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Spettacoli

Il Capodanno di Tony Effe, concerto a prezzi popolari

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Alla fine un concerto di Tony Effe a Roma ci sarà, ma non al Circo Massimo. Con una mossa a sorpresa il trapper romano escluso dal concerto ‘ufficiale’ del Campidoglio ha lanciato dai social l’annuncio di uno show per la notte di San Silvestro al Palasport dell’Eur. Non gratuito, come sarebbe stato quello di piazza, ma comunque a prezzo calmierato: 10 euro per tutti gli ordini di posti. Nella locandina del ‘Capodanno da Tony’ l’artista alza il dito (indice) trionfante: “Ci vediamo a Capodanno al Palazzo dello Sport”, scrive. E fioccano i commenti: “Circo Massimo vuoto”, scrive un fan. Ma anche “Gualtieri non piangere”. Uno sberleffo al sindaco della Capitale che giorni fa aveva chiesto un passo indietro all’artista dopo che la sua partecipazione alla serata, peraltro da lui stesso annunciata giorni prima assieme all’assessore ai Grandi Eventi Alessandro Onorato, era stata criticata da più parti. Canzoni, quelle di Tony Effe, che vengono additate come violente, misogine e sessiste, come è nello stile di tanta trap contemporanea.

Una richiesta che però ha fatto crollare come un castello di carte tutto il cartellone del concerto, con le altre due star della serata – Mahmood e Mara Sattei – che hanno dato forfait a loro volta in solidarietà con Tony. Un effetto valanga contro la “censura” (che però Gualtieri nega di avere esercitato) che ha portato con sè numerosi altri artisti – da Giorgia a Noemi, a Emma – fino alla presa di posizione della stessa Fimi, l’associazione dei discografici italiani, che si è schierata per “la libertà di espressione non negoziabile”. S’è aggiunto anche Ghali, che ha cancellato le sue foto da Instagram lasciandone una sola, quella dell’esibizione al Festival di Sanremo in cui si espresse contro il “genocidio a Gaza” e fu bersagliato dalle critiche con ben poca solidarietà dei colleghi.

Il Campidoglio, in quello che ormai s’è trasformato in un dibattito sulla censura e l’arte, però tiene il punto: “Censura è quella che tappa la bocca a chi sfida l’ordine costituito, mette in crisi il potere, grida verità scomode – sottolinea l’assessora alla Scuola Claudia Pratelli – E c’è davvero poco di scomodo o coraggioso nel cantare che una donna gode solo quando l’uomo è violento. Parole compiacenti verso l’ordine costituito, quello patriarcale, che è vivo e vegeto”. Ma anche Pratelli, come già il sindaco, deve ammettere che “era una valutazione che andava fatta prima, è stato un errore e un brutto pasticcio. Ma il punto ormai non mi sembra più essere questo”. Anche Differenza Donna, l’associazione che gestisce il numero antiviolenza 1522, parla di “decisione giusta, doverosa e coerente”.

Quanto al concerto di Tony Effe al Palasport, Eur Spa, società proprietaria e gestore della struttura dal 1 dicembre scorso, ha fatto sapere che l’organizzatore VivoConcerti aveva già da mesi opzionato – senza l’indicazione di un artista specifico – le date del 30 e del 31 dicembre 2024. Vivoconcerti, pertanto, corrisponderà ad Eur Spa l’affitto dovuto, mentre gestirà direttamente la vendita dei biglietti. Non appena Vivoconcerti ha formalizzato per la data l’artista Tony Effe, Eur Spa ha avvisato il socio Roma Capitale che il 31 dicembre si terrà il concerto dell’artista.

“Il Campidoglio non ha espresso nessuna contrarietà a tale opportunità commerciale, ribadendo che l’Amministrazione capitolina è contraria a qualsiasi forma di censura”, spiega ancora Eur spa. Resta però che per il Comune è una grana un concerto senza interpreti a neanche due settimane dal Capodanno. Il sindaco, presissimo tra il Giubileo imminente e il termovalorizzatore, mostra serenità ai cronisti invitati in Comune per il consueto brindisi di fine anno: “Vi abbiamo pure regalato un fronte più leggero da raccontare, per prenderci in giro – ha scherzato – Vi abbiamo regalato la chicca del concerto di Capodanno”. Ma che il problema esista, questo nessuno può negarlo. Domani dovrebbe esserci una riunione, l’ennesima, per capire il da farsi. Al netto della concorrenza del concerto di Tony (i biglietti sono in vendita dalle 19) le ipotesi in campo non sono poi tantissime: un artista straniero, lontano dalle polemiche di casa nostra, sarebbe la soluzione migliore. Ma chi chiamare che non sia già impegnato a 10 giorni dal veglione? Altrimenti, c’è anche l’idea di un lungo dj set: una maxi-discoteca all’aperto per chi vuole solo ballare. Magari anche sulle note dell’immancabile ‘Sesso e Samba’.

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Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

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Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

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Spettacoli

Gwyneth Paltrow è stanca della dieta, ‘ora mangio pane e pasta’

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Gwyneth Paltrow ha affermato di essere tornata a mangiare cibi che in precedenza aveva eliminato dalla sua rigidissima dieta, tra cui pane, pasta e formaggio. Lo riporta la Bbc. L’attrice premio Oscar, diventata negli anni una guru del salutismo ha seguito e promosso diversi regimi alimentari negli anni. “Ho seguito per un certo periodo una dieta macrobiotica ferrea e così sono diventata ossessionata da un’alimentazione molto, molto sana”, ha detto nell’ultima puntata del suo podcast spiegando di essersi dedicata al “benessere e al cibo” a causa del cancro alla gola che ha ucciso il padre. Poi lei e il secondo marito, Brad Falchuk, hanno iniziato a seguire la dieta paleo, basata sul principio che ci si debba nutrire “come i nostri antenati”. Di recente però, Paltrow ha ricominciato a mangiare “pane a lievitazione naturale e un po’ di formaggio e un po’ di pasta”.

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Musica

Rocco Hunt, il ragazzo di giù diventa grande: “Ho 30 anni e ancora la rabbia del Sud”

Esce l’album Ragazzo di giù: tra neomelodico, rap e introspezione, la maturità artistica di un figlio del Sud.

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A 30 anni, Rocco Hunt ha già alle spalle 15 anni di carriera, una vittoria a Sanremo, hit estive, strofe militanti e un’identità artistica sempre più nitida. Ma oggi, con il nuovo album Ragazzo di giù, in uscita venerdì, Rocco — per molti ancora affettuosamente “Rocchino” — completa un percorso che lo conferma maturo, consapevole e profondamente legato alle sue radici.

“Sono fortunato, canto chi non lo è stato”

Il brano che dà il titolo al disco è un manifesto identitario.
“Io sono il ragazzo di giù fortunato”, spiega Rocco, “quelli che canto sono stati meno fortunati, magari non hanno dovuto lasciare casa, ma hanno pagato altri prezzi”. La nostalgia per la sua terra non è solo geografica, è memoria viva di un mondo che spesso si perde tra le distanze culturali.

Tra disagio e riscatto: “A Nord si perdono i valori”

“Oggi Napoli fa figo, ma vivere al Nord è diverso”, dice. Il successo, per lui, ha un prezzo. “Contano i numeri, non i valori”, afferma, parlando anche del figlio Giovanni, 8 anni, cresciuto tra Milano e Napoli: “Ha un accento diverso, ma deve sapere da dove viene, imparare l’inglese e la cazzimma partenopea”.

Il dialetto come identità: “È mamma, papà e biberòn”

Per Rocco il dialetto non è solo stile, ma lingua del cuore:
“È la strada dove sei cresciuto, la voce dei tuoi nonni, il suono dell’anima”. E anche se ha girato l’Italia e il mondo, resta anima di Scampia, del Sud e dei suoi contrasti.

Il rap, il neomelò, e il coraggio delle parole

Ragazzo di giù è un album eterogeneo, che passa da Gigi D’Alessio a Massimo Pericolo, da Irama a Baby Gang, mischiando il rap con la melodia napoletana e l’attualità più bruciante. In Demone santo, per esempio, denuncia con rabbia il crollo del ballatoio della Vela di Scampia:
“Quelle creature sono vittime dello Stato. A che serve il tricolore sulle bare bianche, se Cristo in quelle case non ci entra?”

Sanremo, De Filippo e il mare della costiera

Nel disco anche introspezione e memoria, con brani come ‘A notte, ispirato a Eduardo De Filippo, e Domani chissà, dove Rocco rievoca lo scugnizzo che si tuffava a bomba nel mare della costiera. E non manca un pensiero al futuro:
“Vorrei un secondo figlio”, dice, ma con il timore delle malattie, dei sacrifici, della fragilità.

Il tour: dal Molise a Milano, passando per la Reggia

Il tour estivo partirà il 20 giugno da Campobasso, con gran finale l’11 settembre alla Reggia di Caserta e il 6 ottobre all’Unipol Forum di Milano.
“Senza le mie radici non sarei quello che sono”, conclude Rocco.
E quando gli chiedono se oggi è ancora “‘nu juorno buono”, risponde senza esitazioni:
“Sì. Ma è sempre più difficile non vedere le nuvole all’orizzonte”.

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