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Corona Virus

Il Covid rallenta in Italia, parte la campagna vaccinale

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Curve Covid stabili. Verso l'estate senza mascherine

Il Covid in Italia sta rallentando da alcune settimane, dopo una fase di crescita, ma l’invito è comunque a non abbassare la guardia. Alcune categorie restano infatti a rischio di contrarre la malattia in forma grave ed è dunque raccomandata la vaccinazione, che partirà dalla prossima settimana pur con qualche differenza nella tempistica a seconda delle Regioni. Potrà essere effettuata nella stessa seduta insieme al vaccino antinfluenzale, anch’esso fortemente raccomandato per le categorie a rischio. Il quadro epidemiologico al momento non desta allarme: “Come ampiamente previsto – ha sottolineato il direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Francesco Vaia, commentando i dati dell’ultimo bollettino settimanale – assistiamo ad un ulteriore rallentamento dei nuovi casi e rimane assolutamente irrilevante l’impatto sugli ospedali. Non si evince, in questa fase, alcuna necessità di misure straordinarie, mentre continuiamo la nostra attività costante di monitoraggio”. Un andamento confermato dal matematico Giovanni Sebastiani dell’istituto M. Picone del Cnr, che rileva come la crescita dei positivi al virus SarsCov2 freni a livello nazionale, mentre si osserva un trend di aumento dell’incidenza in quattro cluster di province contigue.

In tutte le rimanenti province, l’incidenza è in stasi o in decrescita. Una situazione sotto controllo, dunque, ma da monitorare. I pediatri, in questo contesto, invitano a non sottovalutare i rischi e, al fine di contenere i contagi nella scuole, raccomandano in caso di sintomi respiratori anche moderati, con o senza febbre, di fare il tampone e, se il risultato è positivo, di non mandare i bimbi a scuola fino al persistere dei sintomi e comunque per almeno 5 giorni. Intanto, la campagna vaccinale è ormai ai nastri di partenza con i vaccini anti-Covid e antinfluenzali che stanno arrivando nelle Regioni. I vaccini, sottolinea Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (Fofi), “sono in arrivo nelle Regioni e, dunque, nelle farmacie. La campagna vaccinale partirà già la prossima settimana, pur con una tempistica diversa sul territorio, e saranno poi le Regioni ad organizzare le vaccinazioni. Le farmacie potranno effettuare entrambe le vaccinazioni e la macchina organizzativa è pronta”. Quanto alle date di avvio della campagna, in Lombardia, ha affermato Mandelli, “dal 9 ottobre i cittadini potranno prenotarsi e dal 16 ottobre le vaccinazioni cominceranno ad essere effettuate”.

Nel Lazio, la campagna vaccinale anti-Covid partirà il 2 ottobre, in concomitanza con l’antinfluenzale. La somministrazione delle dosi sarà demandata alle Aziende sanitarie locali per il personale sanitario e nella prima fase la Regione Lazio darà priorità agli operatori sanitari e sociosanitari. La seconda fase della campagna avverrà dal 16 ottobre, quando la somministrazione delle dosi sarà assicurata per i cittadini over-80 e le persone fragili. I vaccini saranno somministrati nelle farmacie, dai medici di famiglia e nei centri vaccinali Asl. In base alla circolare del ministero della Salute, la vaccinazione anti-Covid è raccomandata agli over-60 anni; agli ospiti delle strutture per lungodegenti; alle donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza o nel periodo postpartum comprese le donne in allattamento; agli operatori sanitari e sociosanitari; alle persone con elevata fragilità in quanto affette da patologie. La vaccinazione viene inoltre consigliata a familiari, conviventi e caregiver di persone fragili.

Il vaccino è disponibile gratuitamente anche per coloro che non rientrano in queste categorie, ma sarà prioritariamente somministrato agli over80, agli ospiti delle strutture per lungodegenti, ai fragili ed agli operatori sanitari. Per le stesse categorie a rischio è raccomandato anche il vaccino antinfluenzale. Quest’anno la stagione influenzale è cominciata in anticipo, con il primo caso isolato già lo scorso 27 settembre a Parma. Nel nostro Paese, sono attesi almeno cinque milioni di casi di influenza stagionale.

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Turetta confessa: volevo Giulia per me, omicidio terribile

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L'”ossessione” del possesso dell’altra persona. Il tentativo di chiedere “perdono” per un “omicidio terribile”, invocando la follia di un momento che annebbia la mente. Un racconto dettagliato, ma da verificare in tutti i passaggi, che sembra tendere, come possibile linea difensiva, anche ad insinuare qualche dubbio su una reale intenzione di uccidere. C’è tutto questo nel verbale di confessione di Filippo Turetta, che ieri per nove ore è rimasto di fronte, spesso in lacrime, al pm di Venezia Andrea Petroni nel carcere di Verona. “L’amavo, la volevo per me, non accettavo che fosse finita”: Così il 21enne avrebbe parlato di Giulia Cecchettin, da lui uccisa a coltellate l’11 novembre. Come aveva già fatto martedì nelle dichiarazioni al gip Benedetta Vitolo, ha ribadito di voler “pagare e scontare tutta la pena per le mie responsabilità”.

Ha messo a verbale che non si dava pace per la fine della relazione con Giulia, che l’aveva lasciato la scorsa estate, e avrebbe provato in tutti i modi a recuperare quel rapporto. Anche con comportamenti che poi, come confidava la ragazza alle amiche, non erano altro che una violenza psicologica nei suoi confronti. Quella sera di tre settimane fa, nel parcheggio vicino alla casa delle 22enne, di ritorno da un pomeriggio e da una cena al centro commerciale, “mi è scattato qualcosa, ho perso del tutto la testa”, avrebbe detto Turetta, difeso dai legali Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, cercando di respingere l’ipotesi di una premeditazione del delitto. Lei cercava di aiutarlo da mesi, di stargli vicino, anche se lui di fatto la ricattava con la minaccia del suicidio. In via Aldo Moro Turetta la spinge a terra quando lei è già fuori dall’auto e la colpisce con dei calci.

“Così mi fai male”, urla lei chiedendo aiuto. Un primo coltello spezzato sarà trovato a terra. Un vicino di casa dal balcone vede la scena e chiama il 112 quando sono le 23.18, ma nessuna pattuglia interviene sul posto e poco più di dieci minuti dopo la macchina di Turetta ricompare, così indicano le telecamere, nella zona industriale di Fossò, dove avviene la seconda fase dell’aggressione col coltello con una lama da 12 centimetri che sarà recuperato nell’auto del giovane arrestato in Germania. Un coltello che Turetta aveva con sé ma, avrebbe sostenuto lui, non perché aveva pensato di “far del male” all’ex fidanzata. Resta il fatto che lei ha lottato per salvarsi per quasi 30 minuti, tra Vigonovo e Fossò.

“Non volevo farlo, non so cosa mi sia preso”, ha provato a dire Turetta, “pentito”, stando alle sue parole. Una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti, che stanno cercando in queste ore riscontri alle sue risposte, la coltellata fatale all’arteria basilare, nella parte posteriore del collo, il giovane potrebbe averla sferrata all’interno dell’auto a Fossò. In quel “buco” di 10 minuti, tra le 23.40 – quando la ragazza viene “spinta” a terra, sbatte la testa contro un marciapiede e il ragazzo la carica nuovamente dentro l’auto – e le 23.50 quando la Fiat Grande Punto viene inquadrata mentre lascia la zona industriale. Si sta verificando, però, anche se Turetta possa aver sferrato quel fendente mortale proprio mentre inseguiva Giulia che scappava, prima che cadesse a terra. Pare che lui l’abbia sostenuto e che la difesa sul punto potrebbe provare a giocare la carta dell’omicidio preterintenzionale, tentando di affermare che lei era di spalle e che l’azione sarebbe andata oltre le intenzioni.

Nette, tuttavia, a riguardo sono le parole del gip: la “volontà” dell’omicidio è “palese” per le “modalità dell’aggressione” che avviene a “più riprese”. Intanto, se nel termine di sei mesi dall’arresto saranno completate le indagini, gli inquirenti potranno chiedere il processo con rito immediato e il giudice potrà disporlo anche con eventuali altre aggravanti contestate. Non solo la premeditazione, se venisse riconosciuta, ma anche la “crudeltà” o i “motivi abietti” porterebbero la pena massima all’ergastolo.

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Covid: indicatori in salita, Rt sopra soglia epidemica

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Il Covid rialza la testa. Nell’ultima settimana, secondo i dati del monitoraggio della Cabina di regia del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità, tutti gli indicatori sono in salita. Crescono i casi, che raggiungono il 44.953 settimanali, con un’incidenza di 76 nuovi casi per 100 mila abitanti, con un aumento di circa il 30% rispetto alla settimana precedente, quando erano 58 per 100 mila. In salita anche l’indice di trasmissibilità Rt che è pari a 1,12 (era a 0,93 sette giorni fa) e ha superato la soglia epidemica.

L’incidenza è in aumento in quasi tutte le Regioni con il Veneto che registra i tassi più alti, più che doppi rispetto alla media nazionale (176 per 100 mila). La fascia di età più interessata è quella degli ultranovantenni. Non ci sono, invece, variazioni di rilievo nella mortalità. Anche se l’occupazione dei posti letto in area medica resta limitata (al 7,7% con 4.811 ricoverati), è cresciuta di 1 punto percentuale rispetto alla settimana precedente. In lieve aumento anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva: è pari al’1,5% (137 ricoverati) rispetto all’1,4% della scorsa settimana. Tra le varianti, resta confermato il ruolo predominante di EG.5 (Eris).

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Voci sul riassetto di Aspi con l’ingresso di Gavio

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Tornano le voci di una riorganizzazione dell’assetto azionario di Autostrade per l’Italia (Aspi), ma i due colossi dell’asset management Blackstone e Macquarie smentiscono le indiscrezioni. Non commenta Cdp. A riportare al centro dell’attenzione il tema è stato il quotidiano La Stampa: sul tavolo del governo ci sarebbe un progetto firmato Jp Morgan e datato ottobre, che prevede il conferimento degli asset di Astm all’interno di Autostrade per l’Italia in modo da dare vita a un unico grande soggetto autostradale italiano”. Aspi non commenta. L’ipotesi allo studio sarebbe quella di “un azionariato tripartito con quote paritetiche tra il gruppo della famiglia Gavio, Cdp e Blackstone”.

“In base alla simulazione – si legge – Macquarie e Ardian (socio di Astm) potrebbero entrambi uscire dalla partita delle autostrade. La nuova società avrebbe un nocciolo duro italiano che controllerebbe il 67% delle quote. La considerazione non è secondaria visto che è chiaro che un’operazione del genere potrebbe vedere la luce solo con il via libero definitivo della premier Giorgia Meloni e più in generale di Palazzo Chigi.” conclude il quotidiano. Il fondo Blackstone chiarisce di non avere intenzione di uscire nè di diluirsi in Aspi e riafferma il suo impegno. “Ogni speculazione relativa al coinvolgimento di Blackstone in una potenziale riorganizzazione dell’assetto azionario di Aspi o dei relativi asset e’ destituita di ogni fondamento. Blackstone è fortemente impegnata come investitore di lungo periodo in Aspi insieme ai suoi partner, ed è entusiasta di supportarne la crescita futura” dichiara un portavoce di Blackstone.

“Tale impegno e’ stato dimostrato dagli oltre 7 miliardi di euro investiti sulla rete autostradale dal 2020, con molti altri in programma per il futuro. Blackstone è profondamente impegnata nel continuare ad investire in Italia e nel suo sistema infrastrutturale per le prossime decadi”. Anche il colosso australiano Macquaire nega. “Le recenti notizie diffuse dai media che speculano sul nostro coinvolgimento in una potenziale vendita o riorganizzazione di Aspi – spiega un portavoce – sono completamente false. Siamo impegnati a portare avanti il programma di investimenti multimiliardario di Aspi, che è fondamentale per lo sviluppo e il rafforzamento a lungo termine della rete autostradale italiana”. Sulla vicenda del riassetto Aspi nelle scorse settimane si è parlato di un coinvolgimento della famiglia Dogliani che si è aggiudicata alcune concessioni autostradali del gruppo Gavio e gestirà 350 chilometri di rete autostradale.

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