Questo pezzo è un atto d’amore, quello di Daniela Di Fiore, brava giornalista e grande insegnante, verso Martina, una ragazzina che non c’è più, portata via da quella che in tanti chiamano una “brutta malattia” e che senza tanti giri di parole è un maledetto cancro. Ed è anche la storia di un sogno, quello di un’ adolescente che in un letto d’ospedale vuole scrivere un libro, ne immagina persino lo schema preciso e chiede alla sua prof di aiutarla a realizzarlo. Con qualcosa in più: la prefazione di Maurizio Costanzo che, contattato, legge il libro, si emoziona e scrive. Adesso non ci sono più. Martina e Maurizio e a noi piace pensare che lassù stanno penando al prossimo libro e guarderanno la presentazione di ‘Martina. La lotta coraggiosa di una guerriera sorridente’. J.
Venerdì 15 marzo alle ore 18.30, presso l’Aula consiliare del Comune di Mariglianella, si terrà la presentazione del libro di Martina Ciliberti “Martina. La lotta coraggiosa di una guerriera sorridente” (Infinito edizioni). Alla presentazione del libro parteciperanno il sindaco del comune di Mariglianella Arcangelo Russo, il consigliere comunale Giovanni Corbisiero e l’autrice Stella Cilberti. Modererà l’incontro Antonella Laudisi, vice redattore capo de “Il Mattino”. L’attrice Francesca Montuori, il poeta Elio Parascandolo ed il musicista Roberto Spera leggeranno le pagine più toccanti del libro, per descrivere nella maniera più autentica Martina.
Martina è stata una mia alunna e questo libro nasce proprio da un suo progetto. Scriverla, per me, è stato un obbligo morale. Un dovere. Perché è stata una promessa. Una promessa fatta ad una ragazzina di 17 anni e, nel caso di Martina, la promessa andava mantenuta anche se è stata dura, anche se ogni pensiero, ogni ricordo, ogni parola che ho scritto è stato un pugno in pieno viso. Perché Martina non c’è più. E se da una parte non avrei mai voluto raccontare la sua storia con un finale così tragico, dall’altra sono consapevole che andava scritta non solo perché glielo avevo promesso, ma soprattutto perché, in fondo in fondo, questa storia va raccontata. Perché è una storia che insegna tanto. Perché il messaggio che Martina ha lasciato è un messaggio di amore, di coraggio e di forza. È un messaggio di altruismo e generosità. Un messaggio urlato in faccia (come era nel suo stile) ai ragazzi della sua età sull’importanza dello studio, quello serio, che serve a crearsi un futuro. Lei che studiava in un letto di ospedale, un giorno mi disse “Prof, noi meritiamo un’istruzione come gli altri che vanno a scuola. Questo lo scriverò nel libro”.
Quello di scrivere un libro era il grande sogno di Martina. E quindi aveva incominciato a farlo. Perché tutto quello che Martina voleva fare avrebbe potuto farlo. Perché era tenace, coraggiosa, volitiva. Mi confessò questo suo sogno nel cassetto, un giorno, nel suo lettino d’ospedale con la chemio che le scorreva nelle vene. Mi disse anche che noi due, insieme, dovevamo raccontare la sua storia sotto forma di dialogo tra una alunna e la sua insegnante. Mi descrisse tutte le tappe da raccontare nel libro: l’incontro tra di noi il giorno del suo primo ricovero, le tappe della sua malattia, l’autotrapianto, la guarigione. Aveva addirittura scelto il titolo “Prof come titolo mi piacerebbe “La lotta di una guerriera sorridente”. Aveva anche disegnato la copertina. Un leone perché, in quel momento, lei si sentiva tale. Martina era un inno alla vita. Ecco perché la promessa andava mantenuta. Le avevo promesso, quel giorno, in quella stanza di ospedale, mentre la chemio che le scorreva nel braccio, che il libro lo avremmo scritto. E vederla così entusiasta, così emozionata e così impaziente di scriverlo mi fece capire che anche questo progetto poteva essere una cura per lei. Mi disse anche che sarebbe stato un onore per lei che la prefazione del libro la scrivesse il “dottor Costanzo”. Così contattai il mio amico giornalista Gabriele Manzo, che ha anche scritto l’introduzione al libro, che mi accompagnò nello studio in Prati di Maurizio Costanzo. Costanzo mi ascoltò attentamente per 10 minuti e mi disse che era lui ad essere onorato di scrivere la prefazione per un libro così intenso ed importante e di realizzare il sogno di Martina.
Nella prefazione Maurizio Costanzo scrive : “Ho letto questo libro tutto d’un fiato. Non poteva essere altrimenti quando, sin dalle prime pagine, mi sono accorto che si trattava di un racconto di emozioni e di voglia di farcela. Come un pugno in pieno viso, è subito svelato il vero protagonista di questo racconto: il tumore. Ed ecco il paradosso, due adolescenti, nel pieno della loro vita scoprono di essersi ammalate e di dover mettere tutto ciò che avevano in programma, in una sorta di bolla sospesa. Sogni, progetti, desideri, tutto da rimandare. Ora c’è qualcosa di più importante da fare: lottare per riconquistare la propria vita. E’ strabiliante scoprire come i ragazzi, dai quali ci si aspetta fragilità, vulnerabilità, siano capaci di insegnare a noi adulti, cosa sia il senso del vivere. Nei loro sogni non ci sono grandi imprese ma solo la forte speranza che le passeggiate con gli amici, le risate con i compagni di scuola, l’addormentarsi nel proprio letto, un giorno, ritorneranno a far parte delle loro giornate. La malattia di un adolescente è un dolore grandissimo e anche fortemente ingiusto perché anche se è duro accettarlo, a volte, per guarire non basta volerlo. È stato emozionante leggere la voglia e la determinazione di voler essere loro i più forti e il portar avanti la loro lotta, giorno dopo giorno, con dignità senza dare alcuno spazio alla commiserazione o alla pietà ma solo alla speranza che nel loro domani, le corsie degli ospedali saranno solo un ricordo”.
Dedicata a Martina dalla Fondazione Thun
La postfazione del libro è stata scritta da Benilde Naso Mauri, Presidente dell’AGOP Onlus, Associazione genitori oncologia pediatrica, un’associazione di rilevanza nazionale che si prende cura dei giovani malati di tumore e delle loro famiglia (www.agoponlus.it). Martina aveva un rapporto speciale anche con questa associazione, era una delle loro mascotte. A Martina non si poteva non volerle bene, bastava un suo sorriso e riusciva a farti fare qualunque cosa volesse. Dovevamo fare tante cose io e Martina una volta che lei fosse uscita dall’ospedale. Lo shopping nel negozio di una delle mie più care amiche per acquistare insieme il vestito per i suoi 18 anni, una gita a Napoli per vedere una partita del Napoli (di cui era tifosissima) allo stadio, un giro in macchina per le vie del centro a Roma con mio marito che le doveva fare da autista. Nessuna di queste promesse è stata mantenuta. La malattia non le ha dato scampo. Il cancro non lo ha concesso. E anche il libro era rimasto a metà. Ma una promessa è una promessa. E così la terza parte del libro è stata scritta da Stella, la sorella di Martina, che, come mamma Michela, ha condiviso con lei l’isolamento, il trapianto, e l’ultima fase della sua vita. Martina ha fatto un vero miracolo. Ha unito persone sconosciute, ha rafforzato legami di affetto, perché lei era puro amore. Un grande cuore, che non ha retto perché il mostro maledetto, alla fine, l’ha trascinata via con sé. Non doveva andare così. Il mondo ha perso una grande persona. E poi, nessuna promessa è stata mantenuta, è vero. Ma una cosa è certa. La promessa del libro, del suo libro, non potevo non mantenerla. “Prof sto scrivendo. Sta venendo una bella cosa. A volte però mi viene l’ansia che non vada bene ciò che scrivo, anche se a me piace. Sembra che stia prendendo forma tutto. Sono emozionata”. Ed è nel preciso istante in cui ho riletto questo suo messaggio mi sono convinta, sempre di più, che glielo dovevo.
Stop all’automatismo che impone la sospensione della responsabilità genitoriale per i genitori condannati per maltrattamenti in famiglia. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza n. 55 del 2025, dichiarando illegittimo l’articolo 34, secondo comma, del Codice penale nella parte in cui non consente al giudice di valutare in concreto l’interesse del minore.
Una norma rigida che non tutela sempre i figli
L’automatismo previsto dalla norma, secondo cui alla condanna per maltrattamenti in famiglia (articolo 572 c.p.) segue obbligatoriamente la sospensione della responsabilità genitoriale per il doppio della pena, è stato giudicato irragionevole e incostituzionale. Secondo la Consulta, la previsione esclude qualsiasi valutazione caso per caso e impedisce al giudice di verificare se la sospensione sia effettivamente nell’interesse del minore, come invece richiedono gli articoli 2, 3 e 30 della Costituzione.
Il caso sollevato dal Tribunale di Siena
A sollevare la questione è stato il Tribunale di Siena, che aveva riconosciuto la responsabilità penale di due genitori per maltrattamenti nei confronti dei figli minori, ma riteneva inadeguato applicare in automatico la sospensione della responsabilità genitoriale. Il giudice toscano ha evidenziato la possibilità concreta che, in presenza di una riconciliazione familiare e di un miglioramento del contesto domestico, la sospensione potesse arrecare un danno ulteriore ai minori.
Il principio: al centro l’interesse del minore
La Corte ha ribadito che la tutela dell’interesse del minore non può essere affidata a presunzioni assolute, bensì deve derivare da una valutazione specifica del contesto familiare e della reale efficacia protettiva della misura. Il giudice penale deve dunque essere libero di stabilire, caso per caso, se la sospensione della responsabilità genitoriale sia davvero la scelta più idonea alla protezione del figlio.
La continuità con la giurisprudenza
La decisione si inserisce nel solco della sentenza n. 102 del 2020, con cui la Consulta aveva già bocciato l’automatismo previsto per i genitori condannati per sottrazione internazionale di minore. In entrambi i casi, si riafferma il principio secondo cui le misure che incidono sulla genitorialità devono essere coerenti con i valori costituzionali e orientate alla tutela concreta del minore.
Il mondo della cultura piange la scomparsa di Mario Vargas Llosa (foto in evidenza di Imagoeconomica), uno dei più grandi romanzieri del Novecento e premio Nobel per la Letteratura nel 2010. Lo scrittore peruviano si è spento oggi, domenica, a Lima all’età di 89 anni, circondato dalla sua famiglia, come ha comunicato suo figlio Álvaro attraverso un messaggio pubblicato sul suo account ufficiale di X.
«Con profondo dolore, rendiamo pubblico che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è morto oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia e in pace».
Una vita tra letteratura e impegno
Nato ad Arequipa il 28 marzo del 1936, Vargas Llosa è stato tra i più influenti autori della narrativa ispanoamericana contemporanea. Oltre ai riconoscimenti letterari internazionali, ha vissuto una vita profondamente segnata anche dall’impegno civile e politico.
Con la sua scrittura tagliente e lucida, ha raccontato le contraddizioni della società peruviana e latinoamericana, esplorando con coraggio e passione temi di potere, ingiustizia e libertà.
I capolavori che hanno segnato la sua carriera
Autore di romanzi fondamentali come “La città e i cani” (1963), durissima denuncia del sistema militare peruviano, e “La casa verde” (1966), Vargas Llosa ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura del Novecento. La sua vasta produzione comprende anche saggi, articoli e testi teatrali.
Un addio in forma privata
Come reso noto dalla famiglia, i funerali saranno celebrati in forma privata e, nel rispetto della volontà dell’autore, le sue spoglie saranno cremate. Un addio sobrio, coerente con la riservatezza che ha spesso contraddistinto l’uomo dietro lo scrittore.
Cinque giovani talenti campani delle scuole superiori rappresenteranno l’Italia all’International Young Physicists’ Tournament (IYPT) 2025, la più prestigiosa competizione mondiale di fisica per studenti delle scuole superiori, che si svolgerà dal 29 giugno al 6 luglio a Lund, in Svezia.
Dopo una severa selezione nazionale, articolata in prove pratiche e orali, sono stati scelti cinque studenti, tutti provenienti da istituti superiori della Campania: il Liceo Mercalli di Napoli e il Liceo Buchner di Ischia. Una vittoria che premia la qualità della formazione scientifica nelle scuole del Sud e conferma il livello di eccellenza raggiunto dalla regione in campo scientifico.
Tra i protagonisti Pierluigi Trani, talento di Ischia
Tra i cinque campioni c’è Pierluigi Trani, studente del terzo anno del Liceo Scientifico Buchner di Ischia, attualmente a Salonicco, in Grecia, per partecipare a un torneo amichevole di preparazione con altri cinque Paesi del sud Europa. Trani si è classificato tra i primi quattro nella fase provinciale dei Campionati di Fisica 2025 a Napoli, risultando l’unico studente ischitano tra i primi dieci. Inoltre, si è distinto a livello nazionale arrivando terzo alle Olimpiadi di Statistica nella sua fascia d’età.
Il giovane fisico non ha intenzione di fermarsi qui: dopo l’esperienza mondiale in Svezia, proseguirà i suoi studi in un prestigioso college londinese, pronto ad accoglierlo per coltivare il suo brillante futuro accademico.
Un team guidato da due docenti campani
A guidare la squadra italiana saranno Gianmarco Sasso e Raffaele Campanile, entrambi docenti del Liceo Buchner di Ischia. I due insegnanti hanno seguito tutte le fasi della selezione e accompagnano i ragazzi nella preparazione per la competizione internazionale. L’IYPT è un torneo con una lunga storia: esiste da 38 anni, ma l’Italia partecipa ufficialmente solo dal 2024, grazie al sostegno dell’associazione “Scienza e Scuola”, con sede nel Meridione. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) ancora non riconosce formalmente la competizione, ma l’entusiasmo e la determinazione di studenti e docenti colmano ogni lacuna istituzionale.
La fisica come passione e riscatto territoriale
L’affermazione della Campania all’IYPT è un segnale forte: il talento scientifico non conosce confini geografici, e può emergere anche in territori spesso penalizzati da scarse risorse e riconoscimenti. I cinque ragazzi selezionati, con il sostegno dei loro docenti e di una rete associativa motivata, porteranno in alto il nome dell’Italia e del Sud Europa, confrontandosi con delegazioni di ben 39 nazioni.
Dal cuore del Sud, un segnale di speranza, competenza e futuro.