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Cronache

Fisco, assolta Simona Ventura dall’accusa di evasione

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”E’ stata assolta con formula piena, “perche’ il fatto non sussiste”, la conduttrice tv Simona Ventura, imputata per una presunta evasione fiscale da circa 500mila euro. Lo ha deciso il giudice della seconda sezione penale di Milano Sandro Saba, mentre la Procura aveva chiesto una condanna a 1 anno e 4 mesi. Ha tirato un respiro di sollievo ‘Super Simo’ per la chiusura della vicenda. “Oggi e’ finito un incubo lungo 3 anni e mezzo. Essere accusata di ‘elusione fiscale’ di ‘frode’, e’ stato duro da sentire e da incassare, anche perche’, se ho una colpa, e’ stata quella di fidarmi totalmente delle persone che non lo meritavano affidando loro la mia vita”, ha detto in serata in un post sui suoi profili social. “Non ho mai commesso nessun reato. Il fango che, in fase preliminare, mi e’ arrivato addosso dal mondo dei social e dei blog, mi ha ferito nel profondo – sottolinea – Le accuse che arrivano dai famosi e celeberrimi ‘leoni da tastiera’ fanno male, soprattutto a chi (come me) sa di essere innocente”. “‘Male non fare paura non avere’ diceva mia nonna, anche se, al giorno d’oggi la calunnia, piu’ che un venticello e’ un uragano. Grazie anche a voi, che mi state sempre vicino. Noi, insieme, urlando nel cielo: Crederci sempre arrendersi mai!”, conclude Ventura. La vicenda, come ha spiegato Jacopo Pensa suo difensore assieme a Federico Papa, “durava da tre anni e la teneva sotto scacco” con una notevole “ansia per quello che poteva succedere in caso di condanna. Ora e’ sollevata” “Lei mai avrebbe pensato di trovarsi di fronte alla giustizia penale – ha detto il legale -. In aula ha proclamato la sua buona fede e non ha mai avuto alcuna percezione di aver commesso qualcosa di irregolare nei rapporti con il fisco. Il Tribunale ha capito come sono andate le cose”. Stando alle indagini, tra il 2012 e il 2015, Ventura avrebbe fatto confluire parte dei suoi ricavi e addebitato parte dei suoi costi ad una societa’, la Ventidue srl, mentre avrebbe dovuto computare tutto, sia le entrate che le uscite, nella sua dichiarazione dei redditi come persona fisica. Da qui l’accusa che era contestata di “dichiarazione infedele dei redditi”. Al centro dell’inchiesta c’erano i compensi relativi ad alcuni contratti, siglati soprattutto con tv, sullo sfruttamento dei diritti di immagine. Contratti cosiddetti ‘sdoppiati’, molto comuni nel settore fino a qualche anno fa, con una porzione dei compensi pagata direttamente agli artisti e un’altra parte a societa’ a loro riferibili. “Sono 34 anni che lavoro nel mondo dello spettacolo e non mi sono mai interessata di aspetti tributari”, aveva spiegato la conduttrice in aula il 18 novembre 2020. “Ho sempre delegato a professionisti – aveva proseguito – e lo dico non per scaricare su di loro, ma perche’ avevo fiducia”. Ha chiarito che a fine anni ’90 aveva creato la Ventidue srl in quanto “era normale in questo mondo fare una societa’ per i diritti di immagine, era importante averla poiche’ poteva essere usata anche in altri settori e io ho seguito il consiglio dei professionisti, perche’ era la prassi”. E aveva concluso davanti al giudice: “Mi trovo ad essere accusata di aver evaso il Fisco, lo trovo profondamente ingiusto, una cosa che anche per me e’ una vergogna e non ho nessuna colpa”. Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 90 giorni.

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Commando armato tra i vicoli dei Quartieri: volevano uccidere

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Armi in pugno, volti coperti, in quattro hanno fatto irruzione nell’androne di Foqus, la Fondazione Quartieri Spagnoli, in via Portacarrese a Montecalvario. Erano circa le mezzanotte di domenica scorsa e i componenti del commando erano convinti che lì dentro si nascondesse l’uomo che stavano inseguendo per uccidere, come vendetta per un precedente agguato, avvenuto due settimane prima in via Nardones. Non trovandolo, sono fuggiti via. Attimi di terrore per il custode, che ha denunciato tutto.

Il contesto: vendetta e criminalità

Secondo le indagini della Squadra Mobile diretta da Giovanni Leuci, quella incursione armata è stata la risposta a un episodio camorristico. Un agguato, avvenuto a tarda notte tra i vicoli del centro, documentato grazie alla testimonianza di uno studente. L’inchiesta è condotta dalla DDA con il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Amato. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza confermano la dinamica e il livello di pericolosità dei quattro incappucciati, armati di pistole e fucili.

L’emergenza criminale e il caso minorenni

L’attacco a Foqus arriva in un momento già delicato per Napoli, dove si sta alzando l’allarme sulla presenza di armi tra i giovanissimi. Solo pochi giorni fa due ragazzini di 14 e 15 anni sono stati pugnalati da coetanei nei pressi di piazza Dante, per futili motivi. Ieri, il prefetto Michele di Bari e l’assessore alla legalità Antonio De Iesu si sono recati nella zona degli accoltellamenti per incontrare commercianti e cittadini e ribadire l’importanza dell’impegno collettivo contro la devianza giovanile.

La missione di Foqus e la voce di Rachele Furfaro

“Domenica notte il nostro portone era aperto”, spiega Rachele Furfaro, fondatrice e presidente di Foqus. “Da quando siamo nati, nel 2013, abbiamo cercato di vivere la realtà dei Quartieri come una grande piazza, aperta alla contaminazione culturale e al contrasto della povertà educativa”. Non a caso, proprio ieri, la struttura ha ospitato un incontro con 750 studenti provenienti da tutta Italia, in collaborazione con la Robert Francis Kennedy Foundation e l’Università Orientale.

Diritti, scuola e coraggio nei Quartieri

“Serve più coraggio anche da parte delle scuole per stare in questi territori e mettere in campo interventi di qualità. Bisogna affermare il diritto alla formazione, alla lettura, al gioco”, insiste la presidente Furfaro. Un messaggio ancora più forte alla luce dell’ennesimo episodio di violenza giovanile che ha scosso Napoli lo scorso week end.

Il lavoro di Foqus non si ferma. La comunità reagisce, nonostante tutto.

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Videochiamata al concerto dal carcere, indagato Baby Gang

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La Procura di Catania ha indagato il rapper Zaccaria Mouhib, 24 anni, in arte Baby Gang, per concorso per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, aggravato dall’avere favorito la mafia, e per avere violato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, che gli impediva di essere presente nel capoluogo etneo. Agenti della squadra mobile della Questura di Lecco, in raccordo con quelli di Catania, hanno eseguito a Calolziocorte (Lecco) un decreto di perquisizione e hanno sequestrato lo smartphone dell’artista che nei prossimi giorni verrà sottoposto ad accertamenti forensi.

All’indagato la polizia ha anche notificato un foglio di via obbligatorio emesso dal Questore di Catania che vieta a Baby Gang di potere dimorare nel capoluogo etneo per quattro anni. Iniziativa che farà saltare il suo concerto previsto per l’8 agosto prossimo alla Villa Bellini. Al centro dell’inchiesta della Procura di Catania la sua partecipazione, lo scorso 1 maggio, sul palco della Plaia, all’One day music festival, dove, prima di esibirsi con la canzone ‘Italiano’, scritta con Niko Pandetta, fa vedere un video sul suo smartphone in cui sembra assistere a una videochiamata con il nipote dello storico capomafia Turi Cappello. Il trapper però è in un carcere in Calabria, detenuto dal ottobre del 2024 per spaccio di sostanze stupefacenti.

“È mio fratello, un c… di casino per Niko Pandetta”, ha incitato il pubblico dal palco l’artista mostrando il telefonino in cui si è visto il volto di Pandetta. Il gesto è stato ripreso da molti dei presenti che hanno poi postato i video sui social, diventati virali. Non è ancora chiaro se la videochiamata fosse in diretta o registrata, o fosse un antico video memorizzato. Per chiarire cosa fosse realmente accaduto e verificare se Pandetta abbia avuto la possibilità, dal carcere, di mandare un video o, addirittura, di partecipare in diretta al concerto del 1 maggio sulla spiaggia della Plaia la Procura di Catania ha avviato degli accertamenti, delegando le indagini alla squadra mobile della Questura. E da una perquisizione nella cella del carcere di Rossano, dove Pandetta è detenuto, eseguita il 3 maggio scorso, la polizia penitenziaria ha trovato e sequestrato un telefonino. Per questo motivo è stato indagato per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.

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False fatturazioni e riciclaggio, 29 misure e 40 perquisizioni

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Ventinove misure cautelari e 40 perquisizioni sono in corso di esecuzione in 10 citta tra Emilia Romagna , Campania e Lombardia nei confronti di presunti appartenenti a un’associazione per delinquere operante nel settore edilizio e dedita all’emissione di fatture false, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro. Oltre 100 unità composte da operatori della polizia di Stato e da militari della guardia di finanza sono impegnate nell’operazione che si sta svolgendo Bologna, Ferrara, Modena, Ravenna, Reggio Emilia, Forlì, Rimini, Mantova, Napoli e Caserta. Si tratta del risultato di una complessa indagine – partita dalla segnalazione di movimentazioni di denaro sospette pervenuta alla polizia postale da parte di Poste Italiane – condotta dal Centro operativo per la sicurezza cibernetica dell’ Emilia-Romagna coordinato dal Servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica, e dal Nucleo operativo metropolitano della guardia di finanza di Bologna, sotto la direzione del pubblico ministero Flavio Lazzarini della procura di Bologna.

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