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Draghi spinge per la pace, ‘ma da Putin un muro’

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L’Italia sempre piu’ impegnata in un’offensiva per la pace, portata avanti ai massimi livelli con un pressing incessante di Quirinale, Palazzo Chigi e Farnesina. Al centro quel piano in quattro tappe – dal cessate il fuoco al nuovo patto per la sicurezza europea e internazionale – presentato alle Nazioni Unite dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e accolto con favore e qualche paletto sia a Kiev che a Bruxelles. Ma sulla strada c’e’ un ostacolo enorme da superare: il muro eretto da un Vladimir Putin che di fine del conflitto, almeno per il momento, sembra non volerne proprio sapere. Lo ha spiegato bene Mario Draghi, parlando con gli studenti di una scuola media del veronese. “L’ultima volta che ho parlato con il presidente Putin ho cominciato la telefonata dicendo: La chiamo perche’ voglio parlare di pace. E lui mi ha detto: ‘Non e’ il momento’. La chiamo perche’ vorrei che ci fosse un cessate il fuoco. E lui: ‘Non e’ il momento’. La chiamo perche’ forse molti di questi problemi li potete risolvere solo voi due: lei presidente Putin e il presidente Zelensky. Perche’ non vi parlate? ‘Non e’ il momento’, la sua risposta”. Insomma, una barriera impenetrabile quella alzata dallo zar, che pero’ non scoraggia l’Italia. “Ho avuto piu’ fortuna quando sono andato a Washington”, ha proseguito il presidente del Consiglio ricordando la sua visita alla Casa Bianca: “Parlando con Biden gli ho detto che forse e’ solo da lui che Putin vuole sentire una parola. E quindi gli ho detto di telefonare a Putin. Il giorno dopo, non lui, ma i ministri della Difesa russo e americano si sono sentiti”. Un pressing, dunque, andato a buon fine. Anche perche’ nelle ultime ore sull’asse Washington-Mosca si sono sentiti anche i capi dei rispettivi eserciti. Piccoli-grandi segnali che indicano come forse qualcosa si stia muovendo. Anche se per Draghi l’aggressione di Putin resta “un errore spaventoso”. Del resto lo ha ricordato anche Sergio Mattarella, lui in visita nel modenese per ricordate il sisma di dieci anni fa: “Il nostro obiettivo non e’ continuare la guerra ma sconfiggere la prepotenza di chi la muove, facendo vincere la pace e la convivenza, nella liberta’ e nel rispetto del diritto”. Poi il plauso all’accoglienza offerta dagli italiani ai rifugiati ucraini: “Una cosa che ci rende orgogliosi”, ha affermato il presidente della Repubblica. E se Silvio Berlusconi avverte che inviare armi a Kiev significa “essere cobelligeranti, essere anche noi in guerra” e quindi “se dovessimo inviare altre armi sarebbe meglio non farne tanta pubblicita’”, da Torino e’ stato Di Maio, intervenuto al Consiglio d’Europa, a dettagliare il piano che lui stesso ha gia’ consegnato nelle mani del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres e in quelle degli sherpa del G7. “Quella dell’Italia e’ una proposta per agevolare il dialogo tra le parti e la pace. Vogliamo lavorare per step – ha spiegato il titolare della Farnesina – con un gruppo di facilitatori composto da Nazioni Unite, Unione europea e Osce”, con l’obiettivo di arrivare “prima a tregue locali e corridoi umanitari, poi a un cessate il fuoco, e infine alla pace vera e propria”. La risposta di Kiev e’ arrivata attraverso le parole del portavoce del ministero degli Esteri Oleh Nikolenko: “Accogliamo con favore qualsiasi sforzo internazionale per ristabilire la pace sul suolo ucraino e in Europa. Allo stesso tempo – ha aggiunto Nikolenko – qualsiasi decisione politica deve essere basata sul rispetto della sovranita’ e dell’integrita’ territoriale dell’Ucraina, all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Anche la Commissione europea ha affermato di aver “preso atto” del piano messo a punto da Roma: “Ma dal punto di vista europeo – ha puntualizzato l’Alto rappresentante pe la politica estera Josep Borrell – questo deve passare dall’immediata cessazione dell’aggressione e dal ritiro senza condizioni dell’esercito russo”. “Le condizioni per questo cessate il fuoco le dovra’ decidere l’Ucraina”, ha aggiunto il capo della diplomazia Ue, auspicando che i Paesi europei mantengano “l’unita’ su tutti i fronti, diplomatici e militari”.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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