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Cronache

Il riserbo di Arcuri e l’appalto da 1,2 miliardi ai consorzi cinesi per le maschierine: maxisequestro e otto indagati

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Un “comitato d’affari” pronto a stringere un “lucroso patto (occulto)” con “una pubblica amministrazione”. Una operazione svolta in piena emergenza Covid, nel corso del primo lockdown, da una serie di personaggi che hanno “messo a servizio del buon esito della complessa trattativa la propria specifica competenza, ricevendone tutti un lauto compenso per l’opera di mediazione compiuta”. Accelera l’indagine della Procura di Roma sull’affidamento complessivo di un miliardo e 250 milioni fatto dal Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri a 3 consorzi cinesi per l’acquisto di 800 milioni di mascherine avvenuto attraverso l’intermediazione di alcune imprese italiane. Otto le persone indagate tra cui l’imprenditore Andrea Vincenzo Tommasi, a capo di una della societa’ coinvolte nell’indagine, il giornalista, ora in aspettativa, Mario Benotti, Antonella Appulo, Daniela Guarnieri e Jorge Edisson Solis San Andrea. Nei loro confronti le accuse sono, a secondo delle posizioni, traffico di influenze illecite, riciclaggio, autoriciclaggio e ricettazione. “Risulta evidente che la struttura commissariale e il Commissario Arcuri, estranei alle indagini, sono stati oggetto di illecite strumentalizzazioni da parte degli indagati”, afferma la struttura del commissario Arcuri sottolineando che gli uffici continueranno “a fornire la piu’ ampia collaborazione agli investigatori” e che e’ gia’ stato chiesto ai legali di “valutare la costituzione di parte civile in giudizio per ottenere il risarcimento del danno” in quanto parte offesa”. Oggi sono stati eseguiti due decreti di sequestro preventivo per 69,5 milioni di euro che rappresentano la cifra destinata agli “intermediari” per la conclusione dell’operazione. “Le intercettazioni hanno dimostrato l’esistenza di un accordo tra Andrea Vincenzo Tommasi e quello che quest’ultimo definisce il suo ‘partner nell’affare delle mascherine’, Daniele Guidi, nonche’ tra il duo Tommasi/Benotti e Jorge Solis, per la migliore conclusione dell’affare in discorso. Le conversazioni captate – scrivono i pm nel decreto urgente di sequestro – portano a ritenere che mentre Tommasi e Guidi hanno curato l’aspetto organizzativo e, in particolare, i numerosi voli aerei necessari per convogliare in Italia un quantitativo cosi’ ingente di dispositivi di protezione, compiendo i necessari investimenti, Jorge Solis sia stato in possesso del necessario contatto con la Cina e sia stato conoscitore delle specifiche del prodotto, tali da renderle funzionali all’uso”. Per i pm, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, “allo stato non vi e’ prova che gli atti della struttura commissariale siano stati compiuti dietro elargizione di corrispettivo”. Nel decreto si fa riferimento 1282 contatti telefonici in cinque mesi intercorsi tra Benotti e il commissario straordinario Domenico Arcuri. “L’esame del traffico telefonico tra l’utenza in uso a Benotti e quella in uso ad Arcuri fa riferimento a chiamate – scrivono i pm di Roma nel loro provvedimento urgente – e sms avvenuti nel periodo che va dal gennaio al 6 maggio del 2020, con contatti giornalieri nei mesi di febbraio, marzo ed aprile: a conferma di un’azione di mediazione iniziata ben prima del 10 marzo”. Nel provvedimento si afferma poi che “dal 7 maggio, invece, nessun contatto”. Per chi indaga “e’ significativa la conversazione del 20 ottobre 2020, ore 8.15, che, sul tema Benotti tiene con Daniela Guarnieri, cui confida la sua frustrazione per essersi Arcuri sottratto all’interlocuzione e il timore che cio’ potesse ritenersi sintomatico di una notizia riservata su qualcosa che ‘ci sta per arrivare addosso'”. “Il primo contratto di fornitura e’ stato stipulato il 25 marzo, quando la struttura commissariale ancora non esisteva, almeno ufficialmente; ed e’ sottoscritto dal fornitore cinese il 26 marzo”. Per i magistrati ci sono “alcuni evidenti difetti di conseguenzialita’ cronologica”. Una situazione che da’ “l’idea della informalita’ con la quale si e’ proceduto rispetto ad accordi che devono essere intercorse tra le parti in gioco, prima del 10 marzo e dunque ben prima del lockdown nazionale, dichiarato il 9 marzo. In quel momento nessuna norma consentiva ancora deroghe al codice dei contratti, poiche’ tale liberatoria sarebbe stata prevista soltanto con il decreto Cura Italia”. Ma la difesa di Benotti annuncia “che impugnera’ il provvedimento di sequestro facendone rilevare tutti i profili di infondatezza e illegittimità”.

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Ferito da un colpo di pistola, 14enne in ospedale all’Aquila

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Un ragazzo di 14 anni è finito in ospedale, all’Aquila, dopo essere stato raggiunto da un colpo di pistola. Il giovane ha una ferita da arma da fuoco alla gamba ed è stato sottoposto ad un intervento chirurgico; le sue condizioni non destano preoccupazione. Poco chiara al momento la dinamica dei fatti, che sono avvenuti attorno alle 18 in località Cese di Preturo. Il ragazzo, ricostruiscono i media locali, avrebbe raccontato che, mentre era con degli amici, da un’automobile, sembra un’Audi nera, che li ha affiancati, sarebbe partito un colpo di pistola. E’ stato lo stesso 14enne, una volta tornato a casa, a raccontare quanto accaduto alla madre, che poi lo ha accompagnato in ospedale. Sull’episodio e sulla versione fornita dal ragazzo sono in corso indagini da parte della polizia.

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Blackout ferma anche il tennis a Madrid ma Arnaldi passa

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Anche il torneo di tennis di Madrid si è dovuto arrendere al black out che ha colpito poco dopo le 12.30 di oggi ma l’intera penisola iberica e parte del Sud della Francia. Dopo sole tre partite giocate, il programma è stato sospeso in attesa di un ritorno dell’energia elettrica, lasciando giocatori e pubblico in un limbo fatto di attesa e incertezza, un po’ come in una stazione o in un aeroporto per uno sciopero improvviso. Intorno alle 16.30, gli organizzatori hanno infine deciso di cancellare tutti gli incontri ancora da disputare, nel pomeriggio e in serata, per motivi tecnici e di sicurezza, scombinando i programmi di tante stelle della racchetta già stressate, anche se lautamente ricompensate, dai ritmi infernali del circuito.

Una delle poche eccezioni ha riguardato Matteo Arnaldi. L’azzurro stava portando a casa il secondo set contro il bosniaco Damir Dzumhur quando si sono spenti i tabelloni e tutte le apparecchiature a servizio del match. I due giocatori sono rimasti interdetti e la partita è stata sospesa ma quello che sembrava un inconveniente localizzato alla Caja Magica, sede del torneo, si è rivelato un problema di ben altra dimensione. L’azzurro ha però potuto in qualche modo finire opera, battendo il rivale per 6-3, 6-4 per accedere agli ottavi di finale, ma della sua vittoria non resterà traccia se non nella memoria dei due protagonisti e dello scarso pubblico presente, perchè tutto era andato in tilt. Nel primo set, Arnaldi e Dzumhur hanno faticato mezz’ora per completare i primi sei game, poi l’italiano ha fatto il break per chiudere 6-4.

Nel secondo, Arnaldi non si è fatto distrarre dall’interruzione, guadagnando la sua prima volta agli ottavo in un Masters 1000 e anche qualche ora di riposo in più rispetto al prossimo avversario, che sarà uno tra lo statunitense Tiafoe e il francese Muller. Non è andata altrettanto bene al bulgaro Grigor Dimitrov, che stava avendo la meglio sul britannico Jacob Fearnley: lo stop energetico ha lasciato una telecamera pericolosamente sospesa sul centro del campo, obbligando a sospendere definitivamente l’incontro. Dopo qualche ora di attesa, i giocatori che dovevano scendere in campo hanno avuto la notifica della cancellazione del programma e tra loro ci sono Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti, che domani, si presume, dovranno affrontare rispettivamente il britannico Jack Draper e il greco Stefanos Tsitsipas. Nel torneo Wta 1000 hanno potuto completare la partita la statunitense Coco Gauff, che ha battuto la svizzera Belinda Bencic, e la sua prossima avversaria, la russa Mirra Andreeva, che ha eliminato l’ucraina Yuliia Starodubtseva. Tutto rinviato invece per la n.1 e la n.2 al mondo, la bielorussa Aryna Sabalenka e la polacca Iga Swiatek, che è la campionessa uscente. (ANSA). 2025-04-28T18:10:00+02:00 RI ANSA per CAMERA04 NS055 NS055

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Prete indagato a Bari, su auto tracce di sangue: è indagato per omicidio stradale e omissione di soccorso

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Le tracce presenti sull’auto di don Nicola D’Onghia, il 54enne sacerdote indagato a Bari per omicidio stradale e omissione di soccorso nel caso della morte della 32enne Fabiana Chiarappa, erano di sangue. Lo dimostrano i primi risultati degli accertamenti svolti sulla Fiat Bravo del prete nei giorni successivi all’incidente. Ora, per gli inquirenti, resta intanto da capire se quel sangue sia quello della 32enne, rugbista e soccorritrice del 118, ma soprattutto se il possibile impatto tra la auto del sacerdote e Chiarappa abbia causato la morte della giovane o se questa, invece, sia avvenuta prima.

Secondo quanto ricostruito finora, la sera del 2 aprile Chiarappa era in sella alla sua moto Suzuki sulla provinciale 172 che collega i comuni di Turi e Putignano quando, per cause ancora da chiarire, avrebbe perso il controllo del mezzo e sarebbe finita fuori strada, colpendo anche un muretto a secco. Compito della pm Ileana Ramundo, che coordina le indagini dei carabinieri, è ora quello di capire – anche grazie ai risultati dell’autopsia, il cui deposito è previsto tra oltre un mese – cosa effettivamente abbia causato la morte della 32enne, se lo schianto contro il muretto o il successivo impatto con l’auto.

Il parroco, agli inquirenti, ha raccontato come quella sera, mentre percorreva quella strada, ha avvertito un rumore provenire dal pianale della propria auto (“come se avessi colpito una pietra”) ma di non essersi accorto né della moto né della ragazza, anche a causa del buio. Poco dopo aver sentito il rumore, intorno alle 20.30, si è quindi fermato in una stazione di servizio per controllare eventuali danni all’auto, prima di rimettersi in macchina e tornare verso casa. Il parroco ha detto di aver appreso dell’incidente dalla stampa il giorno dopo e per questo, dopo aver consultato i propri legali (è assistito dagli avvocati Vita Mansueto e Federico Straziota), ha deciso di raccontare il tutto ai carabinieri.

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