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Harvard contro Trump, Enos: «È un attacco autoritario, come nella Cina maoista»

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«Le richieste del presidente Donald Trump alle università americane ricordano la Cina maoista». A dirlo è Ryan Enos, docente di Scienze politiche ad Harvard e direttore del Center for American Political Studies. Secondo il professore, il recente blocco da parte della Casa Bianca di oltre 2 miliardi di dollari destinati ad Harvard segna un punto di rottura senza precedenti nel rapporto tra politica e accademia negli Stati Uniti.

Per Enos, si tratta di una mossa anticostituzionale: «È una violazione della Costituzione e del diritto amministrativo», afferma. E avverte: l’attacco all’università simbolo dell’élite americana è in realtà un attacco a tutto il sistema non-profit statunitense, con conseguenze che potrebbero minare le fondamenta della società civile.

Harvard accusata di “follie ideologiche”, ma Enos replica: «Trump cerca solo il controllo»

L’amministrazione Trump ha accusato Harvard di promuovere «follie ideologiche» e persino di essere «ispirata dal terrorismo». Enos respinge con forza le accuse: «Sono solo pretesti. Trump vuole attaccare l’istruzione superiore perché è un leader autoritario in cerca di controllo». Tra le richieste imposte dal governo: l’eliminazione dei programmi di diversità e modifiche nella governance interna delle università. Per il docente, è «una minaccia esistenziale per l’autonomia accademica» che rischia di trasformarsi in un precedente pericoloso.

Ryan Enos. Docente di Scienze politiche ad Harvard e direttore del Center for American Political Studies

Il pubblico americano e il rischio per la libertà accademica

Secondo Enos, la società americana ha ancora fiducia nel proprio sistema universitario. Ma avverte: «Se gli americani capiranno che Trump sta attaccando queste istituzioni, non lo appoggeranno». L’università, dice, è ancora percepita come un simbolo di eccellenza e libertà, valori che il conflitto in corso potrebbe minare irreversibilmente.

Alla domanda se si tratti di un episodio isolato o parte di una strategia più ampia, Enos è chiaro: «È parte di un attacco autoritario più vasto, che vediamo anche in altri regimi nel mondo». E lancia l’allarme: «Colpendo le università, si colpiscono la ricerca scientifica e la sanità pubblica».

Harvard resiste, ma il futuro resta incerto

Per contrastare il blocco dei fondi, Harvard ha annunciato l’emissione di 750 milioni di dollari in obbligazioni. Una misura d’emergenza che, secondo Enos, non può essere sostenibile nel lungo periodo. Ma l’università non può tirarsi indietro: «Deve combattere ora per restare libera in una società libera».

In un contesto sempre più polarizzato, anche la libertà accademica diventa terreno di scontro politico. L’ex presidente Barack Obama ha difeso apertamente l’università, ma Enos ammette che non sa se la questione possa spaccare il paese anche su questo fronte.

L’appello finale: «La leadership americana è in gioco»

Per Enos, quanto sta accadendo rappresenta un passaggio critico per il ruolo delle università nella democrazia americana. «È un momento in cui la leadership degli Stati Uniti è in pericolo. Ma se riusciremo a superarlo, potremo dimostrare al mondo di essere ancora un faro di eccellenza e libertà accademica».

(Immagine in evidenza creata con sistemi di intelligenza artificiale)

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Trump affida il dialogo con Mosca al suo uomo di fiducia Witkoff, uno che fa affari con oligarchi russi

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Donald Trump ha estromesso Keith Kellogg dai contatti sulla guerra in Ucraina. Il generale, pur essendo l’inviato ufficiale della Casa Bianca, è stato considerato in conflitto d’interessi per via del lavoro della figlia, che collabora con un’agenzia impegnata a fornire farmaci a Kiev. La notizia, rilanciata dalla stampa russa e dai servizi d’intelligence di Mosca, ha spinto Trump a escluderlo dalle trattative.

Witkoff entra in scena senza incarichi ufficiali

Al suo posto, Trump ha affidato i contatti con il Cremlino a Steve Witkoff, immobiliarista newyorkese e suo collaboratore personale. Witkoff non ha alcuna esperienza diplomatica né una posizione formale all’interno delle istituzioni americane. Tuttavia, gode della fiducia diretta dell’ex presidente e sembra avere piena libertà d’azione nei rapporti con la Russia.

L’ombra dell’oligarca Blavatnik nei suoi affari

A rendere controversa la scelta di Witkoff è il suo socio d’affari, Leonard Blavatnik, miliardario nato a Odessa, naturalizzato americano e britannico, considerato uno degli oligarchi più influenti. Blavatnik è finito nella lista delle sanzioni dell’Ucraina per i suoi rapporti con l’economia russa. Con Witkoff ha gestito operazioni immobiliari per oltre un miliardo di dollari.

Gli affari miliardari costruiti nell’era post-sovietica

Blavatnik ha fatto fortuna negli anni delle privatizzazioni in Russia. Con Mikhail Fridman e Viktor Vekselberg ha acquisito la compagnia petrolifera TNK e, nel 2003, ha siglato una partnership con British Petroleum. L’operazione si è conclusa nel 2013 con la vendita a Rosneft per 56 miliardi di dollari, con l’appoggio politico del Cremlino.

Trump ignora i rischi e tira dritto

Nonostante la posizione ambigua di Blavatnik — che ha definito la guerra “inimmaginabile” senza mai accusare Putin — Trump continua a considerare valido il canale con Mosca tramite Witkoff. Le attività comuni tra i due sono proseguite anche dopo l’inizio della guerra in Ucraina, con un recente investimento da 85 milioni di dollari. Per Trump, nessun problema. O forse, proprio per questo, un vantaggio.

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Il deputato Chiquinho Brazão accusato dell’omicidio di Marielle perde il mandato

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La Camera dei deputati del Brasile ha dichiarato giovedì 24 aprile la perdita del mandato del deputato federale Chiquinho Brazão, uno dei rinviati a giudizio accusati di aver agito come mandante dell’omicidio della consigliera comunale Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes, nel 2018. Lo rende noto Agência Brasil. La decisione è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Camera ed è stata giustificata sulla base dell’articolo della Costituzione che determina la perdita del mandato del parlamentare che “non si presenti in ogni sessione legislativa a un terzo delle sessioni ordinarie della Camera”.

Brazão è stato arrestato nel marzo dello scorso anno ma ha lasciato il carcere all’inizio di aprile di quest’anno dopo che il giudice della Corte suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, ha concesso gli arresti domiciliari all’oramai ex deputato. Nella sua decisione, Moraes ha concordato con il bollettino medico presentato dal carcere di Campo Grande dove era recluso secondo il quale, Brazão ha una “delicata condizione di salute” con “alta possibilità di soffrire un malore improvviso con elevato rischio di morte”.

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Lavrov, Trump ha ragione su direzione Russia-Usa su Ucraina

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“Donald Trump ha ragione ad affermare che Stati Uniti e Russia si stanno muovendo nella giusta direzione per quanto riguarda la risoluzione del conflitto ucraino”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista alla Cbs, riporta la Tass. “Il presidente degli Stati Uniti crede, e ritengo a ragione, che ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Le forze armate russe – ha detto ancora Lavrov – stanno conducendo attacchi in Ucraina solo contro obiettivi militari o siti utilizzati dall’esercito ucraino. Il presidente russo Vladimir Putin lo ha già ribadito in più occasioni”.

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