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Spettacoli

È stata la Tv compagna del lockdown, 140 milioni di ore viste sul web

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Un’esplosione di ascolti, fino a oltre 15 milioni di media, e quasi 140,3 milioni di ore viste via web. Al giro di boa dei sessanta giorni di quarantena, la tv si conferma la piu’ fedele compagna per gli italiani costretti a casa per le misure di contenimento del coronavirus. E se l’andamento sembra seguire quello dei contagi, con un calo progressivo che ha visto nell’ultima settimana l’ascolto medio piu’ basso di tutto il periodo del lockdown, a impressionare e’ proprio la fruizione in digitale, con la crescita nel consumo sia in streaming sia on demand. E’ il racconto di due mesi di #iorestoacasa attraverso l’analisi dell’Auditel ai tempi del coronavirus elaborata dallo Studio Frasi. Dal decreto del 9 marzo a oggi gli ascolti tv sono cresciuti in modo esponenziale specie nelle prime tre settimane, raggiungendo una media di 15 milioni 61mila spettatori nel giorno medio dal 23 al 29 marzo, il 48% in piu’ rispetto alla stessa settimana del 2019. Un andamento in qualche modo parallelo a quello dei nuovi contagi: in particolare il picco – fa notare lo Studio Frasi – e’ stato registrato tra il 26 e il 27 marzo, con un ascolto di 5 milioni superiore alla media e oltre 6.100 nuovi contagiati. Da quel momento e’ iniziata la discesa: ancora oggi l’incremento medio e’ di oltre 3 milioni di persone sullo scorso anno (+16%), ma rispetto alla settimana di punta quest’ultima appena trascorsa (4-10 maggio) fa segnare una diminuzione di 3 milioni 307mila spettatori e raccoglie l’ascolto medio piu’ basso delle nove settimane di quarantena (11 milioni 754mila). Una curva discendente sulla quale ha influito probabilmente anche il gran numero di repliche che le tv hanno pescato in magazzino per riempire i palinsesti facendo i conti con lo stop alle produzioni. Non a caso la classifica dei programmi piu’ visti e’ ormai saldamente in mano al Tg1 della sera (che vanta una media da 7,1 milioni di spettatori in quarantena, +2,1 milioni rispetto all’anno scorso), seguito dal Tg5 (6,1 milioni, +2 milioni). Le repliche – segnala ancora lo Studio Frasi – sembrano influire negativamente anche rispetto ai post sui social degli editori televisivi generalisti a vantaggio degli Over the Top (Netflix, Prime video, TimVision, ecc.). Secondo i dati Nielsen tutto l’insieme dei canali tv e’ sceso da 134 milioni di post a febbraio a 87 milioni ad aprile: in termini percentuali i post dedicati alla tv free sono diminuiti dal 58% al 43%, mentre si sono triplicati quelli delle piattaforme (dal 6% al 18%, record assoluto per questi operatori). “A questo punto della pandemia la crescita degli ascolti televisivi si va attenuando – commenta Francesco Siliato, responsabile dell’Osservatorio dello Studio Frasi – con la tendenza ad assestarsi sui valori precedenti alla quarantena, mentre si rileva la crescita nel consumo degli Over the Top e dell’online delle televisioni generaliste”. In generale, infatti, e’ boom per la fruizione televisiva sul web, con un totale di oltre 140 milioni 255mila ore viste via Internet. Domina la Rai, con 57,6 milioni di ore per l’offerta web, di cui 41,1 milioni per la visione on demand e una media di oltre 13mila device collegati. Per Mediaset le ore complessive di visione sono 43 milioni, di cui 24 milioni on demand.

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Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

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Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

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Spettacoli

Gwyneth Paltrow è stanca della dieta, ‘ora mangio pane e pasta’

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Gwyneth Paltrow ha affermato di essere tornata a mangiare cibi che in precedenza aveva eliminato dalla sua rigidissima dieta, tra cui pane, pasta e formaggio. Lo riporta la Bbc. L’attrice premio Oscar, diventata negli anni una guru del salutismo ha seguito e promosso diversi regimi alimentari negli anni. “Ho seguito per un certo periodo una dieta macrobiotica ferrea e così sono diventata ossessionata da un’alimentazione molto, molto sana”, ha detto nell’ultima puntata del suo podcast spiegando di essersi dedicata al “benessere e al cibo” a causa del cancro alla gola che ha ucciso il padre. Poi lei e il secondo marito, Brad Falchuk, hanno iniziato a seguire la dieta paleo, basata sul principio che ci si debba nutrire “come i nostri antenati”. Di recente però, Paltrow ha ricominciato a mangiare “pane a lievitazione naturale e un po’ di formaggio e un po’ di pasta”.

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Musica

Rocco Hunt, il ragazzo di giù diventa grande: “Ho 30 anni e ancora la rabbia del Sud”

Esce l’album Ragazzo di giù: tra neomelodico, rap e introspezione, la maturità artistica di un figlio del Sud.

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A 30 anni, Rocco Hunt ha già alle spalle 15 anni di carriera, una vittoria a Sanremo, hit estive, strofe militanti e un’identità artistica sempre più nitida. Ma oggi, con il nuovo album Ragazzo di giù, in uscita venerdì, Rocco — per molti ancora affettuosamente “Rocchino” — completa un percorso che lo conferma maturo, consapevole e profondamente legato alle sue radici.

“Sono fortunato, canto chi non lo è stato”

Il brano che dà il titolo al disco è un manifesto identitario.
“Io sono il ragazzo di giù fortunato”, spiega Rocco, “quelli che canto sono stati meno fortunati, magari non hanno dovuto lasciare casa, ma hanno pagato altri prezzi”. La nostalgia per la sua terra non è solo geografica, è memoria viva di un mondo che spesso si perde tra le distanze culturali.

Tra disagio e riscatto: “A Nord si perdono i valori”

“Oggi Napoli fa figo, ma vivere al Nord è diverso”, dice. Il successo, per lui, ha un prezzo. “Contano i numeri, non i valori”, afferma, parlando anche del figlio Giovanni, 8 anni, cresciuto tra Milano e Napoli: “Ha un accento diverso, ma deve sapere da dove viene, imparare l’inglese e la cazzimma partenopea”.

Il dialetto come identità: “È mamma, papà e biberòn”

Per Rocco il dialetto non è solo stile, ma lingua del cuore:
“È la strada dove sei cresciuto, la voce dei tuoi nonni, il suono dell’anima”. E anche se ha girato l’Italia e il mondo, resta anima di Scampia, del Sud e dei suoi contrasti.

Il rap, il neomelò, e il coraggio delle parole

Ragazzo di giù è un album eterogeneo, che passa da Gigi D’Alessio a Massimo Pericolo, da Irama a Baby Gang, mischiando il rap con la melodia napoletana e l’attualità più bruciante. In Demone santo, per esempio, denuncia con rabbia il crollo del ballatoio della Vela di Scampia:
“Quelle creature sono vittime dello Stato. A che serve il tricolore sulle bare bianche, se Cristo in quelle case non ci entra?”

Sanremo, De Filippo e il mare della costiera

Nel disco anche introspezione e memoria, con brani come ‘A notte, ispirato a Eduardo De Filippo, e Domani chissà, dove Rocco rievoca lo scugnizzo che si tuffava a bomba nel mare della costiera. E non manca un pensiero al futuro:
“Vorrei un secondo figlio”, dice, ma con il timore delle malattie, dei sacrifici, della fragilità.

Il tour: dal Molise a Milano, passando per la Reggia

Il tour estivo partirà il 20 giugno da Campobasso, con gran finale l’11 settembre alla Reggia di Caserta e il 6 ottobre all’Unipol Forum di Milano.
“Senza le mie radici non sarei quello che sono”, conclude Rocco.
E quando gli chiedono se oggi è ancora “‘nu juorno buono”, risponde senza esitazioni:
“Sì. Ma è sempre più difficile non vedere le nuvole all’orizzonte”.

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