All’inizio di aprile 2025 Dries Mertens, 37 anni, ha concesso una sincera intervista al podcast “The Obi One” condotto dall’ex Chelsea John Obi Mikel. Nell’episodio, l’ex attaccante del Napoli e attuale giocatore del Galatasaray ha toccato diversi temi: la vita calcistica in Turchia, il legame indissolubile con Napoli (incluso il motivo speciale dietro il nome di suo figlio), il rapporto di amicizia con Victor Osimhen e alcuni retroscena sulla nazionale belga, in particolare in difesa di Eden Hazard. Di seguito i punti salienti emersi dalla conversazione.
Vita in Turchia: l’esperienza al Galatasaray
Mertens ha raccontato le differenze tra il calcio vissuto a Istanbul e quello di Napoli. «Il Galatasaray è un club di fama mondiale. Rispetto a Napoli, la Turchia ha una presenza globale maggiore per numero di persone. A Napoli il calcio è una religione», ha spiegato il belga, sottolineando come per comprendere la passione partenopea sia necessario conoscerne la storia. Mertens ha ricordato che “Maradona ha cambiato tutto” portando nel 1987 il primo Scudetto al Sud e creando un legame viscerale tra la città e la squadra. In Turchia, invece, l’attaccante sta vivendo un finale di carriera comunque stimolante: a 37 anni è ancora protagonista nel Galatasaray (campione di Turchia in carica), contribuendo alla corsa verso il titolo nazionale. La vita a Istanbul, per quanto intensa, gli appare più serena rispetto alla pressione costante di Napoli: “qui la vita è più tranquilla”, afferma Mertens, un concetto su cui tornerà parlando di Osimhen.
Osimhen e Mertens
L’amore per Napoli e il figlio chiamato Ciro
Dopo nove stagioni sotto il Vesuvio, Mertens ha ribadito il suo legame profondissimo con Napoli, rivelando un aneddoto familiare significativo. «Mio figlio si chiama Ciro, un nome tipicamente napoletano. Ho trascorso nove anni a Napoli, e lui è nato proprio durante l’ultima stagione. Sapendo che presto me ne sarei andato, ho voluto dargli quel nome per portarmi dietro per sempre un pezzo di quella città».
Questa scelta, inizialmente ostacolata dalla moglie Kat («era un po’ contraria» ammette Mertens), è poi stata condivisa anche da lei, convinta dal desiderio di conservare per sempre “il ricordo di questa splendida avventura” partenopea. Il gesto di chiamare il figlio Ciro – lo stesso nome affibbiatogli affettuosamente dai tifosi azzurri – testimonia quanto Napoli sia rimasta nel cuore del bomber belga anche dopo l’addio.
Napoli campione 2023: la reazione di Mertens
Nel 2023, appena un anno dopo la sua partenza, il Napoli è finalmente tornato campione d’Italia dopo 33 anni di attesa. Mertens ha raccontato con ironia mista a orgoglio le proprie emozioni per quello Scudetto conquistato dai suoi ex compagni. Alla domanda sul tricolore vinto subito dopo il suo addio, Dries ha scherzato: «Grazie per avermelo ricordato!» (ride, ha chiosato). Subito, però, ha espresso grande felicità per il successo azzurro, definendolo “il coronamento” di un percorso iniziato negli anni precedenti. Mertens ha lodato in particolare il lavoro di Luciano Spalletti e i nuovi protagonisti: “La vittoria con Spalletti è stata il coronamento, con Osimhen e Kvaratskhelia protagonisti assoluti”. Pur non avendo alzato personalmente quel trofeo, Mertens ha fatto intendere di sentirsi parte di quella crescita culminata nello Scudetto, ricordando anche le belle cavalcate in Champions League delle stagioni passate. Inoltre, ha rimarcato come il suo contributo alla storia del club resti indelebile: diventare il miglior marcatore di sempre del Napoli (148 gol) è stato per lui un traguardo “incredibile” e inaspettato, raggiunto reinventandosi centravanti sotto la guida di Maurizio Sarri.
Osimhen: dall’intesa a Napoli alla ritrovata amicizia a Istanbul
Una parte importante dell’intervista è stata dedicata a Victor Osimhen, oggi stella sia del Napoli che – in prestito – del Galatasaray. Mertens ha speso parole al miele per il 25enne nigeriano, con cui aveva già fatto coppia in maglia azzurra e che ha ritrovato come compagno a Istanbul. “Oggi [Osimhen] è nella top 3 degli attaccanti mondiali”, ha dichiarato senza esitazioni Mertens, evidenziando le qualità uniche del centravanti: “apre spazi, aiuta i compagni” e deve soltanto continuare ad avere fiducia nei propri mezzi. Dries ha confessato di essere molto legato a Victor – “gli voglio bene” – e di aver instaurato con lui e la sua famiglia un rapporto che va oltre il campo: a Istanbul vivono vicini e “i nostri figli sono grandi amici”, ha rivelato. Mertens ritiene che l’esperienza turca stia giovando a Osimhen anche dal punto di vista umano e mentale: «Qui la vita è più tranquilla, forse per lui è anche meglio che a Napoli: più relax, meno pressioni». In altre parole, secondo Mertens il contesto Galatasaray consente a Osimhen di esprimersi con maggiore serenità, lontano dalle enormi aspettative e dall’intensa pressione mediatica di Napoli. Non a caso, ha osservato il belga, il Galatasaray può considerarsi “fortunato” ad avere in squadra un attaccante come Osimhen, definito non solo un bomber implacabile ma anche “un ragazzo fantastico” e un leader silenzioso all’interno del gruppo. Mertens si è detto felicissimo di giocare ancora al fianco di Victor e di poter contribuire insieme a lui ai successi del Gala.
Nazionale belga: Mertens difende Hazard e la “Generazione d’oro”
Interpellato sul calo di rendimento del Belgio negli ultimi grandi tornei, Mertens ha affrontato il tema della cosiddetta “Generazione d’oro” belga – di cui lui stesso, Eden Hazard, De Bruyne, Lukaku e altri facevano parte – che non è riuscita a conquistare trofei internazionali. In particolare, Dries ha voluto spezzare una lancia in favore dell’ex capitano Eden Hazard, spesso bersaglio di critiche dopo il deludente Mondiale 2022. Mertens ha escluso che vi fossero problemi legati ad Hazard all’interno dello spogliatoio belga, respingendo l’idea che il talento di Eden fosse la causa delle difficoltà della squadra. Al contrario, ha spiegato che Hazard rimane un campione e un amico, e che le delusioni dei Diavoli Rossi non possono essere imputate solo a lui. Pur senza entrare nei dettagli delle note vicende di spogliatoio, Mertens ha fatto capire che l’armonia nel gruppo non era minata da Hazard – “non c’era alcun problema con Eden”, avrebbe assicurato – e che eventuali fallimenti sono dipesi da fattori collettivi e non dal singolo. L’attaccante ha dunque voluto pubblicamente assolvere Hazard da ogni colpa per le “woes” (disavventure) del Belgio, ribadendo la stima verso il compagno con cui ha condiviso anni in nazionale.
Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».
Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni
Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.
Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.
Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.
Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.
Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”
«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».
Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”
Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (
Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.
La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.