Oggi potrebbe segnare una svolta per Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera e socio di maggioranza di Equalize, la controversa società di investigazioni recentemente al centro di indagini per dossieraggi e intercettazioni illecite. Questa mattina, infatti, Pazzali apparirà online di fronte al Comitato esecutivo della Fondazione per offrire la sua versione dei fatti. C’è grande attesa per l’esito di questo confronto, che potrebbe persino portare a una scelta drastica come le dimissioni.
Un uomo di centrodestra e relazioni istituzionali
Sessantenne milanese, laureato in Economia aziendale alla Bocconi, Pazzali è conosciuto per le sue competenze tecniche e la rete di relazioni ben radicate soprattutto in ambienti di centrodestra. Da anni mantiene un’amicizia con esponenti come Ignazio La Russa e ha cercato di mantenere sempre un equilibrio tra le sue vicinanze politiche e la neutralità richiesta dai ruoli istituzionali ricoperti. La sua nomina a presidente della Fondazione Fiera, infatti, ha ricevuto il sostegno congiunto della Regione Lombardia e del Comune di Milano, governato dal centrosinistra sotto la guida del sindaco Beppe Sala.
Gli interrogativi sui dossier politici
Lo scandalo che coinvolge Equalize ha messo in difficoltà il manager, noto per il suo lavoro durante l’emergenza Covid con la costruzione dell’ospedale in Fiera, realizzato in tempi record. Oggi, Pazzali dovrà chiarire il suo ruolo all’interno di Equalize, specialmente rispetto alla raccolta di dossier che includevano presunte informazioni su alleati di lunga data come Ignazio La Russa e suo figlio Geronimo, nonché sulle pressioni politiche esercitate su figure come Daniela Santanché. Questi legami – sia politici sia personali – hanno alimentato dubbi e creato un senso di disorientamento tra le fila del centrodestra.
La carriera di Pazzali: tra successi e controversie
Il percorso di Pazzali è stato contrassegnato da successi e momenti di difficoltà. Nel 2009 è stato nominato amministratore delegato di Fiera Milano Spa, portando a termine il complesso trasferimento dei padiglioni a Pero-Rho e cementando il legame con Attilio Fontana, oggi governatore della Lombardia. Tuttavia, il suo mandato si è concluso nel 2015 a seguito di attriti con il Comune di Milano e con il presidente della Fondazione Fiera, Benito Benedini. A complicare la situazione, pochi anni dopo è scoppiato il caso Nolostand, con infiltrazioni mafiose tra i fornitori della Fiera. Dopo un periodo di “esilio” a Eur Spa di Roma, Pazzali è tornato a Milano nel 2019 come presidente della Fondazione Fiera, grazie alla nomina sostenuta da Fontana.
Il suo momento di massima visibilità è arrivato con la gestione dell’ospedale in Fiera durante la crisi Covid: realizzato con tempistiche che lo stesso Roberto Formigoni avrebbe definito “certe e lombarde”, la struttura ha accolto pazienti di terapia intensiva e ha risposto in modo tempestivo all’emergenza. Questo successo è stato riconosciuto con l’assegnazione dell’Ambrogino d’oro, massimo riconoscimento della città di Milano.
Il futuro incerto di Pazzali e della Fondazione Fiera
Il Comitato esecutivo della Fondazione Fiera attende oggi le spiegazioni di Pazzali su queste vicende. L’incontro sarà cruciale per il suo futuro e per quello della Fondazione stessa, che si trova a dover gestire il peso di questa indagine. Pazzali dovrà difendere l’integrità della sua figura pubblica e chiarire i motivi per cui, oggi più che mai, si merita il riconoscimento dell’Ambrogino e il ruolo di presidente della Fondazione.