Appena prima della sosta estiva, oppure a stretto giro della ripresa dei lavori a settembre: un calendario preciso non c’è ma, a sentire fonti di governo, non si annunciano lunghi i tempi per varare il disegno di legge (semplice, non costituzionale, viene spiegato) per la separazione delle carriere. “Non c’è nulla contro i magistrati, è un modo per avere un processo giusto e per innalzare il ruolo giudicante, perché possa essere davvero al di sopra delle parti”, assicura Antonio Tajani. Due concetti rilanciati nei giorni scorsi da Giorgia Meloni e condivisi all’interno della maggioranza e dell’esecutivo. Ciò su cui ci sono letture diverse, invece, è l’idea del ministro della Giustizia Carlo Nordio di rivedere il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Palazzo Chigi ha chiarito la sua posizione con il sottosegretario Alfredo Mantovano giovedì: “Modificare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non è un tema in discussione”.
Ai piani alti del governo si sottolinea che non è un obiettivo del programma di governo e la polemica nasce da considerazioni “inutili, a maggior ragione a ridosso dell’anniversario dell’uccisione di Paolo Borsellino”, il 19 luglio. Mentre Forza Italia invece ha sottoscritto le parole del ministro Nordio, non tutti la pensano alla stessa maniera in FdI, il partito del Guardasigilli. Il ministro della Difesa Guido Crosetto esprime solidarietà a Nordio, “perché si trova stretto nella morsa tra chi vuole mantenere il potere di utilizzare la ‘giustizia’ come uno strumento di lotta politica e chi ha paura di sfidare l’ingiustizia facendo una scelta giusta, perché teme ‘ritorsioni'”. Quanto basta a Enrico Costa di Azione, per un tweet provocatorio: “FdI segue Nordio o lo frena a seconda delle convenienze. Ci sono i casi Santanchè e Delmastro? Via libera a Nordio. Torna il sereno con Anm? Stop a Nordio. Anche questo è uso strumentale della Giustizia”. Dalle opposizioni arrivano nuovi attacchi. “Risparmiateci il 19 luglio le vostre parole vuote se seguono fatti che vanno in direzione contraria”, dice Elly Schlein.
Per il M5s, “sulla giustizia il governo ha veramente superato ogni limite di decenza” e Nordio “inonda il Paese di annunci e intenti che si traducono in durissimi colpi ai pilastri del controllo di legalità”. Matteo Renzi aspetta il centrodestra al varco: “La vera separazione delle carriere che serve non è tra Pm e giudici ma tra giudici bravi e giudici incapaci – dice il leader di Iv -. In Commissione Giustizia al Senato combatterò per questo, sfidando il Governo ad andare avanti. Vedremo se fanno sul serio”. Nella riforma della giustizia “non ci devono essere tabù: come per lo sciopero ferroviario non puoi bloccare un Paese, così non possono essere pochi magistrati a bloccare una riforma”, avverte intanto il vicepremier Matteo Salvini, ribadendo che bisogna intervenire “in fretta” e “senza escludere nessuno: una giustizia più veloce serve anche ai magistrati”.
La prima parte della riforma è ferma al Quirinale, in attesa che Sergio Mattarella autorizzi l’approdo alle Camere del disegno di legge uscito dal Consiglio dei ministri il 15 giugno. In quel provvedimento c’è l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio. Secondo alcune ricostruzioni, dal Colle questa novità sarebbe studiata con attenzione, alla luce di una direttiva europea anticorruzione di maggio. A sentire alcune fonti di governo, però, finora non sarebbe emerso alcun problema. Intanto il governo ha ribadito che “non ci sarà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata”. Anzi, si sta preparando un decreto legge per raccogliere le preoccupazioni del mondo dell’antimafia, a partire dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo fino alle Dda, dopo una sentenza della Cassazione. Quella pronuncia mette in discussione la matrice mafiosa di alcuni delitti, omicidi inclusi, quando non è contestato il reato associativo. Le ipotesi allo studio, viene spiegato, mirano a far contestare il reato di mafia anche se non integrato dal 416 bis: il decreto potrebbe essere varato anche in uno dei prossimi Consigli dei ministri prima della pausa estiva.