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Green pass dopo la prima dose, servirà per viaggi ed eventi

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Non solo i matrimoni. Il green pass servira’ anche per accedere a partite e competizioni sportive, concerti e, quando riapriranno, anche alle discoteche. Archiviato il decreto che posticipa il coprifuoco alle 23 per poi cancellarlo il 21 giugno e fissa il cronoprogramma delle riaperture fino all’inizio di luglio, il governo comincia a lavorare alle misure per l’estate puntando su due fattori: l’arrivo di 20 milioni di dosi nel mese di giugno consentira’ di portare il totale degli italiani immunizzati con una dose a circa 30 milioni, piu’ del 50% della popolazione vaccinabile; il commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo ha fissato per meta’ luglio l’obiettivo di aver vaccinato con il richiamo il 60% degli italiani. Percentuali che non rappresentano l’immunita’ di gregge ma che consentono comunque di mettere in campo una serie di ragionamenti per permettere agli cittadini e ai turisti stranieri che verranno nel nostro paese di vivere i mesi di luglio e agosto con le restrizioni ridotte al minimo. Ecco perche’ una delle principali novita’ del decreto e’ proprio quella introdotta con l’articolo 14: ‘disposizioni in materia di rilascio e validita’ delle certificazioni verdi Covid-19′. Il green pass rilasciato al termine del completamento del ciclo vaccinale durera’ 9 mesi e non piu’ sei. Dopo la prima dose, inoltre, verra’ consegnato un certificato che avra’ lo stesso valore e durera’ dal 15/esimo giorno successivo alla somministrazione fino all’inoculazione della seconda dose. Nel decreto e’ indicato che il pass – o anche il certificato di avvenuta guarigione o un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti – dovra’ essere utilizzato per accedere alle feste di matrimoni, battesimi o comunioni ma si sta lavorando per estenderlo ad altri eventi come i congressi e per assistere agli eventi sportivi, ai concerti e entrare in discoteca, quando verranno riaperte. Forza Italia ha gia’ presentato un emendamento al decreto affinche’ chi ha il green pass possa avere anche libero accesso per andare a trovare i propri cari negli ospedali. Ad indicare i criteri per stabilire il numero delle persone che potranno partecipare agli eventi sara’ il Comitato tecnico scientifico che venerdi’ dovrebbe pronunciarsi sulle feste post matrimoni. L’orientamento sarebbe quello di non porre limiti al numero di invitati per gli eventi all’aperto e di prevedere invece un contingentamento per quelli al chiuso, in base alla capienza del luogo ridotta almeno al 50%. E’ gia’ scontato, invece, che resteranno sia all’aperto che al chiuso il distanziamento e l’uso della mascherina. A inizio giugno, inoltre, il governo fara’ un nuovo check alle misure in vigore ed e’ gia’ partito il pressing di centrodestra, categorie economiche e regioni. La Lega ha individuato il primo obiettivo, l’anticipo del settore del wedding, che e’ lo stesso su cui insiste il diretto competitor a destra, la leader di FdI Giorgia Meloni. La richiesta e’ di anticipare all’11 giugno la ripartenza e di non porre limiti agli invitati se vaccinati, guariti o con tampone. Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, invece, ipotizza la possibilita’ di togliere la mascherina all’aperto tra la fine di luglio e l’inizio di agosto e non chiude alla richiesta che arriva da piu’ parti di anticipare la riapertura delle piscine al chiuso, prevista dal decreto il 1 luglio. “E’ opportuno avviare un percorso che possa portare a una revisione della data di riapertura”. Le Regioni hanno puntato invece il sistema delle fasce di colore, chiedendone la cancellazione. Ma un risultato lo hanno gia’ ottenuto con la modifica dei parametri che determinano le zone. L’indice di diffusione del contagio, l’Rt, continuera’ infatti ad incidere sul monitoraggio settimanale fino al 16 giugno, ma in caso di discordanza delle valutazioni con i nuovi criteri le Regioni verranno collocate nella fascia di colore inferiore. Come funziona il nuovo sistema? in zona bianca si entra con un’incidenza inferiore a 50 casi ogni 100mila abitanti per tre settimane consecutive e un rischio basso. In zona gialla si va con un’incidenza tra 50 e 150 casi o se l’incidenza e’ tra 150 e 250 casi con il tasso di occupazione dei posti letto in area medica sotto il 30% e quello di terapia intensiva sotto il 20%. In zona arancione, invece, si va con un’incidenza tra 150 e 250 casi oppure se ci sono dati da gialla ma un ‘rischio alto’. In zona rossa, infine, si entra con l’incidenza superiore a 250 casi o se e’ tra 150 e 250 casi ma l’occupazione dei posti letto e’ superiore al 40% in area medica e al 30% nelle rianimazioni.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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