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Cronache

Il “bancomat” dei Casalesi: truffe con slot truccate e scommesse illegali, 8 arresti

Indagine “Doppio gioco”: il clan dei Casalesi guadagnava milioni con slot e scommesse illegali. Arrestati anche Ivanhoe Schiavone e la moglie del cassiere, percettrice del Reddito.

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Un retrobottega, fumo di sigaretta e una slot machine scollegata dai sistemi dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: nessuna possibilità di vincita per il giocatore, ignaro di star alimentando la cassa di un clan. Così funzionava il bancomat criminale messo in piedi dai Casalesi, al centro di un’inchiesta che ha portato a otto arresti, sei in carcere, due ai domiciliari, e un divieto di dimora.

Il sistema criminale: slot truccate e 14 siti di scommesse pirata

A orchestrare il sistema è stato Raffaele Letizia, il “cassiere” della fazione Russo-Schiavone, tornato operativo dopo la scarcerazione. Con lui anche il cognato Pasquale Di Bona e altri sette indagati. Il business, secondo le stime, generava oltre 5 milioni di euro l’anno di guadagni non dichiarati, tra slot non collegate e scommesse clandestine su 14 siti web pirata, con la complicità di tre agenzie di gioco “compiacenti” tra Aversa, Castel Volturno e San Cipriano.

L’indagine della Guardia di Finanza di Napoli, diretta dal colonnello Paolo Consiglio e coordinata dalla Procura di Napoli guidata da Nicola Gratteri, ha fatto emergere un meccanismo perverso: ai gestori delle agenzie andava una percentuale del 2% sulle giocate illegali. Il resto, tolte le (rare) vincite, finiva direttamente nelle casse del clan.

Il trucco: le puntate alte dirottate sui circuiti legali

Uno stratagemma confermato da intercettazioni ambientali: Letizia, parlando col figlio, spiegava che le puntate più alte dovevano essere dirottate su Snai, canale legale, così da “liquidare” il giocatore e minimizzare il rischio d’impresa per il clan. Un doppio binario tra illegalità e copertura legale.

Ivanhoe Schiavone tra gli arrestati: minacce per i terreni del boss

L’altro filone dell’inchiesta riguarda la riappropriazione violenta di terreni del valore di circa 500mila euro nella zona dell’aeroporto di Grazzanise. Tra gli arrestati anche Ivanhoe Schiavone, figlio del capoclan Francesco detto “Sandokan”. Il giovane avrebbe minacciato via social e di persona l’affittuario di uno dei due terreni per costringerlo a lasciare il fondo senza opporsi alla vendita, poiché “già venduto” a terzi. I suoli erano riconducibili a Sandokan, ma il clan voleva tornare in possesso diretto.

Il paradosso del Reddito di cittadinanza

L’inchiesta, denominata “Doppio gioco”, ha infine svelato una contraddizione lampante: la moglie di Letizia, nonostante fosse percettrice del Reddito di cittadinanza, risultava cliente fissa da anni di un noto salone di bellezza di Ostia Lido, frequentato da celebrità e con tariffe altissime. La donna si sarebbe anche sottoposta a chirurgia estetica in una clinica dei Parioli, alimentando i sospetti della Finanza sulla sproporzione tra il reddito dichiarato e il tenore di vita familiare.

Un’indagine che ancora una volta mette in luce la capacità dei clan camorristici di evolversi, sfruttando tecnologia e reti digitali per alimentare i propri affari, mentre usano la fragilità economica delle persone per mimetizzarsi dietro il paravento del disagio.

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Cronache

Incidente mortale sull’asse mediano a Frattamaggiore: muore un uomo, grave la moglie

Un uomo di 48 anni ha perso la vita in un incidente sull’asse mediano SS87 a Frattamaggiore. Grave la moglie, ricoverata in prognosi riservata.

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Tragedia nella serata di ieri sull’asse mediano SS87, all’altezza dello svincolo di Frattamaggiore. Un uomo di 48 anniha perso la vita a seguito di un violento incidente stradale che ha coinvolto l’auto su cui viaggiava e un mezzo pesante.

L’impatto e la corsa in ospedale

A bordo del veicolo c’era anche la moglie della vittima, una donna di 76 anni, che è stata trasportata d’urgenza al pronto soccorso. Attualmente è ricoverata in prognosi riservata e le sue condizioni sono giudicate gravi. L’uomo, invece, è deceduto poco dopo l’arrivo in ospedale per le ferite riportate nello scontro.

Indagini in corso

Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Caivano, che stanno conducendo gli accertamenti per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente. Non sono ancora state rese note ulteriori informazioni sulle cause dello scontro, né l’identità dei coinvolti.

Un altro drammatico episodio sulle strade della Campania che riaccende l’attenzione sul tema della sicurezza stradale in tratti spesso pericolosi e ad alta intensità di traffico.

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Cronache

Operaio muore sul lavoro a Massa Lubrense: precipitato da sei metri

Tragedia a Massa Lubrense: un operaio di 58 anni è morto dopo una caduta da sei metri mentre installava un impianto di climatizzazione

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Un operaio di 58 anni ha perso la vita ieri a Massa Lubrense, in provincia di Napoli, durante l’installazione di un impianto di climatizzazione in un’abitazione privata situata in via Pontone.

La dinamica dell’incidente

Secondo una prima ricostruzione, l’uomo avrebbe perso l’equilibrio mentre lavorava in quota, precipitando da un’altezza di circa sei metri. Il corpo dell’operaio ha impattato con violenza su un cordolo di cemento, procurandogli traumi gravissimi.

Nonostante i tentativi di rianimazione messi in atto dal personale sanitario del 118 giunto rapidamente sul posto, per l’uomo non c’è stato nulla da fare: il decesso è stato constatato sul luogo dell’incidente.

Indagini in corso

Sull’accaduto stanno ora indagando i Carabinieri della stazione di Massa Lubrense, con il supporto del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Napoli e del Nucleo Investigativo del Gruppo di Torre Annunziata. La salma è stata posta a disposizione dell’Autorità giudiziaria, che dovrà accertare eventuali responsabilità e verificare il rispetto delle norme di sicurezza sul luogo di lavoro.

Un’altra tragedia sul lavoro che riaccende i riflettori sulla sicurezza nei cantieri, troppo spesso carente o sottovalutata.

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Cronache

Maxi operazione contro il neonazismo: arrestato 21enne a Brescia, indagati altri 29 giovani

Operazione dei Carabinieri del ROS a Brescia: arrestato un 21enne per propaganda d’odio e apologia del fascismo. Perquisizioni in tutta Italia, coinvolti anche minori.

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Una vasta operazione condotta dai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS), coordinata dalla Procura della Repubblica di Brescia e in raccordo con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ha portato all’arresto di un 21enne residente nel bresciano. Il giovane è gravemente indiziato di aver propagandato idee fondate sulla superiorità razziale, sull’odio etnico e religioso e di aver partecipato ad attività di apologia del fascismo e del nazismo.

Le accuse e i gruppi estremisti sotto osservazione

L’indagine, avviata nel dicembre 2023 dalla sezione anticrimine del ROS di Brescia, ha preso le mosse dal monitoraggio dei profili Telegram e TikTok del giovane, ritenuto uno dei principali diffusori di contenuti estremisti. Secondo gli inquirenti, l’indagato è stato particolarmente attivo in gruppi virtuali che inneggiano al suprematismo bianco, al nazismo e all’odio verso minoranze etniche, religiose e la comunità LGBTQ+.

Tra i gruppi analizzati figurano:

  • “White Lives Matter Italia”

  • “Vannawaffen TM”

  • “Sangue e Suolo”

  • “Spirito Fascista”

  • “Hooligans/NS/WP/WLM”

  • “Rivelazioni non autorizzate”

  • “Identità Europea”

  • “Casa del Fascio”

I contenuti rinvenuti includono negazionismo della Shoah, incitamento alla violenza contro persone di colore, immigrati e musulmani, istigazione a incendi dolosi e apologia del fascismo.

Perquisizioni in tutta Italia, coinvolti anche minori

Oltre alla misura cautelare per il 21enne, il G.I.P. di Brescia Alessandro D’Altilia ha disposto 26 perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di altrettanti soggetti residenti in diverse regioni italiane, tutti partecipanti ai medesimi gruppi. Tra gli indagati, cinque erano minorenni all’epoca dei fatti. L’età media è compresa tra i 18 e i 25 anni, elemento che conferma il crescente rischio di radicalizzazione giovanile attraverso i social.

L’allarme della Procura di Brescia

La Sostituta Procuratrice Caty Bressanelli ha sottolineato la necessità di intervenire tempestivamente contro quella che è stata definita “una rete di radicalizzazione virtuale” che si nutre di odio, negazionismo e violenza. L’inchiesta conferma l’importanza di un costante monitoraggio dei canali digitali, spesso utilizzati per diffondere messaggi estremisti in modo rapido e capillare, soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione.

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