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Corona Virus

Fase due, ecco una anticipazione su quello che succederà dopo il 4 maggio

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Mascherine a prezzo fisso e disponibili per tutti con lo Stato che diventa produttore, termoscanner in tutte le stazioni e gli aeroporti, riapertura dei musei a maggio, autocertificazione solo per gli spostamenti tra le Regioni, nuove regole per i cantieri. E chi ha il mare sotto casa puo’ fare il bagno. In vista dell’inizio della Fase 2 si delinea il piano del governo anche se restano alcuni nodi aperti come i trasporti pubblici, la differenziazione dell’orario di lavoro, il problema della gestione dei bambini con il ritorno dei genitori al lavoro.

TERMOSCANNER IN OGNI STAZIONE: L’orientamento e’ quello di posizionare termoscanner non solo nelle grandi stazioni e negli hub aeroportuali, ma in tutte le stazioni e gli scali del paese. Ci saranno poi regole per bus, metro, treni, aerei: percorsi a senso unico, marker a terra per rispettare le distanze, contapersone, cartelli per indicare possibili sospensioni del servizio, mascherine obbligatorie, tariffe diverse a seconda dell’orario di utilizzo, possibilita’ di eliminare il controllo e la vendita dei biglietti a bordo, sanificazioni.

 

MASCHERINE PER TUTTI E A PREZZO FISSO: Il commissario Domenico Arcuri ha sottolineato che su questo fronte l’Italia e’ pronta. Sono stati distribuiti 138 milioni di mascherine e le Regioni ne hanno in magazzino 47 milioni per sanita’, parasanita’, servizi pubblici essenziali, forze di polizia. I dispositivi verranno anche distribuiti a P.A., aziende dei trasporti pubblici e Rsa ma si lavora per fare in modo che tutti i cittadini possano averle visto che il governo non ha escluso la possibilita’ di renderle obbligatorie nei luoghi pubblici. Il prezzo sara’ fisso, ha detto Arcuri, sia per quanto riguarda la vendita sia per quanto riguarda l’aliquota fiscale. Una delle ipotesi emersa nei giorni scorsi e’ che sia di 90 centesimi a mascherina. Inoltre, sara’ direttamente lo Stato a produrle. Un accordo e’ gia’ stato siglato: due imprese realizzeranno 51 macchinari che il governo acquistera’ e installera’ in strutture pubbliche. La produzione iniziale dovrebbe essere tra le 400mila e le 800mila al giorno, per arrivare fino a 25 milioni.

AUTOCERTIFICAZIONE: Dal 4 maggio cambieranno anche le regole per uscire di casa. Al momento il governo e’ orientato a lasciare l’autocertificazione per gli spostamenti tra una Regione e l’altra mentre non sara’ necessario averla per muoversi all’ interno dei Comuni e della stessa Regione. Gli spostamenti tra una regione e l’altra saranno consentiti solo per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessita’ e motivi di salute.

MUSEI: Un altro segnale della ripartenza lo annuncia il ministro dei beni culturali Dario Franceschini. “A maggio non dal 4 ma piu’ avanti, potranno riaprire quei musei in grado di rispettare le prescrizioni indicate dal comitato scientifico”.

CANTIERI: Saranno i primi a ripartire, gia’ dal 27 aprile. Ma il riavvio riguardera’ solo quelli di edilizia residenziale pubblica, scuole, carceri e opere contro il dissesto idrogeologico. Cantieri privati e manifattura, invece, dovrebbero ripartire il 4. In ogni caso, tutte le attivita’ produttive dovranno mettere in atto misure organizzative – distanziamento sociale tra le postazioni, separazione degli ambienti, smart working, turnazione in mense e spazi condivisi, possibilita’ di spalmare l’orario di lavoro su piu’ ore e piu’ giorni, domenica compresa – e misure di “protezione e prevenzione”: Dpi ai lavoratori, interventi igienici e di sanificazione degli ambienti, sorveglianza sanitaria in azienda.

PARCHI, JOGGING E SPORT – Il 4 maggio dovrebbe essere anche il giorno in cui si potra’ tornare nei parchi e a fare sport all’aperto, correre e andare in bici. Gli esperti chiedono ingressi contingentati e controlli, soprattutto nelle aree frequentate dai bambini, per far rispettare distanze e divieto di assembramento. Ancora nulla di deciso per quanto riguarda i professionisti, anche se l’indicazione sarebbe quella di consentire lo svolgimento di allenamenti individuali.

CENTRI ESTIVI E ORATORI – Quello dei bambini e’ un nodo tuttora aperto visto che non e’ ancora chiaro, con le scuole chiuse, cosa sara’ di loro quando i genitori torneranno al lavoro. Gli esperti ribadiscono che bisogna scordarsi l’apertura di centri estivi e oratori ma la ministra Elena Bonetti l’ha comunque inserita nel pacchetto di misure per le famiglie, che nelle sue intenzioni dovrebbero finire nel decreto Aprile, ribadendo che si tratta di una questione “irrinunciabili”

RISTORANTI, NEGOZI – Anche quando riaprire negozi, bar e ristoranti e’ ancora un tema su cui si discute. Plausibile che si parta l’11 maggio, anche se il 4 potrebbe essere dato il via libera all’asporto. Le attivita’ piu’ a rischio come i parrucchieri dovrebbero essere posticipate al 18. Tutti d’accordo sulle misure severe da applicare: tavoli dimezzati e distanziati, guanti e mascherine per lavoratori e clienti.

SI PUO’ FARE IL BAGNO, SPIAGGE SI ATTREZZANO – E’ gia’ consentito fare il bagno per chi abita al mare e non deve spostarsi troppo per raggiungerlo, sempre che non sia vietato da ordinanze locali. Ma questa estate potranno farlo tutti e le spiagge stanno lavorando per attrezzarsi alla nuova era del coronavirus. Previsti accessi a ‘numero chiuso’ – anche sulle spiagge libere – prenotazione obbligatoria ombrelloni distanziati, controlli tra i bagnanti.

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Covid-19 e genetica: uno studio italiano spiega perché il virus ha colpito più il Nord che il Sud

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Un team di scienziati italiani ha scoperto un legame tra genetica e diffusione del Covid-19, individuando alcuni geni che avrebbero reso alcune popolazioni più vulnerabili alla malattia e altre più resistenti.

Come stabilire chi ha maggiore probabilità di sviluppare il Covid-19 in forma grave? E perché la pandemia ha colpito in modo più violento alcune zone d’Italia rispetto ad altre? A queste domande ha risposto uno studio multidisciplinareguidato dal professor Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di Philadelphia per la Ricerca sul Cancro e la Medicina Molecolare, in collaborazione con epidemiologi, patologi, immunologi e oncologi.

Dallo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Translational Medicine, emerge che la predisposizione genetica potrebbe aver giocato un ruolo determinante nella diffusione e nella gravità del Covid-19.

Il ruolo delle molecole Hla nella risposta immunitaria

Il metodo sviluppato dai ricercatori ha permesso di individuare le molecole Hla, ovvero quei geni responsabili del rigetto nei trapianti, come indicatori della capacità di un individuo di resistere o soccombere alla malattia.

“È dalla qualità di queste molecole che dipende la capacità del nostro sistema immunitario di fornire una risposta efficace, o al contrario di soccombere alla malattia”, ha spiegato Pierpaolo Correale, capo dell’Unità di Oncologia Medica dell’ospedale Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria.

Lo studio ha dimostrato che chi possiede molecole Hla di maggiore qualità ha più possibilità di combattere il virus e sviluppare una forma più lieve della malattia. Questo metodo, inoltre, potrebbe essere applicato anche ad altre malattie infettive, oncologiche e autoimmunitarie.

Perché il Covid ha colpito più il Nord Italia? Questione di genetica

Uno dei dati più interessanti dello studio riguarda la distribuzione geografica delle molecole Hla in Italia. I ricercatori hanno scoperto che alcuni alleli (varianti genetiche) sono più diffusi in certe zone del Paese, influenzando così l’impatto della pandemia.

Secondo lo studio, la minore incidenza del Covid-19 nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord potrebbe essere dovuta a una specifica eredità genetica.

Tra le ipotesi vi è quella di un virus antesignano del Covid-19 che si sarebbe diffuso migliaia di anni fa nell’area che oggi corrisponde alla Calabria, “immunizzando” in qualche modo i discendenti di quelle terre.”

Lo studio: 525 pazienti analizzati tra Calabria e Campania

La ricerca ha preso in esame tutti i casi di Covid registrati in Italia nella banca dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre a 75 malati ricoverati negli ospedali di Reggio Calabria e Napoli (Cotugno), e 450 pazienti donatori sani.

I risultati hanno evidenziato che:

  • Gli Hla-C01 e Hla-B44 sono stati individuati come geni associati a maggiore rischio di infezione e malattia grave.
  • Dopo la prima ondata pandemica, questa associazione è scomparsa.
  • L’allele Hla-B*49, invece, si è rivelato un fattore protettivo.

Uno studio rivoluzionario con implicazioni future

Questa scoperta non solo aiuta a comprendere la diffusione del Covid-19, ma potrebbe anche essere utilizzata in futuro per prevenire altre pandemie, individuando le popolazioni più a rischio e quelle più protette.

Un lavoro che apre nuove strade nel campo della medicina personalizzata, dimostrando che genetica e ambiente possono influenzare l’evoluzione di una malattia a livello globale.

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Covid-19, cinque anni dopo: cosa è cambiato e quali lezioni abbiamo imparato

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Cinque anni fa, l’Italia si fermava. L’8 marzo 2020, l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava il primo lockdown totale della storia repubblicana. Un provvedimento drastico, nato dall’esplosione dei contagi da Covid-19, che costrinse il Paese a chiudere in casa 60 milioni di persone, con l’unica concessione delle uscite per necessità primarie.

L’Italia è stato uno dei primi paesi occidentali ad affrontare un impatto devastante del virus. Il primo caso ufficiale venne individuato nel paziente zero di Codogno, Mattia Maestri, mentre il primo decesso fu registrato il 21 febbraio 2020 con la morte di Adriano Trevisan a Vo’ Euganeo.

Nei giorni successivi, il Paese assistette a scene che rimarranno impresse nella memoria collettiva: ospedali al collasso, città deserte, striscioni con “andrà tutto bene” esposti sui balconi, mentre nelle province più colpite, come Bergamo, i camion dell’esercito trasportavano le bare delle vittime.

Con il Vaccine Day del 27 dicembre 2020, l’arrivo dei vaccini segnò l’inizio della campagna di immunizzazione di massa, accompagnata dall’introduzione del Green Pass, che portò a feroci polemiche e alla nascita di movimenti No-Vax. Il 31 marzo 2022 venne dichiarata la fine dello stato di emergenza in Italia, mentre il 5 maggio 2023 l’OMS decretò la conclusione della pandemia a livello globale.

Il nuovo approccio alla gestione delle pandemie

Cinque anni dopo il lockdown, il governo Meloni ha rivisto il piano pandemico nazionale, con l’introduzione di nuove regole che limitano l’uso di misure restrittive. I DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), usati ampiamente durante il governo Conte per imporre limitazioni agli spostamenti e alle attività economiche, non saranno più utilizzati, sostituiti da una gestione più parlamentare dell’emergenza.

Inoltre, il 25 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto che ha abolito le multe per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale, un provvedimento che ha riacceso il dibattito su come è stata affrontata la pandemia e sui diritti individuali.

La commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza

Uno dei segnali più evidenti della volontà di rivalutare le scelte fatte è l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia, approvata il 14 febbraio 2024. La commissione ha già tenuto 24 audizioni, ascoltando esperti, rappresentanti istituzionali e figure chiave della crisi sanitaria, come l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, assolto di recente per l’inchiesta sulle mascherine importate dalla Cina.

A cinque anni di distanza: quali lezioni?

La pandemia ha lasciato un segno profondo sulla società italiana e ha messo in discussione il modello di gestione delle emergenze. Se da un lato c’è chi sostiene che le restrizioni fossero necessarie per salvare vite umane, dall’altro si solleva il dibattito su quanto fossero proporzionate e su eventuali errori di valutazione nelle misure adottate.

Oggi, il nuovo piano pandemico riconosce la necessità di una maggiore trasparenza e coinvolgimento del Parlamento, evitando misure straordinarie come quelle imposte con i DPCM. Ma l’eredità di quei mesi resta incisa nella memoria collettiva: l’Italia che si fermava, i bollettini quotidiani, i medici in prima linea e il ritorno, lento e faticoso, alla normalità.

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Covid: tra Natale e Capodanno scendono casi, stabili le morti (31)

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In Italia scendono i contagi mentre i decessi restano sostanzialmente stabili nella settimana tra Natale e Capodanno: dal 26 dicembre all’1 gennaio sono stati registrati 1.559 nuovi positivi, in calo rispetto ai 1.707 del periodo 19-25 dicembre, mentre le morti sono state 31 rispetto ai 29 casi nei 7 giorni precedenti. E’ quanto si legge nel bollettino settimanale sul sito del ministero della Salute. Lombardia e Lazio, seguite dalla Toscana, sono le regioni che hanno riportato più casi. Le Marche registrano il tasso di positività più alto (11,4%). Ancora una riduzione del numero di coloro che si sottopongono a tamponi: scendono da 44.125 a 34.532 e il tasso di positività cresce dal 3,9% al 4,5%.

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