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Cronache

Il ritorno di Maurizio Agricola a Napoli, le priorità e le sfide per il nuovo questore

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Maurizio Agricola, il nuovo questore di Napoli, si appresta a fare ritorno nella città partenopea dopo tredici anni. Il suo ritorno alla Questura di via Medina rappresenterà un’emozione intensa per Agricola, che ha lasciato un pezzo del suo cuore in quegli uffici dove ha lavorato in passato. Tuttavia, egli è consapevole che Napoli ha subito numerosi cambiamenti nel corso degli anni, sia positivi che negativi.

Agricola riconosce che l’attuale Napoli è una città vitale e accogliente, ma deve anche affrontare una serie di problemi, tra cui la presenza consistente di criminalità minorile. Questo sarà uno dei punti prioritari che il nuovo questore intende affrontare sin da subito.

Il questore sottolinea la complessità della realtà napoletana, ma riconosce anche i progressi compiuti negli ultimi anni, soprattutto nel settore turistico. Napoli è diventata una meta ambita per i turisti provenienti da tutto il mondo. Tuttavia, rimangono ancora questioni da affrontare legate alla piccola e grande criminalità e all’ordine pubblico. Agricola sottolinea l’importanza di concentrarsi su questi nodi critici e di lavorare duramente per risolverli. Egli si considera fortunato ad avere a disposizione un personale altamente professionale e umano, composto da funzionari e agenti pronti a dedicarsi completamente al proprio lavoro.

Mercoledì prossimo, Agricola farà il suo arrivo a Napoli. La sua ultima visita in città è avvenuta di recente, durante la breve permanenza del nuovo Capo della Polizia, Vittorio Pisani, alla Questura. Agricola e Pisani hanno formato un binomio di successo negli anni in cui hanno lavorato insieme alla Squadra Mobile di Napoli, dimostrandosi due poliziotti di grande valore che hanno ottenuto importanti successi nella lotta alla criminalità organizzata. Lasciò Napoli nel 2010 e torna ora come questore dopo tredici anni.

Agricola riflette sul suo ritorno a Napoli con orgoglio, poiché ha vissuto e lavorato in città per 17 anni, affrontando molte sfide in diverse unità di polizia, compresi i commissariati e la Squadra Mobile nelle sezioni “Narcotici” e “Omicidi”. L’entrata nel suo nuovo ufficio mercoledì proverà sicuramente una grande emozione per lui.

Uno dei principali problemi su cui Agricola intende concentrarsi è l’emergenza dei minori coinvolti in gravi fatti criminali. Il numero di giovani coinvolti sembra essere incontrollabile, e si fa sempre più preoccupante la presenza di armi, che vanno dai coltelli alle armi da fuoco.

Il questore ritiene che questo problema debba essere affrontato su tutti i fronti, poiché è ormai chiaro che non si può affrontare esclusivamente attraverso misure repressive. La prevenzione riveste un ruolo fondamentale e richiede una riflessione approfondita. I fenomeni che generano devianze sono spesso legati a carenze educative, evasione scolastica e alla mancanza di modelli positivi per questi ragazzi. Agricola sottolinea l’importanza di concentrarsi su questi aspetti, intensificando l’impegno della Questura e della Polizia di Stato a Napoli.

Il ritorno di Maurizio Agricola come questore di Napoli rappresenta una nuova fase per affrontare le sfide della città e lavorare per garantire sicurezza e sviluppo. Sarà una sfida impegnativa, ma Agricola è determinato a mettere a frutto la sua esperienza e a fare del suo meglio per il bene della comunità napoletana.

 

 

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Sparatoria in piazza a Monreale, una carneficina: due morti e tre feriti, tutti giovanissimi

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E’ di due morti e tre feriti il bilancio di una sparatoria avvenuta in nottata nella centrale piazza Duomo a Monreale (Palermo). Le vittime hanno 25 anni e 23 anni; i feriti 26 anni, 33 anni e 16 anni. La sparatoria è avvenuta in una piazza affollata, davanti ad almeno un centinaio di testimoni. Secondo una prima ricostruzione tutto sarebbe nato in seguito a una rissa per futili motivi davanti ad una pizzeria. Poi i due gruppi di giovani si sono affrontati in piazza. Uno dei protagonisti dell’aggressione, armato di pistola, ha iniziato a sparare. I feriti sono in gravissime condizioni. Le indagini sono condotte dai carabinieri.

Le vittime della sparatoria sono Salvatore Turdo di 23 anni e Massimo Pirozzo di 26. Sono morti subito dopo essere stati trasportati negli ospedali Ingrassia e Civico del capoluogo. Anche uno dei feriti sarebbe in gravissime condizioni. Davanti agli ospedali si sono presentati numerosi familiari e amici delle vittime, con grida e scene di disperazione.

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Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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La Chiesa alla ricerca di un pacificatore: si apre il pre-Conclave

Nel pre-Conclave dopo la morte di Papa Francesco, i cardinali cercano un candidato pacificatore per superare le divisioni interne. Il nuovo Papa dovrà unire e guidare una Chiesa divisa.

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C’è un cartello immaginario, ma chiarissimo, all’ingresso delle Congregazioni pre-Conclave e della Cappella Sistina: «Cercasi un pacificatore». Dopo la grande partecipazione popolare ai funerali di Papa Francesco, la Chiesa si ritrova ora a dover voltare pagina, raccogliendo l’eredità di Jorge Mario Bergoglio e affrontando divisioni dottrinali e geopolitiche mai sopite.

Il bisogno di superare le contrapposizioni

Tra le fila dei cardinali c’è consapevolezza che riproporre schemi vecchi, come il conflitto tra “bergogliani” e “ratzingeriani”, sarebbe miope. Il nuovo Conclave si svolgerà in un contesto mondiale mutato, segnato dalle tensioni internazionali e dalla crisi dello schema pacifista di Francesco dopo la guerra in Ucraina. Il rischio è che ogni divisione interna colpisca ora direttamente il Collegio cardinalizio, senza più la figura del Papa a fungere da parafulmine.

Verso un candidato di compromesso

I 133 cardinali chiamati al voto, riuniti nelle Congregazioni generali, sembrano ormai consapevoli che difficilmente emergerà un candidato “forte” espressione di una sola corrente. Per evitare uno scontro estenuante, sarà necessario convergere su una figura di equilibrio, capace di pacificare e non di dividere ulteriormente. Anche la vicenda del cardinale Giovanni Angelo Becciu, condannato in primo grado ma il cui diritto al voto non è ancora chiarito, rappresenta un’ulteriore incognita.

L’immagine simbolo della riconciliazione

Emblematica è stata ieri, dentro la Basilica di San Pietro, l’immagine di Donald Trump e Volodymyr Zelensky che hanno parlato seduti uno di fronte all’altro. Un gesto di distensione tra due protagonisti di scontri aspri. Segno che, forse, anche nella Chiesa si può sperare in un Conclave capace di indicare al mondo una strada di unità e di riconciliazione. Papa Francesco, tanto amato quanto criticato, con la sua morte sembra aver lasciato non solo un’eredità da gestire, ma anche una lezione di pace.

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