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Politica

Elezioni regionali, i flussi elettorali: ecco perchè i 5S sono crollati

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Due voti assai diversi, quelli di domenica in Emilia Romagna e Calabria, con la prima Regione trasformata in un test nazionale e la seconda rimasta nell’ambito della competizione amministrativa, ma con una stessa dinamica elettorale: un crollo dell’elettorato di M5s che contribuisce – insieme alle Sardine – alla vittoria di Stefano Bonaccini in Emilia, ma porta acqua anche a Jole Santelli per il suo successo in Calabria. E’ quanto emerge dal confronto tra i dati delle Regionali di domenica e le europee del maggio 2019, fenomeno sottolineato dagli istituti di indagine, il Cattaneo di Bologna, l’Swg o il Cise. I dati delle due Regioni regalano poi anche per il centrodestra numeri contraddittori tra le due Regioni, che vanno interpretati politicamente. In Emilia il centrosinistra alle europee aveva ottenuto il 39,6%, salito domenica al 51,4%, compresi i voti ottenuti dal solo Bonaccini, che ha preso 155 mila voti piu’ di quelli delle liste che lo hanno sostenuto (1.195.742 rispetto a 1.040.482). Un “successo personale”, come sottolinea Nicola Piepoli. Swg evidenzia che di questi quasi 1,2 milioni di elettori il 65% aveva votato centrosinistra nel maggio 2019, il 17,7% si era astenuto, il 9% si era espresso per M5s. L’Istituto Cattaneo rileva che “molti elettori di M5s (il 71,5% a Forli’, il 62,7% a Parma, il 48,1% a Ferrara) hanno scelto Bonaccini”. Solo il 28,1% ha confermato il voto di otto mesi prima. I pentastellati presero 698.204 voti (27,5%) nel marzo 2018, 290.019 (12,95) nel maggio 2019 e solo 102.533 (4,7%) domenica. La vittoria di Bonaccini poggia sull’istanza del buongoverno della Regione, il che spiega (come sottolinea Piepoli) l’istanza del “territorio” contro “l’intruso” Salvini che ha cercato di “nazionalizzare il voto”. Ma proprio la politicizzazione su cui ha puntato Salvini, ha “mobilitato” – come rileva il Cise – “le istanze valoriali tradizionali della sinistra” rappresentate dalle Sardine. Questa polarizzazione, sottolineano sia il Cattaneo che il Cise ha mobilitato piu’ a sinistra che a destra. Anche in Calabria il tracollo di M5s e’ amaro: 406.684 voti (43,37%) alle politiche 2018, 290.019 (12,89%) alle europee, e solo 48.784 (6,27%) domenica, addirittura fuori da Consiglio regionale. Qui ben il 43% degli elettori M5s di otto mesi fa, domenica si e’ astenuto, mentre un 21% ha votato per Santelli, contribuendo alla sua vittoria e compensando la flessione della Lega, scesa da 164.915 voti (22,61%) a 95.400, che subisce il controsorpasso di FI (96.067 voti pari 12,34%), con FdI a ridosso (84.507 voti). Certo, domenica c’era anche la lista di Santelli ed altre due del centrodestra (Udc e Casa delle liberta’) che hanno raccolto insieme oltre 168mila voti. Cifre contraddittorie rispetto a quelle della coalizione in Emilia: qui la Lega e’ scesa da 759.948 voti a 690.864, a cui occorre sommare pero’ i 37.462 suffragi della Lista Bergonzoni; ma FI e’ crollata da 131.992 a 55.317 voti che, secondo il Cattaneo, sono andati in parte a Bonaccini; flessione non compensata da FdI che sale da 104.861 a 185.796 voti, rubando pero’ ai due alleati.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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