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Politica

I paletti di Bonaccini, la leadership si vede alle urne

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Un incoraggiamento a Elly Schlein: “Dobbiamo dare una mano alla segretaria”. Ma anche un avvertimento: “Le leadership non si affermano con le primarie, ma vincendo le elezioni”. Stefano Bonaccini registra gli scossoni dentro il Pd e sta all’erta. Nel partito sono ricominciate le grandi manovre, con le aree che si sfaldano, mischiano e rifondano. L’avvicinarsi delle europee si fa sentire, le anime dem cominciano a prendersi le misure a vicenda, per ponderare le richieste prima e per orientare le strategie dopo, a seconda di come andrà. La sola ipotesi che possa nascere un correntone, un’area che tenga insieme figure come Dario Franceschini, Francesco Boccia e Nicola Zingaretti, ha già innescato reazioni a catena. Un altro polo forte è quello di Bonaccini, che alle primarie vinte da Schlein prese il 46% dei voti. Il governatore dell’Emilia Romagna ha sempre detto di non voler dar vita a una nuova corrente, anche se i suoi da tempo si sono organizzati, con tanto di nome “Energia popolare” e kermese.

“Ma non è una corrente classica – ripete Bonaccini – Se dovesse essere quella, me ne vado un minuto dopo”. Intanto, però, Bonaccini si guarda attorno e lancia qualche messaggio. Il primo riguarda proprio l’idea di un correntone: “Se ritorniamo alle correnti del passato e a quel modo di gestire il partito, parliamo di anni in cui abbiamo assistito a sconfitte su sconfitte alle politiche”. Il secondo è anche un avviso: “Adesso bisogna aiutare per le europee e per le amministrative. Dobbiamo dare una mano alla segretaria, guai se lavoriamo per demolire o per pensare a chi deve essere il successore”. Perché è vero che i promotori del correntone sarebbero tutti sostenitori della segretaria, ma nel partito c’è chi sospetta che possano lavorare anche a un piano B, se alle urne il Pd dovesse ottenere un esito deludente. Il terzo messaggio è diretto alla segretaria: “Schlein deve aiutarci – ha ribadito Bonaccini – per far sì che il pluralismo viva nel partito”. Tradotto: dia più voce ai riformisti. La segretaria intanto non entra ufficialmente sul terreno interno e guarda alle politiche del governo: “Tutti i paesi europei devono fare la loro parte sull’accoglienza” dei migranti, perché “non possiamo sigillare il mare”.

E Bonaccini boccia chi pensa a una via traversa per cacciare Giorgia Meloni. Governo tecnico? “Io penso che la prossima volta al governo dobbiamo tornare se vinciamo le elezioni”, è la sua risposta. Del presunto correntone non fanno parte i Dems, l’area che fa riferimento agli ex ministri Andrea Orlando e Peppe Provenzano, anche loro sponsor di Schlein al congresso. Da quelle parti, si osservano da lontano le mosse di Franceschini e gli altri: “E’ un’operazione centrista dorotea – commentava un parlamentare vicino ai due ex ministri – Ma alla fine ci fanno un favore, restiamo l’unico vero riferimento della sinistra del partito”. Per capire cosa succede nel Pd, quali siano le realtà nascenti, quelle consolidate, quelle in via d’estinzione, i movimenti e le direzioni, gli osservatori tengono d’occhio anche gli appuntamenti. In attesa di capire se ce ne sarà uno per il battesimo del correntone e che “Energia popolare” fissi la data del suo secondo incontro, l’area che fa riferimento a Franceschini, AreaDem, quest’anno non ha organizzato il tradizionale convegno a Cortona.

Mentre i Dems di Orlando e Provenzano stanno definendo proprio in questi giorni i dettagli della loro assemblea nazionale: si terrà a Rimini il 13,14 e15 ottobre. Fra gli invitati, anche la segretaria e il presidente Bonaccini. Anche altri appuntamenti, più vicini nel tempo, sono tenuti d’occhio, ma in un’ottica di alleanze. Dopo le scintille dei giorni scorsi sui migranti, Schlein e Giuseppe Conte sono attesi a Palermo, per il congresso di Area democratica per la Giustizia. Conte avverte: “Il M5s non è disponibile a fare accordi per gestire il potere con nessuno. Non facciamo parte di nessuna ‘ditta’”.

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Economia

Bilanci di previsione, virtuoso 86% dei Comuni ma non al Sud

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Comuni diventati virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione. Quest’anno sette su dieci già a metà febbraio avevano approvato e trasmesso il documento e alla data del 15 marzo la percentuale di comuni in linea era salita all’84%. Il dato risulta da un’elaborazione dei dati del Mef fatta dal Centro studi enti locali. Il dato, si spiega, è di netta rottura rispetto al passato e testimonia l’efficacia delle misure adottate lo scorso anno dal Ministero dell’Economia per interrompere il circolo vizioso dei posticipi infiniti che aveva caratterizzato gli ultimi decenni.

Ciò che emerge è però, ancora una volta, è “l’esistenza di divari siderali tra varie aree del Paese che vede contrapposti casi come quello siciliano, dove solo 30 comuni su 100 risultano aver approvato e trasmesso il bilancio, e la Valle d’Aosta e l’Emilia Romagna, dove questa percentuale sale al 96%”. Dopo anni di slittamenti nel 2023 un decreto ministeriale, ha riscritto il calendario delle scadenze contabili e anche se è comunque stata necessaria una proroga al 15 marzo quest’anno ben 4.695 comuni, il 59% del totale, hanno iniziato l’anno corrente con un bilancio di previsione già approvato e non si sono avvalsi del tempo aggiuntivo concesso dal Viminale.

Stando a quanto emerso da un’elaborazione di Centro Studi Enti Locali, basata sui dati della Banca dati delle Amministrazioni Pubbliche (Bdap-Mef), sono stati approvati entro il 15 marzo scorso i bilanci dell’84% dei comuni italiani. All’appello mancano quelli di 1.268 comuni. Questi enti hanno un profilo abbastanza preciso: la stragrande maggioranza è di piccole dimensioni. Nove di questi comuni su dieci hanno infatti meno di 10mila abitanti e il 64% è localizzato al sud e nelle isole. Nel nord Italia, nel suo complesso, risulta essere stato già trasmesso al Mef il 92% dei preventivi. In particolare, spiccano per efficienza: Emilia Romagna e Valle d’Aosta (entrambe a quota 96%) e Trentino Alto Adige e Veneto (95%). Ottimi anche i risultati registrati in: Lombardia (93%), Friuli Venezia Giulia (90%) e Piemonte (89%). Chiude il cerchio la Liguria, con l’85% di comuni adempienti.

Scendendo verso sud la percentuale decresce gradualmente, restando comunque buona al centro, dove mediamente sono stati già approvati e trasmessi 89 bilanci su 100. A trainare verso l’alto questo gruppo sono soprattutto Toscana (95%), Marche e Umbria (93%). Più indietro i comuni laziali, fermi a quota 81%. Meno rosea, ma comunque in netto miglioramento rispetto al passato, la situazione del Mezzogiorno dove i comuni più tempestivi sono stati 6 su 10. In particolare, le 3 regioni in assoluto più distanti dalla media nazionale sono – nell’ordine – la Sicilia, la Calabria e la Campania.

Nella banca dati gestita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla data del 24 aprile, risultano essere stati acquisiti soltanto 117 bilanci di previsione di comuni siciliani su 391, meno di uno su tre. Al di là dello Stretto ne sono stati trasmessi 236 su 404 (58% del totale), in Campania il 67% dei preventivi sono stati approvati nei tempi. Prima della classe, per quanto riguarda il meridione, è la Basilicata (92% di bilanci approvati), seguita a breve distanza dalla Sardegna (885) e dalla Puglia (86%). Chiudono il cerchio l’Abruzzo e il Molise, rispettivamente con l’80% e il 77% di comuni che hanno già inviato al Ministero il proprio preventivo.

Secondo il Centro Studi Enti Locali questi dati, nel loro insieme, testimoniano un effetto tangibile prodotto dalla nuova programmazione ma preoccupa la distanza abissale che continua a caratterizzare i risultati ottenuti da enti di territori diversi. Il processo di riforma della contabilità e dell’ordinamento degli enti locali, i cui cantieri sono aperti, dovrà necessariamente tenere conto anche delle criticità finanziarie e organizzative, ormai strutturali ed endemiche, di alcuni territori e individuare delle soluzioni efficaci per far sì che queste distanze siano colmate.

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Politica

Europee: Vannacci presenta il suo libro giovedì a Napoli

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Roberto Vannacci, candidato della Lega alle elezioni europee, presenterà il suo libro “Il mondo al contrario” giovedì 2 maggio a Napoli. Lo annuncia Luigi Mercogliano, presidente per la Campania del comitato “Il mondo al contrario” che trae il suo nome dal titolo del libro scritto da Vannacci. La presentazione del libro si terrà giovedì 2 maggio alle ore 17 nel teatro del centro culturale “In arte Vesuvio”. Interverranno alla presentazione con l’autore il presidente campano di “Mondo al contrario” Luigi Mercogliano, il giornalista Sergio Angrisano e lo scrittore Massimo Scalfati.

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Politica

Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

La commissione Antimafia ha ufficialmente convocato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano per il 2 maggio. Lo si apprende da fonti della commissione secondo le quali l’audizione è fissata per le 10.30.

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