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Economia

Il Meccanismo per collegare l’Europa

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Spesso tiriamo in ballo l’ “Europa” per evidenziare le limitazioni, gli stringenti vincoli ed i pesi che derivano dall’adesione al progetto comunitario, anche se nel profondo siamo ormai pienamente consapevoli che tutto il potenziale inespresso della nostra nazione è generato solo dal nostro individualismo esasperato e dalla mancanza di un vero Sistema – Paese. Anzi, non v’è più dubbio alcuno che proprio grazie alle “imposizioni” europee, l’Italia sia stata praticamente costretta a crescere ed ammodernarsi in modo strutturale, e con la UE ci ritagliamo oggi un ruolo internazionale che in mancanza non avremmo potuto più ricoprire.

Il nostro vero nemico da combattere è l’italica burocrazia, che ancora infetta come un cancro la Pubblica Amministrazione e da decenni contribuisce a farci sprecare quelle tantissime opportunità che proprio l’Europa ci offre di contino, come attraverso la possibilità dei finanziamenti comunitari, ossia il ritorno economico della nostra partecipazione contributiva al sovrastato federale. Con atteggiamento assolutamente autolesionistico, rinunciamo ogni anno a miliardi di euro che così se ne ritornano dritti nella capitale belga, e dalla quale vengono poi dirottati verso altri Paesi che, per loro merito e nostro demerito, riescono a realizzare imponenti infrastrutture, dare maggiore solidità alle proprie imprese e soprattutto concretizzare fondamentali obiettivi di innovazione tecnologica, determinanti per favorire il migliore futuro alle loro future generazioni. 

In attesa di realizzare gli obiettivi del “PNRR”, un’occasione eccezionale ed irripetibile, giunta in un momento storico dove la necessità di ripartenza è paragonabile solo all’esigenza dell’ultimo Dopoguerra, tra le varie misure europee sicuramente meritano un ruolo di primo piano quelle di “gestione mediata” attraverso la P.A. nazionale (come Ministeri e Regioni), come ci insegna il dott. Antonio Picone, che attraverso la sua “Master Project”, leader indiscussa nel settore dei finanziamenti pubblici e privati, nel solo biennio di pandemia, quindi a regimi di lavoro ridotti e con mille limitazioni legate al Covid, ha ottenuto dalla UE, per le imprese assistite, oltre duecento milioni di euro, così contribuendo al fiorire o al consolidare di centinaia di realtà locali che oggi rappresentano una nuova e solida base del tessuto economico sia regionale che nazionale. 

Ovviamente molto c’è ancora da fare, anche attraverso le gestioni di finanziamento diretto comunitario, come il caso della misura denominata proprio Meccanismo per Collegare l’Europa (M.C.E. o C.E.F.), tesa appunto ad accelerare gli investimenti per il periodo 2021 – 2027 nel settore delle reti trans-europee (trasporti, energia, digitale) favorendo sinergie sia pubbliche che private.

Quattro dei nove Corridoi TEN-T interessano transfrontalieri l’Italia e sono: il “Corridoio Mediterraneo” che transita nel Nord Italia da Ovest ad Est, congiungendo Torino a Trieste; il “Corridoio Reno” Alpi che passa, tra l’altro, per i valichi di Domodossola e Chiasso e giunge al porto di Genova; il “Corridoio Baltico Adriatico” che collega l’Austria e la Slovenia ai porti del Nord Adriatico di Trieste, Venezia e Ravenna. Il Sud Italia è interessato solo dal Corridoio “Scandinavo-Mediterraneo”, che attraversa longitudinalmente sette nazioni europee: Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Germania, Italia e Malta. Partendo idealmente da Helsinki e transitando in linea retta in direzione Sud, tocca in Italia le maggiori città tra cui: Trento, Verona, Bologna, Firenze, Ancona, Livorno, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Catanzaro, Palermo, per poi proseguire fino a La Valletta (Malta).

Le proposte sono presentate da uno o più Stati membri, anche in sinergia con organismi internazionali ed imprese pubbliche e private. L’entità del contributo varia in relazione all’asse e al tipo di misura, con possibilità di ricorso al fondo perduto e a finanziamenti super agevolati. Le risorse finanziarie disponibili ammontano a circa trentaquattro miliardi di euro e sono così suddivise: Trasporti: 25.807.000.000 di euro; Energia: 5.838.000.000 di euro, di cui almeno il 15 % per progetti transfrontalieri nel settore dell’energia rinnovabile; Digitale: 2.065.000.000 di euro.

Mai come in questo momento non possiamo non cogliere queste straordinarie opportunità che l’Unione Europea ci offre, affinché si possa superare al meglio la più grave crisi economica e sociale che si sia mai abbattuta sul nostro Continente negli ultimi settanta anni. Ancora una volta il nostro destino dipenderà in larga parte dalla capacità di programmazione ed azione che saremo in grado di mettere in campo. Non ci mancano certo le qualità e le competenze, ma di certo dovremo lavorare sull’organizzazione e sulla cooperazione sistematica e non sulle solite avventure solitarie, perché il futuro non ci può più attendere.

 

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Economia

Istat: lavoro in frenata a marzo, disoccupazione giovanile al 19%

A marzo l’occupazione cala di 16mila unità e la disoccupazione giovanile sale al 19%. Boom di contratti stabili, ma donne e under35 restano indietro.

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Frena il mercato del lavoro a marzo 2025: secondo i dati diffusi dall’Istat, si registra una riduzione mensile degli occupati di 16mila unità (-0,1%), una flessione che colpisce soprattutto le donne e i giovani sotto i 35 anni. Crescono invece gli occupati tra gli over35, gli uomini e i lavoratori a tempo indeterminato. Il tasso di occupazione resta stabile al 63%, lo stesso livello record di febbraio, mentre la disoccupazione torna a salire, al 6%, con un’impennata tra i giovani (15-24 anni), che toccano il 19% (+1,6 punti percentuali).

Più persone in cerca di lavoro, ma anche più posti stabili

Nonostante il rallentamento, il bilancio annuo resta positivo: rispetto a marzo 2024, ci sono 450mila occupati in più (+1,9%). A trainare l’occupazione sono soprattutto i lavori stabili: +673mila dipendenti permanenti in un anno, contro una flessione di 269mila contratti a termine. Crescono anche gli autonomi (+47mila). Il lieve aumento della disoccupazione è accompagnato da un calo degli inattivi, segno che più persone tornano a cercare lavoro.

Sindacati in allerta: donne e giovani ancora penalizzati

I dati riaccendono il dibattito politico all’indomani del Primo Maggio. Se da un lato il governo rivendica la crescita dell’occupazione – un milione di posti in più nei due anni e mezzo di governo Meloni –, dall’altro i sindacati sottolineano la persistente fragilità di donne e giovani nel mercato del lavoro. Ivana Veronese (Uil) denuncia il basso tasso di occupazione femminile: «Troppe donne inattive e scoraggiate, costrette a lasciare il lavoro dopo la maternità».

Sicurezza sul lavoro: confronto in arrivo a Palazzo Chigi

Altro tema centrale resta quello della sicurezza nei luoghi di lavoro, con i sindacati che tornano a chiedere maggiori controlli, formazione e prevenzione, ricordando le recenti tragedie come quella di Luana D’Orazio e i cinque operai morti a Casteldaccia. Il governo ha stanziato 650 milioni per la sicurezza e ha convocato le parti sociali per l’8 maggio a Palazzo Chigi. Cisl e Uil vedono l’incontro come un’apertura, ma Maurizio Landini (Cgil) avverte: «Senza risposte sarà mobilitazione».

Calderone: «Patente a crediti anche oltre l’edilizia»

Sul fronte normativo, la ministra del Lavoro Marina Calderone ha confermato l’obiettivo di estendere la patente a crediti – attualmente prevista per il settore edile – anche ad altri comparti produttivi, come misura di contrasto agli incidenti sul lavoro.

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S&P taglia il Pil, ‘choc dai dazi’. In Italia +0,5%

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Il pessimismo innescato dall’annuncio dei dazi Usa non accenna a scemare. Dopo Fitch anche Standard&Poor’s rivede al ribasso le stime di crescita del Pil mondiale, che il Fondo Monetario Internazionale ha già tagliato. E’ “uno shock al sistema” secondo S&P, che si abbatterà “sicuramente” sull’economia reale, anche se “resta da capire in quale misura”. Per l’Italia la sforbiciata è di 0,1 punti, che frenerà la crescita 2025 a 0,5%. Per ora, però, paradossalmente l’annuncio ha provocato l’effetto opposto a quello auspicato da Trump: l’Istat segnala per l’Italia una “forte crescita” dell’export verso gli Usa a marzo, schizzato al +41,2% grazie soprattutto alla vendita di mezzi navali. Il nuovo round di misure protezionistiche ha spinto Standard & Poor’s a rivedere al ribasso le previsioni di crescita per quasi tutte le principali economie mondiali.

A pesare, secondo l’agenzia, è l’effetto combinato tra i nuovi dazi, le ritorsioni dei partner commerciali, le concessioni in corso e l’instabilità che tutto ciò sta generando sui mercati. “I rischi per lo scenario di base restano fortemente orientati al ribasso”, si legge nel rapporto. Il Pil globale viene così limato al 2,7% per il 2025 (-0,3 punti) e al 2,6% per il 2026 (-0,4). Negli Stati Uniti il rallentamento è marcato: 1,5% nel 2025 (-0,5) e 1,7% nel 2026. Male anche l’Eurozona, che si ferma allo 0,8% nel 2025 (-0,1) e all’1,2% nel 2026. L’Italia limita i danni con un taglio contenuto di 0,1 punti per il 2025, riducendo la crescita attesa allo 0,5%. Salirà allo 0,8% nel 2026 e allo 0,9% nel 2027. Per ora le tensioni sul fronte del commercio globale non hanno toccato l’export italiano extra Ue, che a marzo è salito del 2,9% sul mese e del 7,5% sull’anno. E tutto grazie alle vendite “ad elevato impatto” di mezzi di navigazione marittima verso gli Stati Uniti.

Al netto di queste, in realtà, ci sarebbe stata una flessione congiunturale pari a -1,6%. Anche la Banca centrale europea, nel suo bollettino di aprile, fotografa un’Eurozona sotto pressione. “Le prospettive sono offuscate da eccezionale incertezza” che “comporta notevoli rischi al ribasso”, avvertono gli economisti di Francoforte. Le imprese esportatrici si trovano ad affrontare nuove barriere, crescono le tensioni nei mercati finanziari, che hanno subito “la più drastica ridefinizione” dalla pandemia e anche i consumatori iniziano a mostrare segni di cautela. Nonostante tutto, nel primo trimestre 2025 il Pil dell’area euro è cresciuto, ma le stime per il secondo trimestre si fanno più fosche.

Gli indici Pmi, che rilevano le aspettative delle imprese, a marzo sono in calo, seppur ancora sopra la media di lungo periodo. E nel manifatturiero, l’indice dei nuovi ordinativi resta sotto quota 50, segno di un settore ancora in contrazione. “Molto incerte”, secondo la Bce, anche le prospettive dell’inflazione, che dai dazi potrebbero ricevere spinte tanto al rialzo (se l’impennata dei prezzi fosse ad ampio spettro) quanto al ribasso (se i prezzi elevati abbattessero i consumi). Nel frattempo, però, ad aprile resta stabile al 2,2% nell’Eurozona e al 2,1% in Italia. Lo shock dei dazi, insomma, inizia a farsi sentire, ma gli effetti pieni sull’economia reale restano ancora da misurare.

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Economia

Borsa della Spesa, il caldo anticipa le produzioni estive

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Il caldo anticipa le produzioni estive, con il prezzo dei meloni retati siciliani “in veloce calo (-7,3% in una settimana) “poiché aumenta la produzione ma la domanda rimane ancora bassa”. A segnalarlo è La Borsa della Spesa, servizio settimanale di Borsa Merci telematica italiana (Bmti) e Italmercati, con il supporto di Consumerismo No Profit. Tra la frutta, rilevano inoltre gli analisti, le fragole sono nel pieno della loro produzione e i loro prezzi all’ingrosso, prosegue la nota, “sono stabili e vanno da 3,00 euro/Kg per le produzioni campane, siciliane e calabresi fino a 4,50 euro/kg per le produzioni lucane, di qualità maggiore.

In questa settimana è anche possibile acquistare gli ultimi kiwi italiani, venduti all’ingrosso intorno a 2,70 euro/kg. Tra gli ortaggi, le fave hanno raggiunto il picco della loro produzione e presentano prezzi all’ingrosso regolari, intorno a 1,50 euro/kg, grazie all’abbondanza della loro produzione. Molto richiesti anche i piselli, i cui prezzi all’ingrosso sono scesi questa settimana al di sotto di 3,00 euro/Kg. confermandosi mediamente intorno a 2,70 euro/kg.

I prezzi all’ingrosso degli asparagi oscillano da 3,50 a 4,50 euro/kg, in calo del 12,2% rispetto alla settimana precedente grazie all’aumento della produzione, soprattutto in Campania e in Puglia. Per i carciofi i prezzi all’ingrosso vanno da 0,30 a 0,70 euro al pezzo, a seconda della varietà. Nel settore ittico, abbondano le seppie, nel pieno della loro stagione e con prezzi che vanno da 10,00 a 15,00 euro/kg. Nel comparto carni si registrano prezzi in calo per i tagli anteriori di vitellone, che vanno da 6,55 a 6,65 euro/kg.

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