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Economia

Il prezzo del gas scende ai livelli pre-guerra, poi da 84 risale fino a 93 euro

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Il prezzo del gas continua a dominare la scena economica globale, mentre in Ucraina continua la guerra da parte della Russia. In Europa, complice la stagione piu’ calda e l’incertezza sul pagamento in rubli delle forniture provenienti da Mosca, il prezzo del metano vede nuovamente i livelli pre-conflitto. Intanto si registrano lievi rialzi da parte delle compagnie su benzina e gasolio in una giornata contraddistinta dal segno negativo sulle principali Borse europee. Sul prezzo del gas pende sempre la spada di Damocle del pagamento delle forniture in rublo. Se da una parte l’Europa ritiene che si violerebbero le sanzioni, dall’altra Mosca ipotizza che il sistema potrebbe scattare a partire dalle forniture di maggio. Con le temperature in miglioramento, il prezzo del gas e’ sceso fino al 12% a 84 euro, il livello piu’ basso dal giorno precedente all’invasione russa in Ucraina, per poi chiudere a 93 euro al Mwh. La flessione del gas europeo arriva all’indomani del forte rialzo negli Stati Uniti dove il prezzo e’ salito sopra gli 8 dollari, ai massimi da 13 anni. L’ultima volta che i prezzi erano stati cosi’ alti risale al 2008, quando gli uragani minacciarono le piattaforme di gas offshore nel Golfo del Messico. Ora a spingere le quotazioni sono la forte domanda dovuta all’aumento delle esportazioni verso l’Europa. Giornata in calo anche per il petrolio che ha toccato i 103 dollari al barile, con le compagnie che fanno piccoli aggiustamenti al rialzo sui prezzi di benzina e gasolio. In particolare nel fine settimana a intervenire sono state IP, Q8 e Tamoil con rincari di 2 centesimi sui due carburanti. Ma in attesa di recepire questi ultimi movimenti il quadro dei prezzi alla pompa risulta poco mosso. In un contesto di estrema incertezza il mercato azionario si mostra molto volatile e quello obbligazionario nervoso. L’indice stoxx 600, che raccoglie le principali societa’ per capitalizzazione del mercato europeo, lascia sul terreno lo 0,77%. In calo Parigi (-0,83%) e Londra (-0,2%), piatte Francoforte (-0,07%) e Madrid (-0,06%). Maglia nera per Milano (-0,96%), dove pesa il pagamento delle cedole da parte di 8 big. Lo spread tra Btp e Bund, intanto, si porta a 163 punti, con il rendimento del decennale italiano che sale al 2,54%, portandosi ai livelli di giugno 2019. In crescita anche i tassi dei Paesi ‘periferici’ con quello spagnolo all’1,84% e quello greco al 2,94%. Non si allenta la morsa sulle materie prime alimentari. Prezzi in rialzo per il frumento, il mais e il riso, mentre cede l’avena. In particolare il frumento ha registrato un rincaro dello 0,89% a 1.129,38 dollari per unita’ contrattuale in staia, il mais sale dello 0,38% a 815,12 dollari e il riso dello 0,54% a 16,640 dollari.

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Nozze Ita-Lufthansa, rischio veto Ue senza modifiche

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Parte una settimana decisiva sul futuro di Ita-Lufthansa. Le due compagnie dovranno presentare all’Antitrust Ue un nuovo pacchetto di impegni con i dovuti miglioramenti per arrivare alle tanto agognate nozze. Le proposte messe sul piatto finora sullo scalo di Milano-Linate, sulle rotte a corto raggio dall’Italia all’Europa centrale e sui collegamenti a lungo raggio da Fiumicino verso Stati Uniti e Canada sono state ritenute insufficienti da Bruxelles. In caso di modifiche, la Commissione europea, impegnata al momento nel market test che si concluderà lunedì, valuterà i nuovi rimedi e la sua decisione potrebbe “consolidarsi” già a inizio giugno. Senza miglioramenti, a quanto si apprende da fonti comunitarie, l’operazione è destinata ad essere bocciata. L’annuncio ufficiale è atteso entro il 4 luglio.

Tra le sue richieste, la Commissione chiede di cedere molti più slot a Milano Linate: il 30%, 60 voli giornalieri, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, e in questo modo la quota di mercato combinata sullo scalo passerebbe dal 66 al 46%. Ita e Lufthansa propongono invece di rilasciare l’11-12% degli slot. La compagnia tedesca dovrebbe, poi, rinunciare ai ricavi che realizza sui voli tra l’Italia e il Nord America. L’idea avanzata dai tedeschi, ossia congelare per due anni l’alleanza con Ita sui lunghi collegamenti da Fiumicino con Usa e Canada non ha convinto la Commissione in quanto Lufthansa detiene già un’ampia quota di mercato attraverso le joint venture formate con United Airlines e Air Canada. Qualche giorno fa il presidente di Ita Airways, Antonino Turicchi, ha sottolineato che “questa è un’operazione a favore del mercato, non compromette la concorrenza”.

E in difesa dell’operazione Italo-Tedesca si è espresso anche l’amministratore delegato di Aeroporti di Roma, Marco Troncone. La fusione “significa molto per il Paese e per l’Europa, nonostante i dubbi che la Commissione solleva”, ha detto il numero uno di Adr, evidenziando come “i profili di concentrazione di questa operazione siano oggettivamente marginali nel contesto del mercato rilevante”. Una eventuale bocciatura dell’operazione Ita-Lufthansa da parte della Commissione europea aprirebbe scenari molto foschi per il futuro della newco, nata dalle ceneri di Alitalia. L’amministratore delegato del gruppo Ryanair, Michael O’Leary, non ha dubbi: senza Lufthansa la compagnia italiana “andrà in bancarotta e scomparirà “.

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Banche, utili record: in tre mesi a 6,3 miliardi

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Il sistema bancario “continua a macinare record”. Numeri in crescita anche nel primo trimestre dell’anno con i primi sette gruppi bancari del Paese (IntesaSanpaolo, Unicredit, Bpm, Mps, Bper, Popolare di Sondrio e Credem) che hanno fatto registrare utili pari a 6,3 miliardi, per un +25,6% sui primi tre mesi del 2023. Lo rileva un report condotto dall’Ufficio studi & ricerche della Fisac-Cgil sui risultati di bilancio dei primi sette gruppi bancari nazionali nel primo trimestre del 2024.

“Dopo i risultati da record per i grandi gruppi bancari nel biennio passato – commenta la segretaria generale della Fisac-Cgil, Susy Esposito – molti si attendevano un rallentamento, complice l’attesa discesa dei tassi di interesse. Il ritardo della Bce a diminuire i tassi di riferimento, e di conseguenza la trasmissione di questo ai tassi attivi praticati dalle banche, insieme alla perdurante politica di scarsa remunerazione dei depositi, ha mantenuto elevato il livello dei ricavi dalla gestione del danaro”. Risultati che, aggiunge, “a fronte di un contenimento sul versante della spesa del personale, nonostante il rinnovo del contratto, così come delle spese amministrative, deve indurre il sistema bancario per intero a investire sull’occupazione e sul radicamento nel territorio”.

Il margine di interesse, si rileva nel report della Fisac-Cgil, sale ancora, per il campione, di quasi il 7% nei primi tre mesi dell’anno rispetto all’analogo periodo del 2023. La dinamica delle commissioni, per quasi tutti i gruppi, ha accelerato (+5,3%) e spesso deriva dalla spinta alla vendita di prodotti assicurativi ma anche da quelle relative all’amministrazione dei titoli. Il prodotto delle due componenti più significative dell’attività caratteristica bancaria ha spinto ulteriormente verso l’alto i ricavi totali (17,8 miliardi di euro per un +9,8%). Sul versante dei costi del personale, che hanno registrato un aumento del +2,5% derivato anche dal rinnovo del contratto Abi, si mantengono mediamente più elevati rispetto allo stesso periodo del 2023 seppur in maniera contenuta, così come le spese amministrative, sottolinea il rapporto della Fisac.

Questa dinamica dimostra, dal lato dei costi per il personale, “la capacità delle banche di agire gestionalmente per mantenere sotto controllo questi ultimi, anche e purtroppo attuando politiche di riduzione degli organici come di mancato turn over”, prosegue il report. Dal lato delle spese amministrative (-0,5%), la previsione di investimenti in nuova tecnologia, spiega inoltre la Fisac-Cgil, come previsto da quasi tutti i piani di impresa, “farebbe pensare ad un incremento di queste ultime anche a scapito della erosione dei margini, fenomeno che non si è ancora verificato. Viceversa il contenimento delle spese, anche attraverso la politica della chiusure delle filiali, a beneficio della redditività a disposizione della distribuzione di utili, può rallentare il processo di innovazione tecnologica, così come confermare la dinamica di riduzione di dipendenti e sportelli”.

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Abi, tasso medio dei conti corrente sale allo 0,59%

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In aprile il tasso medio praticato dalle banche italiane sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) è stato il 3,63%. A marzo 2024 tale tasso era in Italia superiore a quello medio dell’area dell’euro (Italia 3,67%, area dell’euro 3,50%). Rispetto a giugno 2022, quando il tasso era dello 0,29% (ultimo mese prima dei rialzi dei tassi Bce), l’incremento è stato di 334 punti base.

Lo afferma il rapporto mensile dell’Abi. Il rendimento delle nuove emissioni di obbligazioni bancarie a tasso fisso ad aprile 2024 è stato il 3,81%, con un incremento di 250 punti base rispetto a giugno 2022 quando era l’1,31%. In aprile il tasso medio sul totale dei depositi (certificati di deposito, depositi a risparmio e conti correnti), è stato l’1,05% (1,04% nel mese precedente, 0,32% a giugno 2022). Il tasso sui soli depositi in conto corrente è salito allo 0,59% (0,57% nel mese precedente), tenendo presente che il conto corrente “permette di utilizzare una moltitudine di servizi e non ha la funzione di investimento”, conclude l’Abi.

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