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Cronache

Inchiesta cyber-spie, le parole di Pazzali: “Fu Fontana a dirmi che ero indagato”

Enrico Pazzali, ex presidente di Fondazione Fiera Milano, ha dichiarato ai pm di aver saputo della sua indagine da Attilio Fontana. Il governatore lombardo non risulta coinvolto nell’inchiesta sulle cyber-spie.

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Emergono nuovi dettagli dall’inchiesta della Procura di Milano sulle presunte cyber-spie e i dossieraggi illegaliattraverso accessi abusivi a banche dati riservate.

Durante un confronto con l’informatico Nunzio Samuele Calamucci, tenutosi due giorni fa davanti ai magistrati della Dda di Milano e della Direzione nazionale antimafia (Dna), l’ex titolare dell’agenzia investigativa Equalize, Enrico Pazzali, ha fornito una versione in parte diversa rispetto alle precedenti dichiarazioni.

Secondo quanto riferito da Il Domani e confermato da fonti qualificate, Pazzali ha sostenuto di aver saputo di essere indagato direttamente dal presidente della Lombardia, Attilio Fontana, il quale, sempre secondo il suo racconto, avrebbe a sua volta appreso la notizia da un avvocato.

Le nuove dichiarazioni ai pm

Il particolare rappresenta un elemento inedito rispetto alle versioni precedenti rese da Pazzali, che in passato non aveva attribuito al governatore lombardo alcun ruolo nella presunta fuga di notizie.

Nel verbale, l’ex presidente di Fondazione Fiera Milano avrebbe anche indicato il nome dell’avvocato da cui Fontana avrebbe saputo dell’indagine, aggiungendo ulteriori dettagli che i magistrati stanno ora verificando.

Fontana non è indagato

Fonti giudiziarie precisano che Attilio Fontana non risulta indagato né coinvolto nell’inchiesta milanese. La Procura, tuttavia, considera rilevante il racconto di Pazzali per ricostruire le dinamiche di eventuali comunicazioni riservate tra gli indagati e soggetti esterni.

Il verbale riassuntivo del confronto non è ancora nella disponibilità dei difensori, ma le dichiarazioni di Pazzali — già oggetto di riscontri e accertamenti — aggiungono un nuovo tassello a un’indagine che si muove lungo il delicato confine tra servizi privati, istituzioni e possibili violazioni della privacy.

L’inchiesta milanese resta aperta, con gli inquirenti concentrati sull’analisi dei rapporti e delle catene di informazioni che avrebbero alimentato il presunto sistema di spionaggio digitale e accessi illeciti.

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Cronache

Nuova indagine su Boccia: ancora interferenze illecite nella vita privata di Gennaro Sangiuliano

Nuova indagine su Maria Rosaria Boccia per diffusione illecita di un audio privato di Sangiuliano. La procura di Roma dispone sequestri e rimozioni. A febbraio il processo per stalking e diffamazione.

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Maria Rosaria Boccia, protagonista dello scandalo che lo scorso anno portò alle dimissioni di Gennaro Sangiuliano dal Ministero della Cultura, è di nuovo indagata. La Procura di Roma le contesta un nuovo episodio di interferenze illecite nella vita privata dell’ex ministro, legato alla diffusione di un audio privato già al centro della prima inchiesta.

Secondo quanto accertato dai magistrati, la registrazione — una conversazione tra Sangiuliano e la moglie — sarebbe stata rilanciata sui social della Boccia e pubblicata dalla testata campana Anteprima24, in concorso con un giornalista, Carlo Tarallo.

Il sequestro e l’indagine della procura

Il gip di Roma ha disposto nei giorni scorsi un sequestro preventivo e la rimozione del file audio dai profili social dell’imprenditrice e dalle pagine del sito. L’operazione, affidata ai Carabinieri, è scattata dopo un esposto dell’ex ministro e giornalista Rai.

Il contenuto della registrazione era già stato oggetto di una sanzione del Garante della Privacy nei confronti del programma “Report”, che ne aveva trasmesso un frammento nel 2023.

Le reazioni: “Mi sequestrano le prove della mia difesa”

Boccia, raggiunta dal provvedimento, ha parlato di “ennesimo atto aggressivo del sistema”:
Mi hanno sequestrato per la seconda volta i messaggi e le registrazioni che Sangiuliano mi autorizzava a fare dopo avermi chiamato con il suo telefono”, ha dichiarato. “Materiale utile alla mia difesa che oggi scotta solo perché l’ex ministro teme la verità”.

Ha poi accusato Sangiuliano di “fare pressioni per continuare a mettermi in cattiva luce”. L’ex ministro, da parte sua, ha fatto sapere di “confidare nella magistratura”.

Dal canto suo, la redazione di Anteprima24 ha chiarito che “l’audio era parte di un servizio di Report andato in onda l’anno scorso” e che il giornalista Tarallonon è mai stato in possesso del frammento trasmesso”. “Sono allibito”, ha commentato Tarallo.

Il processo a febbraio

Per Boccia è fissata al 9 febbraio l’udienza preliminare del procedimento relativo alla prima inchiesta, in cui è accusata di stalking, lesioni, interferenze illecite nella vita privata e diffamazione.

Dopo la chiusura dell’indagine, i pm coordinati dall’aggiunto Giuseppe Cascini hanno chiesto il rinvio a giudizio. Le parti offese sono Sangiuliano, la moglie e l’ex capo di gabinetto del Mic Francesco Gilioli.

Un capitolo del fascicolo riguarda anche presunte false dichiarazioni nel curriculum presentato da Boccia per l’organizzazione di eventi culturali.

Uno scandalo politico-giudiziario ancora aperto

L’intera vicenda ebbe origine dalla denuncia dell’ex ministro, depositata poche settimane dopo la mancata nomina di Boccia come consigliera del Mic e la diffusione di foto e messaggi sui suoi social.

Un caso che, tra inchieste, accuse e dimissioni, continua a intrecciare giustizia, politica e vita privata, lasciando aperti numerosi interrogativi sulla gestione della privacy e sull’uso dei media in vicende di rilevanza pubblica.

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Cronache

Archiviazione per Leonardo Apache La Russa e Tommaso Gilardoni: la gip non esclude la buona fede della ragazza, ma mancano prove di dolo

La gip di Milano archivia l’indagine per violenza sessuale su Leonardo Apache La Russa e Tommaso Gilardoni. La giudice riconosce la credibilità della ragazza, ma esclude prove di dolo. Restano imputati per revenge porn.

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Si chiude con un’archiviazione l’indagine per violenza sessuale che vedeva coinvolti Leonardo Apache La Russa, figlio del presidente del Senato, e l’amico dj Tommaso Gilardoni. La gip di Milano Rossana Mongiardo, accogliendo la richiesta dell’aggiunta Letizia Mannella e della pm Rosaria Stagnaro, ha disposto il proscioglimento dei due, ritenendo che non vi siano elementi sufficienti a dimostrare il dolo.

La giudice, pur riconoscendo la “buona fede e credibilità” della ragazza di 22 anni che aveva denunciato la violenza, ha concluso che non è provato che i due giovani “si fossero avveduti o percepiti” che l’alcol e le sostanze assunte dalla ragazza avessero inciso sulla sua capacità di prestare consenso.

La versione della ragazza e la reazione del legale

La giovane, ex compagna di liceo di La Russa, ha definito la decisione “un provvedimento contro la mia dignità di donna” e ha annunciato di non voler fermarsi, affidando un nuovo mandato a un legale presso la Corte di Bruxelles.

Il suo avvocato, Stefano Benvenuto, ha parlato di “atto contraddittorio e incompleto”, lamentando che molte delle sue contestazioni non abbiano ricevuto risposta circostanziata.

Le motivazioni della gip

Nell’ordinanza, la gip ha evidenziato di aver affrontato la vicenda “con il massimo rispetto per tutte le parti”, sottolineando che la ragazza è apparsa “sincera, turbata e fragile” nel suo racconto. Tuttavia, pur riconoscendo che avesse assunto “quantità significative di alcol e droga”, la giudice ha concluso che non vi sono prove che gli indagati si fossero resi conto della sua incapacità di acconsentire.

I video acquisiti durante le indagini non mostrano una coercizione inequivoca, né consentono di stabilire con certezza se la ragazza avesse partecipato agli atti con piena cognizione di causa.

Restano le accuse di revenge porn

L’indagine per violenza sessuale è chiusa, ma La Russa e Gilardoni restano imputati per revenge porn. L’accusa riguarda due episodi di diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti risalenti alla stessa serata, avvenuta tra il 18 e il 19 maggio 2023 nell’abitazione milanese della famiglia La Russa.

La gip ha definito il comportamento dei due “profondamente superficiale e irrispettoso”, ma non sufficiente a fondare una colpevolezza penale “oltre ogni ragionevole dubbio”.

Una decisione destinata a far discutere, in un caso che intreccia giustizia, morale e diritto alla dignità personale.

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Carlo III revoca i titoli reali al fratello Andrea: “Non sarà più principe”

Re Carlo III ha deciso di revocare tutti i titoli reali al fratello Andrea, travolto dagli scandali legati a Jeffrey Epstein. L’ex principe lascerà anche la residenza di Royal Lodge.

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È una vera messa al bando quella decretata da re Carlo III nei confronti del fratello Andrea, da anni al centro di scandali e polemiche. Il sovrano ha infatti ordinato di avviare il processo formale per la rimozione dei titoli reali del duca di York, incluso quello di principe.

La procedura, che passerà attraverso il vicepremier David Lammy in qualità di Lord Cancelliere, porterà Andrea a perdere ogni titolo onorifico e a essere riconosciuto ufficialmente come Andrew Mountbatten Windsor.

L’esilio da Buckingham Palace

Il comunicato diffuso da Buckingham Palace ha il tono di un editto reale: Andrea, già da tempo escluso da ogni incarico di rappresentanza e privato dei gradi militari, dovrà lasciare la residenza di Royal Lodge, che condivideva con l’ex moglie Sarah Ferguson.

Il trasferimento avverrà in un alloggio privato nella tenuta di Sandringham, nel Norfolk, lontano dai riflettori della Corte. Una scelta che segna la fine del suo ruolo pubblico e la conferma di quanto la sua presenza sia diventata imbarazzante per la monarchia.

Gli scandali e lo spettro di Epstein

La decisione arriva dopo una nuova ondata di rivelazioni legate ai rapporti tra Andrea e Jeffrey Epstein, il finanziere americano condannato per pedofilia.

Nel comunicato ufficiale, Buckingham Palace sottolinea che “le censure sono ritenute necessarie, nonostante egli continui a negare le accuse a suo carico”, ribadendo al contempo la “massima solidarietà del re e della regina Camilla alle vittime e ai sopravvissuti di ogni forma di abuso”.

Il caso Giuffre e le nuove accuse

La posizione del duca di York si è ulteriormente aggravata dopo la pubblicazione postuma delle memorie di Virginia Giuffre, la giovane che lo aveva accusato di abusi quando aveva 17 anni. Nel libro Nobody’s Girl, emergono nuovi dettagli sugli incontri con Andrea, che aveva a suo tempo evitato un processo civile negli Stati Uniti grazie a una transazione extragiudiziale multimilionaria.

Proprio oggi, il gruppo anti-monarchico Republic, guidato da Graham Smith, ha annunciato un’iniziativa legalecontro Andrea per abusi sessuali, corruzione e cattiva condotta in una carica pubblica.

La caduta del “principe reprobo”

Per la monarchia britannica si chiude così un capitolo oscuro. Dopo le glorie giovanili nella guerra delle Falkland, Andrea di York si congeda dalla scena pubblica come un principe cadetto caduto in disgrazia, simbolo delle ombre che continuano a minacciare l’immagine dei Windsor.

La decisione di Carlo III, definita dagli osservatori come “il colpo più duro inflitto a un membro della famiglia reale dai tempi di Diana”, segna la fine definitiva del principe Andrea come figura della Casa Reale d’Inghilterra.

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