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Politica

Governo traballante, lunedi’ le”condizioni” di Conte per andare avanti

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I venti di crisi e l’ombra di una risposta senza sconti che l’Ue darà all’Italia. E’ in questa strettoia che il governo giallo-verde si avvicina alla sua settimana piu’ difficile. Nel giorno del ricevimento al Quirinale per la Festa della Repubblica il riverbero dello scontro di ieri sulla lettera da inviare all’Ue e’ ancora evidente. I rapporti tra M5S e Lega restano gelidi mentre il premier Giuseppe Conte e’ gia’ al lavoro al suo discorso, forse,piu’ importante: quello che lunedi’, in una conferenza stampa, fara’ agli italiani. Il premier intende parlare agli italiani con sincerita’. Ma il suo sara’ un discorso rivolto anche, e forse soprattutto, alle forze della maggioranza. E se non sara’ un “aut-aut” sara’, perlomeno, un ultimo richiamo alle condizioni senza le quali, secondo il presidente del Consiglio, il governo non puo’ andare avanti. Per il premier, insomma, e’ il momento della chiarezza. E lunedi’ intende elencare con nettezza i presupposti perche’ l’era giallo-verde continui. Presupposti basati sulle cose da fare, sugli interventi da mettere in campo per dare sprint ad una crescita finora impercettibile e, allo stesso tempo, rispondere con i fatti ad un’Europa che potrebbe arrivare a chiedere l’apertura della procedura d’infrazione.

ùIl verdetto di Bruxelles arrivera’ mercoledi’ e, a quel punto, l’Italia avra’ un mese per evitare una manovra bis. Per mercoledi’, invece, molto probabilmente Luigi Di Maio e Matteo Salvini non avranno ancora organizzato l’atteso vertice con Conte. Dalla riunione – o anche solo dalla sua convocazione – dipende molto del futuro del governo. Complice la campagna per i ballottaggi e il tour elettorale di Salvini – con il premier tra l’altro il 5 e 6 giugno ad Hanoi – e’ plausibile che il vertice a tre possa tenersi giovedi’ notte o venerdi’ mattina quando poi potrebbe riunirsi anche il Consiglio dei ministri. Ma tutto, in queste ore, sembra appeso a un filo. Nel Movimento 5 Stelle negano che sara’ Di Maio a rompere. Ma l’impressione e’ che lo scontro di ieri sulla lettera abbia insinuato, anche nel M5S, piu’ di un dubbio sulla convenienza di continuare l’alleanza con la Lega. “Se comando io? Io chiedo solo il rispetto del contratto”, sottolinea Salvini ricordando le priorita’ della Lega: flat tax, autonomia, Tav, decreto sicurezza. Al Quirinale, i tre protagonisti cercano pero’ di smorzare i toni. Ad un certo punto Salvini e Conte si abbracciano calorosamente con il ministro dell’Interno che scandisce: “ci vogliamo bene, benissimo!”. Piu’ freddi i rapporti tra i due vicepremier. Dopo essersi ignorati Salvini si avvicina per salutare Di Maio. I due si stringono la mano poi si fanno fare anche una foto insieme da Enrico Mentana. “Ci vediamo lunedi’ o martedi’?”, chiede il leader M5S. “Ci vediamo, ci sentiamo…”, replica Salvini. Di certo, premier e vicepremier si vedono tornano a vedersi sul Colle piu’ alto nel giorno in cui il presidente Sergio Mattarella, la cui attenzione alla tenuta dei conti e’ altissima, si muove con un monito netto sottolineando l’importanza del dialogo e del rispetto reciproco e invitando, neanche troppo implicitamente, i due alleati ad una maggiore sinergia. Sinergia che, al momento, sembra lontanissima tra Lega e Ue. “Vedremo chi avra’ la testa piu’ dura”, promette Salvini promettendo di usare il suo 34% non per una poltrona, ma per dire all’Europa di “lasciarci lavorare. Meno tasse e piu’ lavoro”. Meno battagliero Di Maio che, in un post sul blog, plaude all’ultima versione della lettera Ue chiedendo, maliziosamente, chi avesse concordato la prima bozza. “Non la spesa sociale, l’unica cosa da tagliare sono le tasse ai cittadini. Un altro governo Monti anche no”, sottolinea il leader del M5S.

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Politica

Atto di clemenza per onorare Papa Francesco: la politica torna a discutere di indulto e liberazione anticipata

Casini, Boschi, Serracchiani e altri parlamentari rilanciano l’appello di Papa Francesco: proposto l’indulto per l’ultimo anno di pena. Forza Italia apre, centrodestra diviso.

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Nel clima sospeso di queste giornate post-festive, scosse dalla solennità dei funerali di Papa Francesco, la politica italiana rispolvera un tema delicato e mai risolto: l’atto di clemenza verso i detenuti, nel nome del Pontefice scomparso. È stato Pier Ferdinando Casini, con un intervento sul Corriere della Sera, a riaprire il dibattito, rilanciando l’appello di Papa Francesco per una giustizia più umana, espresso simbolicamente all’apertura dell’Anno giubilare nel carcere di Rebibbia.

A farsi portavoce di questa istanza anche il movimento radicale Nessuno Tocchi Caino, che ha proposto la liberazione anticipata per i detenuti con un solo anno di pena residua. Una proposta già sottoscritta da parlamentari di diversi schieramenti: Maria Elena Boschi (Italia Viva), Debora Serracchiani (Pd), Luana Zanella (Avs), Maurizio Lupi (Noi Moderati), fino ad arrivare a Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato.

“Un minimo di coerenza vorrebbe che la politica, commossa ai funerali del Pontefice, dia un segnale concreto, non solo retorico”, ha dichiarato Zanettin. A fargli eco, Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera: “Serve una misura straordinaria, non un perdono indiscriminato”.

Tuttavia, non mancano i contrasti: Fratelli d’Italia e Lega restano silenziosi o critici, ricordando le frizioni già esplose nel centrodestra quando, lo scorso anno, Forza Italia sembrava aprire alla proposta di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata. Apertura poi rientrata dopo le tensioni con gli alleati.

Intanto, al ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto conferma che è allo studio un provvedimento sull’uso eccessivo della custodia cautelare, ma frena su condoni e amnistie: “È giusto dire che si esce dal carcere solo perché non c’è posto? No. Lo sfratto non è incline alla funzione rieducativa della pena”.

Il confronto resta acceso, ma l’eredità spirituale e sociale di Papa Francesco torna a farsi sentire anche nelle aule parlamentari, spingendo una parte della politica a immaginare un gesto di clemenza come segno di civiltà e memoria.

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Politica

Giorgia Meloni guarda al 2027: “Realizzare tutto il programma, poi tornerò dagli elettori”

A metà legislatura Giorgia Meloni punta al 2027: “Portare a termine il programma del centrodestra”. Confronto con i sindacati l’8 maggio, riforme e lavoro in primo piano.

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A metà legislatura, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni fissa già l’orizzonte del prossimo voto: il 2027, quando intende ripresentarsi agli italiani potendo dire “ve lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto”. In un’intervista concessa ad AdnKronos, la leader di Fratelli d’Italia chiarisce di voler portare a termine l’intero programma del centrodestra, affrontando sfide ancora aperte come la natalità, il costo dell’energia e la sicurezza sul lavoro.

GUIDO CROSETTO MINISTRO DIFESA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI (Foto Imagoeconomica)

Il nodo lavoro e le critiche delle opposizioni

L’intervista arriva dopo un Primo Maggio segnato dalle dure contestazioni dell’opposizione. Elly Schlein accusa Meloni di “mentire a viso aperto sui numeri del lavoro”, mentre Giuseppe Conte parla di “presa in giro ai danni dei lavoratori” e Matteo Renzi sottolinea il record negativo di emigrazione dall’Italia: “191mila persone hanno lasciato il Paese nel 2023”. Meloni rivendica però i risultati raggiunti e lancia l’obiettivo di essere ricordata come la premier che ha aumentato l’occupazione e ridotto il precariato, annunciando il confronto con le parti sociali previsto per l’8 maggio e una dotazione di 1,25 miliardi per nuove misure in materia di lavoro e sicurezza.

Riforme e legge elettorale, la partita del premierato

L’orizzonte resta la primavera 2027, ma le voci di elezioni anticipate al 2026 continuano a circolare. Nel centrodestra, intanto, si intensificano le riflessioni sulla legge elettorale, strettamente connesse alla riforma del premierato, “madre di tutte le riforme” secondo Meloni. Non è un mistero che la presidente preferirebbe una forma di governo presidenziale, ma per ora ribadisce l’impegno sul testo in discussione alla Camera da dieci mesi.

GIANCARLO GIORGETTI MINISTRO ECONOMIA, LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI

“Sessismo contro di me nel silenzio generale”

Nell’intervista, Meloni confessa di essere rimasta “colpita” da “attacchi sessisti vergognosi” subiti in questi anni, lamentando l’indifferenza di chi si riempie la bocca con i diritti delle donne. La replica di Maria Elena Boschi (Italia Viva) non si fa attendere: “FdI ha usato sessismo contro di me per anni. Giorgia, basta chiacchiere e vittimismo. Governa se sei capace”.

Rapporti internazionali: da Trump a Macron

Meloni conferma la sua “relazione speciale” con Donald Trump, riconosciuta anche dalla Casa Bianca, e racconta del consiglio dato al presidente serbo Aleksandar Vucic prima del suo incontro a Mar-a-Lago con l’ex presidente Usa. “Meglio parlare con lui lì che a Washington”, avrebbe detto lei. Il legame con gli Stati Uniti resta saldo: “Difenderemo i nostri interessi con lealtà, ma senza subalternità”, spiega Meloni.

Sul fronte europeo, rivendica un rapporto pragmatico con Ursula von der Leyen, fondato su “stima e franchezza”, e auspica una rimodulazione del Green Deal. Conta di trovare una sponda nel possibile prossimo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e descrive i rapporti con Macron come “di collaborazione e sana competizione” tra due leader di famiglie politiche diverse, ma con interessi comuni.

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Politica

Ministro Giuli: scudetto al Napoli? Rallegra il cuore di un romano e un romanista come me

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“Napoli non è in odore di scudetto, ma è in profumo di scudetto. Io sono romano e romanista, ma innamorato di Napoli. Sappiamo bene che in passato ci sono stati terribili episodi che hanno riguardato le tifoserie della Roma e del Napoli. Oggi sentire Napoli in profumo di scudetto è una cosa che rallegra il cuore di un romano e di un romanista”. Così il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, sulla corsa scudetto, a margine della sua visita al cantiere dell’Albergo dei poveri a Napoli.

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