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Cronache

Era ‘incapace di intendere’ la mamma che uccise il suo bimbo a Torre del greco il 2 gennaio del 2022

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Era incapace di intendere e volere per una psicosi quando la sera del 2 gennaio 2022 a Torre del Greco, in provincia di Napoli, Adalgisa Gamba ha ucciso suo figlio: a sostenerlo sono i tre superperiti a cui alla fine dello scorso gennaio la prima sezione della Corte di Assise di Napoli ha affidato il compito di fare definitivamente luce sul presunto vizio di mente dell’imputata, sotto processo per l’omicidio del suo secondogenito.

I professori Giuseppe Sartori, Pietro Pietrini e Stefano Ferracuti si sono uniformati alle conclusioni a cui era giunto il primo perito del tribunale, il dottore Alfonso Tramontano, contestate dal consulente dell’avvocato del marito di Adalgisa, che è parte civile al processo. I tre docenti sono anche concordi nel ritenere che la tragedia potesse concludersi con il suicidio della donna, forse sventato dai ragazzi che quel giorno l’hanno soccorsa mentre, sotto choc, teneva il figlio esanime in braccio, immersa nel mare di Torre del Greco. “Riteniamo che all’epoca dei fatti – scrivono nella relazione i tre esperti – la signora Adalgisa Gamba fosse in condizioni tali da escludere la capacità di intendere e di volere, per la presenza di una psicosi reattiva breve, patologia con valore di malattia in senso medico legale”; vista la condizione mentale, secondo i periti il gesto della donna “molto probabilmente si sarebbe concluso con un concomitante suicidio”.

Da circa due anni e mezzo Adalgisa è chiusa nel carcere di Pozzuoli dove più volte ha cercato di togliersi la vita. “La nuova perizia – spiega l’avvocato Salvatore Del Giudice, legale dell’imputata – ha dimostrato che non è una assassina, come hanno titolato per mesi i giornali, ma una donna affetta da una grave patologia, lasciata da sola a combattere con un male più grande di lei”. Per i tre professori, inoltre, la signora Gamba “mantiene un grado di pericolosità sociale che non può essere considerato elevato. Può essere gestita, tramite rigorose prescrizioni e attenta supervisione, da parte del Dipartimento di Salute Mentale competente per territorio”, sostengono.

E questo apre alla possibilità di una sua imminente scarcerazione. A descrivere la situazione psicologica della Gamba è la consulente della difesa, la dottoressa Alessandra Bramante, la stessa dell’avvocato difensore di Alessia Pifferi: “Ha iniziato in gravidanza a esser depressa, per storia di vita ma anche per condizioni familiari importanti. Depressione che peggiora dopo la nascita del secondo figlio il quale inizia a manifestare problematiche su cui Adalgisa si fissa, terrorizzata all’idea che il figlio potesse essere malato come la sua mamma che la povera Adalgisa ha curato per tutta la vita. Paura che nell’ultimo periodo diventa una realtà delirante che la porta a perdere peso, non dormire e all’angoscia più profonda che quel giorno l’ha spinta verso il mare con il suo bambino in braccio, per trovare pace e mettere fine ad una vita che Adalgisa non aveva più la forza di vivere. La cosa sconcertante è che, pur di fronte a una situazione clinica evidente e a richieste di aiuto della stessa Gamba, nessuno abbia provveduto a farla visitare da uno specialista”. Ora c’è attesa per l’udienza fissata per mercoledì prossimo.

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Il ciclista morto a Grosseto era un cardiologo in pensione

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Si chiamava Eugeniu Dabija, aveva 65 anni ed era un medico in pensione originario della Moldavia, ma trasferitosi in Italia, il ciclista morto sulla Senese a Grosseto dopo essere stato travolto da un’auto vicino alla pista ciclabile. L’incidente mortale risale al primo pomeriggio del 25 aprile e la vittima non è stata identificata subito. Un’auto, una Golf, ha travolto l’uomo mentre stava attraversando la strada per raggiungere la pista ciclabile che porta a Roselle. Dopo l’urto e l’intervento del 118 ogni tentativo di rianimazione dell’ex medico in pensione è stato vano.

E’ morto al pronto soccorso dell’ospedale Misericordia di Grosseto. La persona che era alla guida della Golf, un trentenne, si è subito fermata e ha prestato i primi soccorsi insieme ad altri automobilisti di passaggio, che poi hanno chiamato il 118. Dabija era un cardiologo. Aveva lavorato per molti anni in un penitenziario in Moldavia. Poi, andato in pensione, si è trasferito a Grosseto dove ora vivono dei familiari. La procura, col magistrato di turno Valeria Lazzarini, ha aperto un fascicolo per omicidio stradale a carico del conducente.

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Cronache

Il mondo a San Pietro, 400mila per l’addio a Francesco

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I sediari arrivano a Santa Maria Maggiore e inclinano la bara di Francesco, quasi come un saluto, davanti alla Salus Populi Romani. Ogni volta, prima di partire per un viaggio, il Papa si affidava alla Madonna cara ai romani e così anche il viaggio di oggi in qualche modo finisce con questo affidamento. E’ l’ultima immagine di una giornata commovente che ha visto 400mila persone, 200mila a Piazza San Pietro e dintorni e 150mila lungo il percorso fino a Santa Maria Maggiore, dare l’ultimo saluto al Papa. Ci sono i grandi della terra e gli ultimi, ci sono gli anziani e gli scanzonati ragazzi del Giubileo. C’è suor Ana Rosa Sivori, la cugina arrivata dalla Thailandia, e gli amici di Buenos Aires; e ancora re e regine del mondo.

SERGIO MATTARELLA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Attorno a quella semplice bara di legno, con una croce bianca e lo stemma episcopale, ci sono proprio “todos, todos, todos”, “tutti, tutti, tutti”, come ripeteva Francesco sognando fino all’ultimo giorno una Chiesa con le braccia sempre aperte. Tanta gente poi lo piange perché sa di avere perso una voce instancabile per la pace. Per questo i fedeli applaudono a lungo quando il cardinale Giovanni Battista Re lo ricorda nell’omelia: “Papa Francesco ha incessantemente elevata la sua voce implorando la pace” perché la guerra, proprio come ripeteva Bergoglio, “è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta”. E ai funerali del Papa della pace il mondo assiste ad un faccia a faccia, in basilica, una specie di ultimo miracolo del Papa, tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky; “un incontro produttivo”, fanno sapere i protagonisti.

JAVIER MILEI PRESIDENTE ARGENTINA, GIORGIA MELONI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Dopo l’argentino Javier Milei, il posto d’onore è per la delegazione italiana, guidata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, e dalla premier Giorgia Meloni. Ma, tra gli italiani, ci sono anche Mario Draghi, alcuni leader dell’opposizione, i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil a rendere l’ultimo omaggio al Papa argentino. Il funerale dura un paio d’ore: il rito era stato snellito dallo stesso Francesco in previsione dell’arrivo di questo giorno. Ma è stata in ogni caso una celebrazione solenne e commovente, con la processione della bara portata dai sediari, le litanie dei santi, il canto in greco delle Chiese orientali, letture e preghiere lette in tante lingue.

FUNERALE PAPA FRANCESCO

A rompere il ritmo millenario della liturgia sono solo gli applausi, lunghi e sentiti. Un modo semplice di salutare quel Papa che ha aperto i cuori anche di molti non credenti. Alla fine del funerale il feretro di Francesco viene portato in basilica e poi fuori dalla Porta della Preghiera, quella che ha utilizzato fino a domenica per entrare e uscire dalla basilica, la più vicina a Casa Santa Marta dove ha abitato per dodici anni. La bara è sistemata sulla papamobile perché Francesco oggi si è congedato definitivamente dal Vaticano per essere sepolto fuori, come non accadeva da oltre un secolo (l’ultimo era stato Leone XIII) e comunque poche volte nella storia. Il suo feretro è stato trasportato proprio con una di quelle auto dalla quale ha salutato le folle, bevuto mate, baciato bambini, a Roma ma anche in tante città del mondo visitate nei suoi 47 viaggi apostolici.

Ad attenderlo sulla porta di Santa Maria Maggiore c’è un gruppo di suoi amici, una quarantina di persone, tra senzacasa, migranti, disoccupati, che lo aveva incontrato più volte, aveva ricevuto un aiuto materiale ed una parola di speranza. Ora hanno tutti una rosa bianca in mano per l’ultimo saluto. Da domani Santa Maria Maggiore aprirà a tutti i fedeli per coloro che vorranno dire una preghiera sulla tomba di Francesco. Da lunedì invece riprendono le riunioni pre-conclave per disegnare il futuro della Chiesa e cominciare ad individuare il suo possibile successore.

(tutte le foto sono di Imagoeconomica)

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Cronache

Papa Francesco, passo d’addio nel centro di Roma tra fedeli e turisti

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Ha fatto l’ultimo viaggio alla sua maniera. In una bara di legno povera, senza decorazioni, su di una papamobile ricavata da un pickup di seconda mano. E sulla strada da San Pietro a Santa Maria Maggiore, Papa Francesco ha ritrovato le due facce del mondo che lo circondava: i fedeli che lo vedevano come una guida, e la massa coi telefonini che lo vedeva come una rockstar da postare su Instagram. Il corteo funebre è partito dal Vaticano intorno a mezzogiorno e mezzo. La bara del Papa è stata posta sulla papamobile bianca. Un veicolo realizzato per il viaggio in Messico del 2016, partendo da un pickup Dodge usato, poi regalata al pontefice dal governo messicano.

FUNERALE PAPA FRANCESCO

Il corteo è uscito dalla porta del Perugino, un ingresso secondario delle mura del Vaticano, ha attraversato il Tevere e ha imboccato corso Vittorio Emanuele. Dietro la papamobile, una trentina di auto di cardinali. Pubblico e fedeli non hanno potuto seguire il corteo, ma sono rimasti sui marciapiedi, dietro le transenne. Lungo tutto il percorso erano 150mila, ha reso noto la sala stampa vaticana. Il corteo è andato avanti abbastanza velocemente, per piazza Venezia, Fori Imperiali, Colosseo, via Labicana e via Merulana, fino a Santa Maria Maggiore. Da San Pietro, non ha impiegato più di mezz’ora, quasi Bergoglio non volesse disturbare troppo la città. La giornata era calda, il sole splendeva. Al passaggio della papamobile, la gente applaudiva, gridava “viva Francesco”, “daje Francesco”.

Tantissimi riprendevano con i telefonini e postavano sui social, qualcuno piangeva. Molti pregavano. Chiacchierando con la gente per strada, saltava fuori che tanti erano lì per rendere omaggio a una papa che amavano, e del quale condividevano il messaggio. Tanti altri erano lì soltanto perché Francesco era famoso: il suo funerale lo vedevano come un evento storico da non perdere. Tiziana, una signora anziana romana, spiegava che “lui ha rappresentato il contatto vero della Chiesa con le persone, non importa se erano credenti o no. Ora dobbiamo portare avanti il suo messaggio di fratellanza e di accoglienza”. Per Sienna, australiana, “vale la pena di essere qui, in questo giorno storico”.

Mentre Janet, danese, spiegava di essere qui col marito “per vivere un momento storico”. Ma aggiungeva “apprezzavamo il suo messaggio, il mondo è troppo per i ricchi”. Per Ida, calabrese trapiantata a Roma, “Papa Francesco è sceso dal piedistallo per stare tra le persone. Ora molto dipende da chi erediterà il suo posto. Io spero che il prossimo faccia come lui, perché se vogliamo la pace, dobbiamo preoccuparci per chi sta peggio di noi”.

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