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Fi punge Meloni, Tajani prepara gli stati generali di maggio a Napoli e dice: leader è chi fa vincere la coalizione

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La convention di Forza Italia, intitolata ‘L’Italia del futuro’, arriva a Napoli il 20 e 21 maggio alla Mostra d’Oltremare e a chiuderla sara’ Silvio Berlusconi. Antonio Tajani, coordinatore nazionale del partito, ha presentato oggi la manifestazione alla quale non e’ prevista la partecipazione di leader o esponenti di altri partiti. Un’iniziativa con cui FI vuole ribadire il proprio ruolo ”determinante” all’interno dello schieramento di centrodestra ”senza fare polemiche”, perche’ il tema e’ ”vincere le prossime politiche, non fare una corsa all’interno del centrodestra”. Ma in risposta a Giorgia Meloni, che ieri ha chiesto agli alleati le loro reali intenzioni in vista del voto, Tajani ha affondato: ”senza FI non si vince” e ”Berlusconi e’ stato l’unico leader che ha fatto vincere il centrodestra e non FI, perche’ i leader sono quelli che fanno vincere la coalizione e che la allargano”. Il filo conduttore della due giorni, il cui programma dettagliato sara’ diffuso nelle prossime settimane, sara’ unire il Nord e il Sud perche’ – ha affermato il coordinatore azzurro – ”siamo l’unico partito davvero nazionale e crediamo che il Sud non debba stare con il cappello in mano, non debba chiedere assistenzialismo e aiuti e che il Nord non debba essere la sola locomotiva del Paese. L’Italia unita deve vincere le sfide”. Alla convention ci saranno oltre 4mila delegati da tutta Italia, 3mila bandiere, oltre 200 sindaci e sono attesi 750 consiglieri comunali. Ma se non ci saranno altre forze politiche nazionali, arriveranno invece i vertici del Partito Popolare Europeo, i ministri di Forza Italia (a cominciare dal ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna), personalita’ ed esponenti della societa’ civile, del mondo produttivo e dell’imprenditoria e anche delle grandi aziende di Stato che si occupano di realizzare infrastrutture. L’attenzione dei dibattiti si focalizzera’ su energia, infrastrutture (tra queste il ponte sullo Stretto), digitalizzazione e tutti gli altri temi ‘cari’ a Forza Italia a partire dalla necessita’ ”di non mettere le mani nelle tasche degli italiani”. In questa direzione Tajani ha evidenziato l’impegno del partito ”perche’ nel testo fiscale, che si sta discutendo in Parlamento, non ci siano nuove tasse sulla casa e non ci siano altri aumenti di pressione fiscale per quanto riguarda i proventi che vengono dai titoli di Stato e dagli affitti. Stiamo trattando con il Governo e certamente non possiamo recedere”. Altra battaglia quella sul necessario taglio del cuneo fiscale ”per permettere a tante industrie di poter continuare a creare occupazione”. L’obiettivo di Forza Italia ”e’ sostenere famiglie e imprese” per fronteggiare la crisi prima dovuta al covid e ora alla guerra in Ucraina. Ma per farlo, il partito chiede all’Europa un nuovo Recovery. ”E’ necessario raccogliere soldi a livello europeo – ha affermato Tajani – attraverso i bond per raggiungere l’autosufficienza agroalimentare, per aiutare tutto il comparto agricolo e agroalimentare. Inoltre si deve intervenire sul prezzo dell’energia, sull’accoglienza ai profughi ucraini e per la ricostruzione dell’Ucraina che sara’ un Paese candidato a far parte dell’Unione Europea, e per una difesa europea. Per fare tutto cio’ serve un altro strumento economico finanziario, dopo quello varato per fronteggiare l’emergenza causata dal covid”. Accanto a un ulteriore strumento economico finanziario europeo, Forza Italia ritiene che sia necessario ”subito un nuovo scostamento di bilancio” per investire di piu’ nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. ”Il Governo – ha evidenziato Tajani – sta andando nella direzione giusta ma serve di piu’ e serve anche agevolare l’accesso al credito, che permanga la garanzia di Stato sui prestiti e che si allunghino i tempi di restituzione dei prestiti stessi”.

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Politica

L’ex ministro De Lorenzo torna a percepire il vitalizio: sono stato un perseguitato politico

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Francesco De Lorenzo (foto Imagoeconomica in evidenza), 87 anni, ex ministro della Sanità della Prima Repubblica, torna a percepire il vitalizio parlamentare grazie alla riabilitazione concessa dal Tribunale di Sorveglianza di Roma. Una cifra importante tra arretrati e pensione, che giunge 31 anni dopo l’arresto per Tangentopoli e una condanna definitiva a 5 anni per associazione a delinquere e corruzione.

«Ho pagato più di tutti, ho subito una persecuzione»

«Sono stato il capro espiatorio perfetto» ha dichiarato De Lorenzo al Corriere del Mezzogiorno, rivendicando la correttezza del proprio operato. Secondo l’ex ministro, i magistrati dell’epoca avrebbero voluto colpire un simbolo e lui si prestava bene al ruolo, specie dopo la riforma della sanità che vietava il doppio lavoro ai medici. «Non ho mai preso una lira per me – ha aggiunto – la Cassazione ha riconosciuto che i soldi finivano interamente al Partito Liberale».

«Vitalizio? È un diritto, come stabilito dalla Boldrini»

De Lorenzo ha ribadito che la richiesta del vitalizio è legittima: «La delibera del 2015 firmata da Laura Boldrini prevede la restituzione in caso di riabilitazione. Io l’ho ottenuta, come altri prima di me». A pesare sulla sua memoria, anche la condanna della Corte dei Conti per danno d’immagine: «Ho dovuto vendere la mia casa di Napoli per affrontare le conseguenze economiche di quella sentenza, pur non avendo causato alcun danno erariale».

Tangentopoli e il crollo della Prima Repubblica

Arrestato a Napoli nel 1994, De Lorenzo fu al centro di uno dei più noti scandali di Tangentopoli. «Durante la stagione giudiziaria serviva un terzo nome dopo Craxi e Andreotti, e io ero perfetto», ha detto. Ricorda con amarezza il clima di quegli anni: «Mi ritrovai contro i medici per la riforma e contro i malati per i tagli alla sanità. Il bersaglio ideale».

«Non ho mai tradito per salvarmi»

«Mi venne chiesto di accusare altri ministri, anche Berlusconi – racconta – ma non l’ho mai fatto». Critico nei confronti della magistratura, De Lorenzo ha sottolineato le irregolarità nel suo arresto e nella gestione del processo. «I miei coimputati si avvalevano della facoltà di non rispondere. Il mio processo è stato un coro di muti».

Rapporti con il passato: «Non sento più nessuno»

Con i vecchi compagni di partito come Paolo Cirino Pomicino e Giulio Di Donato i contatti si sono interrotti: «Ho chiuso ogni rapporto con loro», ha ammesso De Lorenzo. Nonostante l’età, conserva ancora una voce lucida e battagliera: «Sono malato di giustizia, non dimentico quello che ho subito».

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