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Cronache

Incidenti in montagna, pesante il bilancio: tre morti

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E’ di tre morti il pesante bilancio degli incidenti di montagna del fine settimana: un ragazzo di 14 anni della provincia di Varese e’ deceduto in Svizzera, e due coetanei sono ricoverati in gravi condizioni; mentre due donne sono morte, una in Valle d’Aosta, l’altra in Alto Adige. Il ragazzo era in gita con una comitiva in zona Capanna Scaletta, nel comune di Blenio, nel Canton Ticino. Secondo una prima ricostruzione, e’ caduto mentre camminava su un sentiero, scivolando per circa 100 metri e travolgendo un altro 14enne, che faceva parte dello stesso gruppo, anche lui residente in provincia di Varese. Un coetaneo svizzero, che non faceva parte della comitiva, ha cercato di soccorrere i due ragazzi ed e’ precipitato pure lui. I due giovani feriti sono stati trasportati in elicottero all’ospedale di Lugano, e sono ricoverati in condizioni gravi. Un’escursionista quarantenne, Paola Gallo Balma, di Rivarolo Canavese (Torino) e’ morta in val d’Ayas: e’ precipitata da un costone roccioso nella zona del Corno Bussola, sopra Estoul (Brusson). L’allarme “per mancato rientro” e’ scattato ieri sera e le squadre di soccorso hanno avviato le ricerche. Il corpo e’ stato avvistato e recuperato domenica mattina durante un sorvolo con l’elicottero da parte del Soccorso alpino valdostano. A dare l’allarme ieri sera e’ stato un amico che non l’ha vista ritornare a valle dopo l’escursione sul Corno Bussola: si tratta di una gita non particolarmente impegnativa ma ieri nella zona c’erano le nuvole basse che potrebbero aver reso difficile l’individuazione del sentiero. Nata nel 1982, Paola Gallo Balma era una nota fotografa e aveva vinto numerosi premi. Si era laureata in architettura al Politecnico di Torino. Autodidatta, dopo una serie di progetti e iniziative a livello locale, a novembre 2019 era partita per l’Argentina, viaggiando in Patagonia tra Buenos Aires e Bahia Blanca fino ad arrivare ad Ushuaia. Al ritorno aveva partecipato a numerosi concorsi fotografici con il progetto “Il gaucho Pol” risultando, tra gli altri riconoscimenti, prima classificata al Mifa 2021 categoria portfolio, selezionata al Photofestival di Milano con l’esposizione a Palazzo Pirola e primo premio al 6/o Portfolio sul Po, decima tappa di Portfolio Italia. Negli ultimi due anni, tra uno spostamento e l’altro per lavoro, aveva vissuto in Liguria, alle Cinque Terre. L’altra vittima e’ un’alpinista di 42 anni proveniente dalla Repubblica Ceca che ha perso la vita domenica mattina durante la scalata dell’Ortles. Poco dopo l’alba, la donna stava salendo verso la vetta, che si trova a 3.905 metri di quota, quando nei pressi della Forcella Coston di dentro ha perso l’equilibrio ed e’ precipitata nel vuoto per un centinaio di metri. L’allarme e’ stato lanciato da un compagno di cordata. Sul posto sono intervenuti il soccorso alpino e l’elisoccorso Pelikan, ma l’alpinista aveva riportato ferite gravissime nella caduta, morendo sul colpo.

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Cronache

Meloni, l’incontro Trump-Zelensky è un evento enorme

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Piccoli, e anche “grandi”, passi diplomatici. Verso quella “pace giusta” che continua a invocare per l’Ucraina. E pure per riavvicinare le due sponde dell’Atlantico divise dai dazi. Nella foto del giorno Giorgia Meloni non c’è. Ma quello che conta, come sottolinea lei stessa, è quel fatto “enorme” che si è svolto al riparo dei marmi della basilica di San Pietro. Quel faccia a faccia tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky che hanno “parlato di pace al funerale del Papa della pace”.

Un fatto davvero “storico”, per la premier che con il leader di Kiev si vede poi per quasi un’ora, a Palazzo Chigi. Non una visita di cortesia come quelle dell’amico Viktor Orban e di Keir Starmer, che nello scatto tra le navate con Trump, Zelensky ed Emmanuel Macron invece c’era. Un saluto, un incontro, non certo un “vertice”, dicono dall’esecutivo da cui filtra solo “soddisfazione” per l’esito di una giornata complicata, dal punto di vista logistico quanto da quello geopolitico.

Ma pure la città e la macchina organizzativa e della sicurezza, sottolinea la premier, sono state all’altezza di una giornata che “storica” lo sarebbe stata a prescindere, per l’addio a Francesco. La premier arriva in Vaticano in tailleur e occhialoni neri, con i capelli raccolti in uno chignon basso. E sta “come si deve stare a un funerale, composta”, osserva un ministro. Sul sagrato abbraccia Javier Milei, che poi vedrà per un pranzo informale nel centro di Roma. Ma ha occasione di salutare, tra gli altri, anche la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.

E di scambiare qualche parola con Ursula von der Leyen. Con la presidente della Commissione c’è una consuetudine che è diventata praticamente “quotidiana” questa settimana. Von der Leyen, dopo avere ipotizzato un vero e proprio vertice, ha invece il suo primo contatto diretto con il presidente Usa a margine dei funerali e si accorda per un incontro, altro esito “molto positivo” secondo l’entourage della premier. Era l’obiettivo che Meloni aveva fortemente perseguito nel viaggio a Washington della scorsa settimana. Certo, possibile che a questo punto non sarà Roma la cornice di un prossimo vertice Ue-Usa (complesso da gestire diplomaticamente ammettono anche ai piani alti del governo), ma per la premier, assicura chi le ha parlato, l’importante era facilitare un dialogo che fino a ieri, di fatto, era assente.

Non si è parlato di commerci e tariffe, non sarebbe stato adatto nel contesto dell’addio solenne al Pontefice, continuano a sottolineare i suoi, non è un funerale l’occasione per vertici politici. Diverso, nei ragionamenti che si fanno ai piani alti del governo, è il dialogo Trump-Zelensky per la pace che la premier avrebbe “lavorato” per favorire. La premier potrebbe averne parlato con il presidente Usa, nel breve scambio al termine del funerale, quando hanno percorso insieme il colonnato di San Pietro per lasciare la Basilica.

Ora “ci si attende che anche la Russia dimostri concretamente la propria volontà di perseguire la pace”, insiste Meloni nella nota diffusa da Roma al termine della visita del presidente ucraino. Che la premier abbraccia nel cortile di Palazzo Chigi prima di chiudersi con lui per il bilaterale nello studio al primo piano. Meloni esprime le condoglianze “anche a nome del governo” per i recenti attacchi russi” che hanno colpito anche Kiev, rinnovando la sua “ferma condanna” e sottolineando “l’urgenza di un cessate il fuoco immediato e incondizionato” oltre alla necessità di un “impegno concreto” di Mosca per avviare “un processo di pace”.

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È morto Franceschini, fu fondatore delle Br

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E’ morto Alberto Franceschini, uno dei fondatori assieme a Renato Curcio e Mara Cagol delle Brigate Rosse. Il decesso è avvenuto l’11 aprile scorso ma la notizia è stata diffusa solo oggi. Franceschini aveva 78 anni ed era stato condannato con sentenza definitiva, tra l’altro, per il sequestro del giudice genovese Mario Sossi e per l’omicidio di due sponenti del Msi avvenuta a Padova nel 1974.

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Cronache

I migranti e i poveri accolgono l’ultimo Francesco

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Lo hanno atteso sul sagrato di Santa Maria Maggiore con in mano le rose bianche e gli occhi lucidi di chi ha perso un amico. L’ultimo atto terreno Francesco l’ha voluto riservare a loro, gli ultimi, quelli per cui tanto si è speso durante il pontificato e che oggi gli hanno restituito l’ultimo abbraccio prima della sepoltura. Poveri e bisognosi, migranti e transessuali, i ‘diversi’ che nel Papa venuto dalla “fine del mondo” hanno trovato la speranza. “È sceso dal piedistallo per stare tra le persone”, il commento di una fedele che per tutto il giorno ha atteso il feretro in quella che da oggi sarà la ‘casa’ di Francesco. I più fortunati si sono ritrovati alla basilica dell’Esquilino, come Antonino, che viveva per strada.

“Sono stato anche a Santa Marta” racconta oggi ricordando una frase che Francesco gli disse e che non ha mai dimenticato: “Antonino – furono le parole del Papa – non dire mai che sei stanco: aiuta gli altri fino a che non ti reggerai in piedi”. Molti altri altri hanno presenziato alla cerimonia funebre in piazza San Pietro. Tanti ancora, invece, hanno seguito il funerale in televisione a Palazzo Migliori, la residenza che papa Francesco ha donato ai poveri ed è gestita dalla comunità di Sant’Egidio. Ognuno di loro ha una storia da raccontare legata al Pontefice, la cui immagine compare in una delle foto-ricordo della visita del 2019 nell’edificio a due passi da San Pietro. Giù, in strada, ci sono tutti gli altri, ‘sparsi’ per la città per dare l’ultimo saluto al Santo Padre lungo il corteo che dal Vaticano l’ha portato fino a Santa Maria Maggiore.

“Trent’anni fa per me sarebbe stato impossibile essere qui”, racconta Regina, esponente (“non militante”) della comunità Lgbt+ che davanti a Santa Maria Maggiore mostra un cartello con l’effige del Pontefice in cui chiede una cosa semplice e insieme grande: ‘Santo subito’. Santo perché? “Perché con la santità si fermano, si ‘congelano’ i valori di un personaggio – spiega – la sua santità era nell’essere vicino ai poveri, contro la guerra, e con le persone Lgbt+. Quindi meglio farlo santo subito, il prima possibile”. “Qualcuno dice che per la nostra comunità non ha fatto abbastanza – prosegue Regina – Ma io penso che a volte ‘fare’ non è tanto importante quanto ‘dire’. Saranno altri a ‘fare’, ma Francesco intanto ha seminato la sua vicinanza”.

A dare l’ultimo saluto a Francesco anche migranti ed ex senzatetto, quelli per cui ha fatto realizzare servizi di prima necessità nell’area attorno a San Pietro. La stessa piazza dove oggi, seduti con tutti i Grandi della Terra, c’erano anche rappresentanti dell’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i diritti dei rifugiati, e di Mediterranea, l’ong che salva le vite in mare. Sulla loggia del Maggiordomato, invece, c’era l’argentino Sergio Sánchez, il ‘cartonero’ che nel 2013 papa Francesco, appena eletto, volle alla messa di inizio Pontificato nei posti riservati ai propri familiari. Oggi era in uno dei posti più esclusivi della piazza, a guardare dall’alto i 250 mila fedeli giunti a Roma per salutare il “Papa del popolo”.

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