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Cronache

Funerali con centinaia di ultras per Daniele Belardinelli, l’interista che organizzò l’agguato ai napoletani ma rimase ucciso

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Un migliaio di persone a Morazzone, in provincia di Varese, nel pomeriggio, per i funerali di Daniele ‘Dede’ Belardinelli, l’ultras del Varese morto dopo gli scontri di Santo Stefano, a Milano, prima di Inter-Napoli. Applausi all’uscita del feretro, al termine della celebrazione nella Chiesa di Sant’Ambrogio. Diversi gli ultras, con la sciarpa della squadra del cuore al collo, presenti per l’ultimo saluto al 39enne di Morazzone, leader dei ‘Blood Honour’, frangia calda del tifo biancorosso. Tra gli altri, anche tifosi dell’Inter, del Milan, del Brescia e dello Spezia. Fra le corone di fiori anche una con la scritta ‘Ciao Dede’.

E’ stato “sormontato” da un’auto quando era gia’ a terra, da una macchina ‘pesante’ che gli e’ passata sopra con gli pneumatici all’altezza del bacino, provocandogli uno spostamento dell’anca verso gli organi interni che si sono lesionati. Lesioni che hanno poi causato la morte. Sarebbero questi, da quanto si e’ saputo, i primi esiti degli esami autoptici svolti in questi giorni sul cadavere di Daniele Belardinelli, l’ultra’ del Varese morto in ospedale dopo essere stato investito da una o due macchine all’inizio degli scontri tra ultras prima di Inter-Napoli il 26 dicembre. Gli accertamenti dei medici legali avrebbero, dunque, confermato che un’auto gli e’ passata sopra (ci sarebbero anche segni di pneumatici sul giubbotto che indossava), mentre non sono emerse al momento altre ferite diverse da quelle cagionate dall’investimento. Resta, tra l’altro, da verificare l’ipotesi che Belardinelli possa essere stato colpito da una prima auto prima di essere schiacciato da una seconda. Cinque, da quanto si e’ saputo, le macchine sequestrate a Napoli per accertamenti.

Ma come è morto Belardinelli? Degli esami autoptici che sono terminati la scorsa settimana (la relazione verra’ consegnata entro 30 giorni, verso meta’ febbraio), se ne e’ occupata l’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che ha lavorato ai piu’ noti casi di cronaca degli ultimi anni, tra cui l’omicidio di Yara Gambirasio. E con lei anche il medico legale Vera Merelli. Stando agli incarichi conferiti dal procuratore aggiunto Letizia Mannella, che indaga assieme ai pm Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri, spettera’, invece, al genetista Andrea Piccinini isolare eventuali tracce di Dna sui vestiti di Belardinelli. In particolare, sul giubbotto e sui jeans che indossava quella sera. Analisi in calendario in questi giorni e che potrebbero servire per individuare coloro che per primi spostarono il corpo dalla carreggiata dopo l’investimento. Si cerca anche il Dna di Belardinelli sulle auto sequestrate, tra cui, oltre ad una Volvo V40 di cui si era parlato nelle scorse settimane, figurano anche un’Audi e una Renault Kadjar, su cui sono in corso approfondimenti nell’inchiesta condotta dalla Digos. Infine, tra gli accertamenti irripetibili anche una consulenza cinematica assegnata all’ingegnere Remo Sala che dovra’ cercare di ricostruire la dinamica dell’investimento. Anche i difensori degli oltre 30 indagati per rissa aggravata e omicidio volontario – tra cui ad esempio i legali Mirko Perlino (difende i capi ultras interisti Marco Piovella e Nino Ciccarelli), Alberto Tucci (rappresenta Luca Da Ros che ha collaborato) ed Emilio Coppola che difende alcuni degli indagati napoletani – hanno potuto nominare loro consulenti per tutte le analisi che si svolgeranno anche nei prossimi giorni.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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Cronache

“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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