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FI nel solco del Cav, si cerca successore nella famiglia Berlusconi

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Mancano dieci giorni al consiglio nazionale di Fi, giorno in cui Antonio Tajani dovrebbe raccogliere il testimone di Silvio Berlusconi alla guida del partito e diventare ufficialmente il presidente di Forza Italia, il traghettatore verso le prossime europee del prossimo anno. Il partito va dunque avanti nel solco lasciato dal Cavaliere. Ma intanto si cerca il successore, un leader che vada al di là del traghettamento fino al 2024. E diverse suggestioni tra gli azzurri non escludono che si possa trovare proprio nella famiglia del Cav. Poche ore prima della riunione dei gruppi parlamentari alla Camera, arrivano le parole di Pier Silvio. Il secondogenito di Berlusconi assicura che non scenderà in politica, per ora. E poi aggiunge una considerazione sull’età che aveva il padre quando è sceso in campo, e cioè 58 anni, mentre lui ne ha ancora 54.

Parole che alimentano suggestioni e progetti tra gli azzurri. Antonio Tajani alla fine della riunione dei gruppi risponde che è importante per il partito avere la famiglia Berlusconi accanto, e che Pier Silvio “ha tempo, e se vuole scendere in campo ben lieti, è una scelta sua”. In realtà, le parole del secondogenito del Cavaliere si prestano a varie interpretazioni. C’è chi pensa che lo abbia detto, forse, per frenare le ambizioni dei fratelli più piccoli, chi invece che le sue parole fossero indirizzate a Marta Fascina. E i più maliziosi invece ipotizzano che il messaggio di Pier Silvio possa essere diretto proprio al ministro degli Esteri Tajani, per ribadire che Forza Italia è della famiglia del Cavaliere. Restano alla finestra invece gli alleati. Sia Fratelli d’Italia che Lega aspettano di capire le prossime mosse, convinti che fino alle Elezioni europee non ci saranno scossoni. Forza Italia resta però sotto osservazione, perché qualsiasi cedimento avrebbe delle ripercussioni in primis sul governo.

Pier Silvio a parte, all’interno del partito si guarda al Consiglio nazionale del 15 luglio. Durante la riunione dei gruppi è stato elaborato un documento politico,che sarà possibile emendare fino al 15, quando verrà approvato il testo definitivo. L’ obiettivo di Antonio Tajani è quello di seguire alla lettera le regole, quindi al consiglio nazionale parteciperà solo chi è in ordine con il tesseramento. La presidenza sarà affidata ai tre capigruppo: Lica Ronzulli, Paolo Barelli e Fulvio Martusciello, capodelegazione al parlamento europeo. Parleranno i governatori, i vice di Camera e Senato, un sindaco e un presidente di provincia. Il documento politico attingerà dai vari testi a cui ha lavorato Silvio Berlusconi nel corso degli anni, e si fonda su quattro pilastri: il riferimento alle radici cristiane, l’europeismo, il garantismo e l’atlantismo.

Ci sarà poi una parte che riguarderà il ruolo coerente da portare avanti nel governo. Nel partito, al di là della sbandierata compattezza, c’è tensione,come si sottolinea in diversi settori azzurri. Prova ne sarebbero i resoconti informali sulla riunione del gruppo di Forza Italia, in merito ai rapporti tra Licia Ronzulli e Maurizio Gasparri. Raccontano alcuni presenti che ci sarebbe stato un aspro botta e risposta sulle presenze poco regolari dei senatori nelle commissioni. La necessità di garantirle da parte degli esponenti di Forza Italia – sempre a quanto riferisce chi ha assisto alla scena – avrebbe acceso gli animi tra Ronzulli e Gasparri. Il vice presidente di palazzo Madama avrebbe rivendicato il suo ruolo chiedendo che ad essere precettati, in caso di bisogno, siano i senatori senza altri incarichi. Parole a cui però Ronzulli avrebbe replicato ribadendo che il compito del capogruppo è proprio quello di garantire la presenza dei senatori nelle commissioni in modo da evitare problemi al governo. E che in caso di emergenza tutti sono precettati a garantire eventuali sostituzioni. Uno scontro registrato da diversi senatori azzurri ma non confermato dai diretti interessati.

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Emiliano all’Antimafia: inopportuno io venga in audizione

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Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera alla Commissione parlamentare antimafia in cui spiega di non ritenere opportuna in questo momento una sua audizione, come richiesto già una settimana fa dall’ufficio di presidenza della stessa commissione. La motivazione del governatore sarebbe dovuta ad una serie di delicati impegni legati alla recente fase politica in Consiglio regionale, come la votazione della mozione di sfiducia nei suoi confronti. L’audizione avrebbe riguardato le vicende e le inchieste sui rischi di infiltrazioni mafiose nel territorio pugliese e in particolare a Bari.

“Quello di Emiliano è un evidente gesto di debolezza. Se lui adombra eventuali gesti di strumentalizzazione politica si sbaglia. Noi conosciamo bene i limiti e i poteri dell’Antimafia e confermo da parte mia la richiesta di audizione del presidente della Puglia, affinché venga fatta chiarezza su alcune vicende”. Così la senatrice di Italia Viva e componente della commissione antimafia, Raffaella Paita, in merito alla lettera inviata dal governatore della Puglia, in cui Emiliano ha spiegato alla commissione di non ritenere opportuna una sua convocazione in questo momento.

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Da popolo di FdI standing ovation per Berlinguer

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Standing ovation del popolo di Fratelli d’Italia per Enrico Berlinguer. “Questa è la coerente continuazione dell’omaggio che il capo della destra rese a Enrico Berlinguer nel giorno della sua scomparsa”, chiama l’applauso Ignazio La Russa, Presidente del Senato intervistato dalla figlia di Berlinguer, Bianca. Tra la folla di un milione e mezzo di persone ai funerali di Enrico Berlinguer (ripresi dai più famosi registi italiani in un celebre documentario) c’era infatti Giorgio Almirante, storico leader della destra italiana venuto a rendere un commosso omaggio al segretario del Pci, accasciatosi sul palco di un comizio dopo un ictus. E’ un passaggio commosso, quello dei Fratelli d’Italia.

Un applauso lungo e sentito nella mattinata conclusiva della kermesse che per tre giorni li ha riuniti nel ‘villaggio’ sulla spiaggia dove Giorgia Meloni annuncerà la sua discesa in campo per le Europee. Anche se Bianca Berlinguer tiene a precisare di essere lì a titolo personale;: “mio padre non tiriamolo in ballo, parliamo di quello che mio padre ha fatto ma non di quello che avrebbe detto oggi”. E anche se poco dopo Maurizio Gasparri, capogruppo di Fi al Senato, vorrà sottolineare che “sono prive di fondamento” le lodi al segretario di un partito “oggi travolto dagli scandali” e allora beneficiario di “tre forme di finanziamento illegale”.”Non basta un’intervista sulla questione morale – affonda Gasparri citando la storica intervista di Berlinguer ad Eugenio Scalfari – per cancellare i plurimi finanziamenti illeciti che hanno costellato la storia del Partito comunista. E non si tratta solo dell’oro di Mosca ma anche dell’oro delle Coop e di quello proveniente da affari italiani”.

Ma Gasparri è fuori dal coro, perchè La Russa – che incassa la solidarietà di Sergio Mattarella per la foto sui social che ritrae a testa in giù il Presidente del Senato – oggi è qui per sostenere che la destra italiana ha rispetto dei miti politici avversari e non cerca neppure egemonie culturali.

“Nessuno vuole cacciare nessuno, neanche Scurati. Che anzi mi aspetto ora scriva di Stalin e di cui io avrei trasmesso il monologo. Senza dargli una lira però, perchè già fa un sacco di soldi parlando di Mussolini….” “Mettiamo finalmente una parola di pacificazione su tanti giovani che persero la vita”, negli anni di piombo, si prende un pezzetto di scena La Russa nella giornata di Giorgia. “Perchè vedo oggi qualche segnale brutto, di intolleranza nelle università, con la ‘caccia all’ebreo’. Vedo chi ci prova a far tornare quel clima”. Ma a differenza “degli anni ’70”, “da molte forze politiche c’è un alt a questo modo di concepire il contrasto, soprattutto dal presidente della Repubblica. Anche se c’è nelle università un piccolo focolaio che potrebbe diventare un incendio. Fermiamolo finché siamo in tempo”. Poche chiare parole di condanna anche sul generale leghista Vannacci: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”.

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Il giorno dopo di Vannacci, Salvini lo blinda

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Roberto Vannacci continua a far parlare di sé. Il segretario leghista Matteo Salvini lo blinda, annunciando che lo avrà al suo fianco a Roma, all’uscita ufficiale del libro ‘Controvento’. Da quando è stata ufficializzata la sua candidatura, il generale è rimasto nell’agone politico. Prima la bagarre sulla giornata scelta per l’annuncio, il 25 aprile, seguita dalla diatriba interna al partito, ancora in corso. Poi le frasi infelici di Vannacci a La Stampa, sulle classi separate per i disabili e quel Benito Mussolini “statista”, che hanno scatenato anche la ferma presa di distanza dei ministri leghisti. Dal canto suo Vannacci ha derubricato tutto a ‘beghe’ nella Lega. “Giorgetti? Diatribe interne al partito che reputo più che legittime ma che non mi interessano. Lasciamo che si esprimano i cittadini, quello conta”, la risposta ad Affari Italiani. Il generale, ormai incensato come candidato indipendente dal Capitano, si aspetta la vera legittimazione alle urne.

“E’ normale che chi ha militato per tanti anni in un partito veda con scetticismo una persona che, dall’oggi al domani, entra a farne parte anche con tanti consensi e ‘viene vista come usurpatrice’, ha affermato sul canale Youtube di Hoara Borselli, ribadendo che alla fine saranno “gli elettori a scrivere il nome sulla scheda a stabilire chi aveva ragione”. Così Vannacci tira dritto attraverso la bufera che ha scosso la Lega e il centrodestra. Tra gli alleati ci sono stati momenti di imbarazzo. Ed è dal palco di Pescara – alla kermesse di FdI ‘snobbata’ da Salvini – che è arrivata una stoccata dalla seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa: “Buon per lui che non ha un bambino portatore di handicap, altrimenti capirebbe di aver detto una sciocchezza”. Forti applausi del pubblico.

Il forzista e vice presidente della Camera Giorgio Mulè ha rincarato la dose: “Il generale Vannacci ha detto una solenne fesseria, per giunta gravemente offensiva”, ha detto Mulè, paragonando le frasi a quelle del partito di estrema destra tedesco Afd sui disabili a scuola, “del tutto sovrapponibili a quelle di Vannacci”. Vannacci non viene risparmiato nemmeno dall’uscente eurodeputata – compagna di lista – Susanna Ceccardi, in totale disaccordo con lui. O dalla Lega del Friuli Venezia Giulia e da quella del Veneto, che si uniscono al coro di chi non “voterà” il candidato scelto da Salvini. Vannacci, così come il segretario, non si curano delle critiche. E guardano a martedì, quando saranno a Roma, l’uno accanto all’altro, per l’uscita del libro di Salvini, “Controvento”. Intanto il generale traccia la linea della sua corsa, contro l’imposizione di “un pensiero unico” e promuovendo il “sogno italiano invece che quello americano”.

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