L’inflazione sempre piu’ alta non ha solo cambiato le abitudini di acquisto degli italiani ma e’ arrivata a toccare anche la spesa cosiddetta incomprimibile, che per definizione non puo’ calare, cioe’ i consumi alimentari. Sono ormai cinque mesi consecutivi che i carrelli si svuotano, e all’orizzonte non si vedono segnali di miglioramento. Secondo l’Istituto italiano di statistica la guerra, i prezzi in rialzo, e la fiducia delle famiglie in continuo calo, peseranno sulle prospettive di crescita dei prossimi mesi, nonostante le imprese restino ancora ottimiste per il momento. I dati diffusi dall’Istat sul commercio al dettaglio di maggio non allarmano all’apparenza: rispetto ad aprile le vendite al dettaglio sono salite dell’1,9% in valore e dell’1,5% in volume. E sono in crescita sia le vendite dei beni non alimentari (+2,4% in valore e +2,0% in volume) sia quelle dei beni alimentari (rispettivamente +1,4% in valore e +0,6% in volume). In particolare sono cresciuti calzature, articoli in cuoio e da viaggio (+15,6%) e abbigliamento e pellicceria (+13,2%), mentre cartoleria, libri, giornali e riviste vedono l’aumento minore (+2,0%). Ma e’ lo stesso Istat a mettere in evidenza un altro dato, preoccupante perche’ segnala ormai un trend che va invertito: su base tendenziale, mentre le vendite dei beni non alimentari salgono sia in volume che in valore, per gli alimentari la variazione positiva riguarda solo il valore. Il volume, infatti, e’ in calo per il quinto mese consecutivo (-2,8% rispetto a maggio 2021). E’ l’effetto del caro-prezzi che si abbatte sulla spesa e Coldiretti ricorda perche’: i beni alimentari sono aumentati in media dell’8,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Dal +68,6% dell’olio di semi al +13,4% dei gelati, dai picchi di burro (+27,7%) e farina (+20,5% ), trainati dagli aumenti del grano che interessano anche la pasta (+18,3%). Salgono anche la margarina (+16,8%), la carne di pollo (+15,1%) e il riso, la cui produzione adesso e’ a rischio per la siccita’. In particolare, sottolinea Confesercenti, il problema si abbatte sui piccoli negozi del comparto, che hanno registrato un crollo in volume delle vendite del -5,6% da inizio anno, mentre volano gli acquisti di cibo low cost nei discount. Secondo l’Istat, la fiducia ormai deteriorata delle famiglie si e’ associata a comportamenti di consumo piu’ prudenti, mentre il mercato del lavoro ha evidenziato i primi segnali di peggioramento (a maggio l’occupazione e’ diminuita dello 0,2%). A giugno, inoltre, l’inflazione ha mostrato una nuova accelerazione, che condizionera’ negativamente le prospettive di crescita per i prossimi mesi, assieme al deterioramento del saldo della bilancia commerciale e dalla caduta della fiducia delle famiglie. Del resto, dallo scenario internazionale non ci si puo’ aspettare un’evoluzione positiva a breve. Per adesso, continua a essere caratterizzato dalla elevata incertezza legata al conflitto tra Russia e Ucraina, da forti pressioni inflazionistiche, trainate dalle quotazioni dei prodotti energetici e dal cambio di intonazione della politica monetaria, spiega l’Istat. In Italia arrivano i primi evidenti riflessi: a maggio, l’indice destagionalizzato della produzione industriale ha interrotto la fase di ripresa che aveva caratterizzato gli ultimi tre mesi, segnando un calo congiunturale (-1,1%) che e’ sintesi di un arretramento piu’ incisivo nella produzione di energia (-3,9%) e di uno piu’ contenuto per i beni di consumo (-0,7%). Incertezza e cautela caratterizzano anche a giugno le aspettative dei consumatori sugli sviluppi dell’inflazione, mentre tra gli imprenditori che producono beni destinati al consumo finale prevalgono i giudizi di un ribasso dei listini di vendita.