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Corona Virus

Ignoranza e pregiudizio ai tempi del coronavirus, ma l’infezione produce anche effetti positivi

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Se fai una pulizia straordinaria dei bus è “perchè sono luridi e non li hanno mai puliti”. Se chiudi le scuole per una sanificazione radicale “è perchè le aule fanno schifo e andrebbero pulite tutti i giorni”. Se fermi i vagoni della metropolitana o della funicolare o dei treni regionali qualche ora in più per farli lavare meglio e disinfettare “è perchè non l’avevano mai fatto”. Se metti in quarantena un comune o un comprensorio del Lodigiano “è perchè avrebbero dovuto farlo prima”. Se chiudi gli aeroporti ai cinesi “è perchè l’hanno fatto tardi” oppure “non serve a niente, tanto arrivano da altri scali”. Insomma nella emergenza coronavirus che qualcuno vuole per forza descrivere come epidemia o peggio pandemia, qualunque cosa facciano dal premier ai ministri passando per presidenti di Regione, sindaci, amministratori di condominio c’è sempre qualcuno più bravo che avrebbe fatto meglio ma senza sapere spiegare come e facendo che cosa.

Ora, è vero che c’è l’emergenza coronavirus, è vero che ancora non siamo riusciti a trovare un punto di equilibrio decente tra allarmismo o terrorismo mediatico e sottovalutazione interessata, ma non riusciremo a resistere tanto a questo clima di caccia al virus, agli unti o agli untori provando a scaricare la rabbia su chi amministra la cosa pubblica. Questa emergenza non è un affare italiano ma una questione globale. Questo coronavirus nasce come ceppo influenzale in Cina e si propaga su scala globale. Questo virus non ti uccide a prescindere ma ti uccide se sei debole o se sei già affetto da altre patologie. L’Italia ha assunto comportamenti onesti sul piano della profilassi e della trasparenza sulle dimensioni del fenomeno (dimensioni assai limitate) con i paesi confinanti e la comunità internazionale. Questo modo di fare dell’Italia non deve essere assunto come segnale di debolezza e nemmeno farci accettare odiose pratiche discriminatorie di alcuni Paesi che vorrebbero impedire la circolazione di italiani sol perché provenienti dall’Italia. Le persone che per precauzione sono costrette in quarantena sono quelle residenti in zona rossa, quella area della Lombardia e del Veneto (60mila e passa persone) che è stata isolata e lo resterà un mesetto per debellare i focolai di infezione individuati dai nostri medici. Nessuno all’estero può arrogarsi il diritto di impedire la libera circolazione di italiani sic et simpliciter. Si può impedire l’arrivo o cacciare dal proprio suolo di chi dovrebbe essere in quarantena in Italia. Non si possono imporre agli italiani quarantene all’estero senza alcun motivo o solo perchè  hanno passaporto italiano. Se così non fosse, l’Italia potrà usare criteri di reciprocità.

Farnesina. La sede del ministero degli Affari esteri

Da questo punto di vista i nostri ambasciatori sono stati informati dalla Farmesina di far presente questa possibilità ai paesi che si stanno distinguendo per pratiche discriminatorie non accettabili. Se la Giamaica non fa attraccare la nave italiana solo perchè batte bandiera italiana, l’Italia può non far atterrare voli o navi provenienti dalla Giamaica. Se la Romania non fa entrare italiani, l’Italia può non più tollerare presenze di cittadini rumeni che non sappiano dimostrare con quali mezzi di sostentamento vivono in Italia. Si chiama rispetto reciproco o principio di reciciprocità che vale nel diritto internazionale. Non è affatto un caso che certe pratiche odiose vengono attuate da paeselli senza storia e senza un minimo di civiltà giuridica. L’Italia è un grande paese e si farà, come sempre rispettare, se ci saranno gli italiani. Nel frattempo ci sono alcune le cose positive, si fa per dire, portate dal coronavirus. Ce le ha spiegate una dottoressa, un medico pediatra, che collabora con Juorno.it, Alessandra Cioffi.

Alessandra Cioffi. Medico pediatra

La dottoressa Cioffi, senza giri di parole, senza inutili allarmismi, ci ha fatto capire che il coronavirus, male da combattere e battere, sta consentendo “la diffusione della buona educazione e delle fondamentali norme igieniche da applicare SEMPRE (ad es il lavaggio delle mani, il non bere e/o mangiare dai bicchieri e/o piatti altrui, lo starnutire ed il tossire coprendo la bocca…). Il corretto utilizzo del Pronto Soccorso (come è possibile che le sale d’attesa ora sono quasi vuote? Sono scomparse anche le altre malattie con l’avvento del coronavirus ? O forse prima ci si recava in pronto soccorso anche per casi che non lo richiedevano?) ed anche tra il personale sanitario il buon uso di visitare i pazienti con mascherine e guanti. Speriamo che al termine di questa epidemia non si perda la memoria tornando nell’inciviltà” conclude con amarezza la dottoressa Cioffi.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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