice del gruppo spicca la figura di Vito Paolo Vacca, 31 anni, considerato l’erede naturale del clan Troisi. Nipote dello storico boss Vito Paolo Troisi e figlio di Angelo Salvatore Vacca – ergastolano per omicidio e deceduto lo scorso agosto – il giovane avrebbe assunto il comando dopo la morte del padre.

Emblematica, in questo senso, la cerimonia funebre del genitore: una carrozza dorata trainata da cavalli neri per un rito dal forte valore simbolico, quasi un manifesto di potere mafioso.

Determinante anche il ruolo delle donne della famiglia, sei delle quali raggiunte da misure cautelari. Gestivano lo stoccaggio e lo spaccio della droga, occupandosi di consegne, contabilità e approvvigionamenti. La moglie di Vacca, in particolare, avrebbe preso in mano la direzione operativa durante l’assenza del marito.

I profitti e i sequestri

La droga, chiamata in codice “cento” o “pietre”, veniva nascosta in buste della spesa o cartoni di vino e detersivi per eludere i controlli. Secondo le intercettazioni, un solo investimento da 774 mila euro avrebbe garantito al clan ricavi per oltre due milioni.

Il bilancio dei sequestri parla di 22 kg di cocaina, 10 kg di marijuana, 3,5 kg di eroina e 9 kg di hashish, oltre a beni per un valore di 91.000 euro. Sette le persone finite in manette in flagranza durante i mesi di indagine.

Le accuse e la presunzione di innocenza

Il GIP di Lecce ha ritenuto gravi gli elementi raccolti dagli inquirenti, disponendo le misure cautelari oggi eseguite. È doveroso sottolineare che gli indagati sono, allo stato, soltanto gravemente indiziati: la loro posizione sarà definitivamente accertata solo con una sentenza definitiva, nel pieno rispetto del principio di presunzione di innocenza.

Con l’operazione “Pit Bull”, lo Stato infligge dunque un colpo significativo a una delle più radicate articolazioni criminali della Sacra Corona Unita nel basso Salento, sottraendo al clan il controllo del territorio e un giro d’affari milionario.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto