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Harry umilia Murdoch e i tabloid: vuole mea culpa, scuse e mega risarcimento

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harry e meghan

Scuse, ammissione di colpa su tutta la linea e mega risarcimento. Ha il sapore dell’umiliazione imposta a Rupert Murdoch l’accordo extra giudiziale formalizzato dagli avvocati dei tabloid britannici del News Group Newspapers (Ngn) di proprietà del vecchio squalo australiano con quelli del principe Harry per mettere fine al capitolo più clamoroso della battaglia legale intentata dal secondogenito di re Carlo III contro le ossessive intrusioni della stampa popolare d’oltre Manica nel privato suo e di altri vip; ed evitare un processo pubblico.

Una transazione che per il principe ribelle significa rinuncia all’obiettivo dichiarato di una condanna in tribunale (ottenuta nei mesi scorsi nei confronti di un altro editore, quello del Daily Mirror), ma che comunque rappresenta una vittoria schiacciante agli occhi di quasi tutti i commentatori. Un riconoscimento sostanziale delle ragioni d’una crociata portata avanti – da solo o assieme alla consorte Meghan – a dispetto degli imbarazzi del padre o del fratello separato ed erede al trono William dopo il traumatico strappo dalla Royal Family del 2020 con trasferimento negli Usa.

Da dedicare ora anche e soprattutto alla memoria della madre Diana: morta 28 anni fa nel tragico incidente parigino del tunnel dell’Alma, vittima nel suo ricordo mai davvero cicatrizzato dell’ultimo inseguimento implacabile di reporter e paparazzi senza freni. L’accordo è stato sancito dinanzi all’Alta Corte di Londra, dove il giudice Timothy Fancourt ha archiviato il processo che sarebbe dovuto iniziare oggi dopo il rinvio chiesto ieri dalle parti sulle sfondo del rilancio di un braccio di ferro negoziale dell’ultimo minuto. L’ammontare dell’indennizzo non è stato rivelato, come sempre in questo tipo di transazioni, ma sarà “sostanzioso”.

Ciò che più conta per determinare chi abbia vinto e chi abbia perduto è tuttavia il contesto dell’intesa: non limitata alla compensazione in denaro, come nel caso delle altre 40 celebrità (compresi l’attore Hugh Grant o l’ex premier laburista Gordon Brown) ritiratisi in precedenza dall’azione legale; bensì allargata all’ammissione piena delle colpe attribuite dai due denuncianti superstiti – Harry e lord Tom Watson, ex vice leader del Labour – sia al Sun sia al defunto News of the World, simboli del sensazionalismo mediatico di casa Murdoch. Una sorta di confessione pubblica, letta dall’avvocato Anthony Hudson a nome del team difensivo di Ngn con tanto di “scuse complete e inequivocabili” rivolte al “Duca di Sussex” come a “Lord Watson”, in cui si ammette l’esistenza continuativa per anni di attività di “intercettazione telefonica, sorveglianza e abuso d’informazioni compiute da reporter e investigatori privati su incarico” dei vertici editoriali e giornalistici.

Mea culpa che copre l’intero arco di tempo indicato negli atti d’accusa, fra il 1996 e il 2011, e suggella il coinvolgimento diretto dei vertici, negato strenuamente fino a due giorni fa. Arrivando a evidenziare nero su bianco “l’impatto” su Harry delle incessanti e “gravi intrusioni nella sua vita privata”, perpetrate fin da quando era solo un ragazzo, e quello sulla compianta Lady D. Un risultato “straordinario” persino nelle parole della royal correspondent di Sky News Uk, ex gioiello della corona dell’impero mediatico britannico di Murdoch, che i legali dell’azienda provano a minimizzare aggrappandosi al tentativo di negare una certificazione di illegalità provata – in assenza di sentenze formali – degli abusi contestati (e ora ammessi). Ma che il duca di Sussex rivendica senza sconti, ritagliandosi il diritto di diffondere numeri chiave e dati shock del corposo dossier d’accusa che ha spinto Ngn a cedere per sfuggire nel processo a rivelazioni testimoniali pubbliche di dettagli disastrosi per la sua reputazione e a un prevedibile verdetto giudiziario devastante.

Il gruppo Murdoch, rivela David Sherborne, numero uno del collegio legale del principe, “ha illecitamente impiegato più di 100 investigatori privati in oltre 35.000 occasioni in 16 anni” solo per perseguitare Harry. Tratteggiando i contorni di una caccia all’uomo ai limiti dell’ossessione e riferendosi all’epilogo odierno come a una “vittoria monumentale” della giustizia: il riconoscimento di un codice di comportamento ispirato ad “azioni illegali e di palese disprezzo della legge” ammesso come tale “dopo infinite resistenze, smentite, battaglie giudiziarie”. E dopo “più di un miliardo di sterline di pagamenti di spese legali”.

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Trump: la Crimea resterà alla Russia, Zelensky lo sa

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Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.

“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”

«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.

“Questa guerra non doveva accadere”

Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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