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Politica

Draghi, sanzioni ma evitare guerra nel cuore d’Europa

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Nelle ore piu’ buie della crisi ucraina, la strategia dell’Italia viaggia su un binario quasi obbligato: da un lato la condanna del riconoscimento russo dei territori separatisti del Donbass (con l’annuncio di sanzioni), dall’altro il perseguimento del dialogo per “trovare una soluzione pacifica”. Il premier Mario Draghi in mattinata lo dice chiaramente: “Sono in costante contatto con gli alleati per evitare una guerra nel cuore dell’Europa”. Intanto i partiti si dividono sulle misure da adottare. E Matteo Salvini da’ l’impressione di voler frenare iniziative contro Mosca. In realta’, nella battaglia di nervi tra Russia e Occidente il nostro Paese gioca una partita molto complicata con obiettivi multipli: difendere con fermezza la sovranita’ di Kiev, senza interrompere i canali con Mosca; agire con decisione di concerto con i partner Ue, arginando al contempo la forte crisi economica che potrebbe colpire il Paese, che e’ fortemente dipendente dal gas russo; parlare con una voce sola, sintetizzando le diverse posizioni nella maggioranza. I costi economici e finanziari dell’escalation della crisi rischiano di essere altissimi, ma la fedelta’ di Roma all’Alleanza atlantica non e’ in discussione. Cosi’, il premier – dopo alcune ore di silenzio formale – in mattinata non esita ad esplicitare la sua “ferma condanna per la decisione del governo russo”, definendola “un’inaccettabile violazione della sovranita’ democratica e dell’integrita’ territoriale. La via del dialogo resta essenziale, ma stiamo gia’ definendo nell’ambito dell’Unione Europea misure e sanzioni nei confronti della Russia”. Intanto, continua un lavoro sottotraccia del presidente del Consiglio, in contatto in queste ore con i principali leader internazionali, tra cui Emmanuel Macron. “Partner europei e alleati continuano a dar prova di unita’ e di totale coordinamento”, dice il presidente francese. Sullo sfondo sempre la possibilita’ di un incontro Draghi-Putin, non c’e’ ancora una data ma le diplomazie sono al lavoro. Nel piano italiano e’ impossibile non considerare le ricadute sul settore energetico, ma il mantra e’ agire in maniera decisa e compatta con gli alleati, mostrando i denti quando necessario. Cosi’, il ministro Luigi Di Maio non esita a bollare come “inaccettabili le azioni militari” russe, chiede che l’Ue sia “ferma e irremovibile” rispetto “alla pretesa di ritirare le truppe russe” e “riportare il dialogo” e annuncia aiuti finanziari all’Ucraina. Il titolare della Farnesina domani riferira’ in Parlamento sulla situazione, la prossima settimana sara’ la volta del premier che, nel frattempo, viene sollecitato dal Copasir ad intervenire in audizione sulle “possibili ricadute sulla sicurezza nazionale del Paese”. Intanto, il presidente di FdI, Giorgia Meloni, rivendica: “Grazie alle pressioni di Fratelli d’Italia, il Presidente del Consiglio verra’ in Aula”. Oltre a gestire un dossier internazionale bollente, il governo deve far fronte anche al diverso posizionamento dei partiti che lo sostengono. Dal Pd, che e’ stato durissimo contro Mosca chiedendo una convocazione straordinaria della Camera, a Salvini che ha definito le sanzioni “l’ultima delle soluzioni”, per poi chiarire: “Se c’e’ un’alleanza che fa una scelta, se siamo membri di quella alleanza sosteniamo quella scelta, ma che non sia l’Italia l’agnello sacrificale”. Nel mezzo, il leader del M5s Giuseppe Conte, ha ricordato come “un’escalation della crisi Ucraina rischi di rendere” ancora “piu’ drammatico il caro bollette”, sostenendo che il dialogo “e’ sempre da assecondare”. In Forza Italia e’ Antonio Tajani a dettare la linea: “Sanzioni alla Russia proporzionate alle violazioni del diritto internazionale. Lavoriamo pero’ anche ad una soluzione diplomatica per evitare escalation e contraccolpi negativi per l’economia. Oggi il costo del grano e’ aumentato del 20%”.

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La Rai annulla il confronto televisivo tra Meloni e Schlein per le Europee

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La Rai ha annullato il previsto confronto televisivo tra la premier Giorgia Meloni e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, in programma per il 23 maggio. Questa decisione arriva dopo la comunicazione dell’Agcom che ha sottolineato come un confronto del genere potesse avvenire solamente con il consenso di tutti i gruppi parlamentari rappresentati, condizione non soddisfatta dato che solo quattro degli otto gruppi hanno dato il loro assenso.

Il dibattito, che avrebbe avuto luogo nel contesto delle imminenti elezioni europee e che sarebbe stato moderato dal noto giornalista Bruno Vespa, è stato cancellato per mancanza della maggioranza richiesta dall’Agcom. La decisione di annullare l’evento è stata annunciata dalla Rai attraverso una nota ufficiale in cui si spiega che “nessun confronto è possibile in assenza della maggioranza richiesta”.

La Rai ha inoltre precisato che continuerà a garantire il rispetto della par condicio nei suoi notiziari e programmi di approfondimento, seguendo le linee guida dell’Autorità di regolamentazione. Con questa mossa, il servizio pubblico italiano si impegna a mantenere un equilibrio e una correttezza nella copertura delle campagne elettorali, riconosciute e sostenute dall’Agcom.

Questo annullamento segna un momento significativo nel dibattito politico italiano, influenzando non solo la visibilità dei candidati ma anche la dinamica dell’informazione politica in vista delle elezioni europee.

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Ultima stretta sul Superbonus e tutte le nuove norme finanziarie: l’esame approfondito

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Nell’arena politica italiana, la giornata di oggi segna un passaggio cruciale con la conclusione della prima fase di esame parlamentare del decreto legge sul Superbonus al Senato. Il dibattito è stato particolarmente acceso, evidenziando le fratture interne alla maggioranza, con Forza Italia che si è distinta in opposizione a specifiche misure proposte dal governo.

Il decreto, che introduce significative modifiche normative, è stato al centro di aspre discussioni, specialmente per quanto riguarda l’introduzione della misura dello spalma-crediti su 10 anni e la retroattività di tale provvedimento per le spese del Superbonus del 2024. Inoltre, Forza Italia ha combattuto, con successo parziale, la proroga della sugar tax, supportata dal resto della maggioranza e posticipata al 1° luglio 2025.

Durante i lavori della 6a Commissione, si sono verificati momenti di tensione significativa. In particolare, Forza Italia si è astenuta durante il voto su un emendamento cruciale, che è passato solo con il sostegno del presidente della commissione, Massimo Garavaglia (Lega), e di Italia Viva, che ha giocato un ruolo decisivo. La fiducia posta dal governo sul testo è stata approvata senza sorprese con 101 voti a favore, dimostrando una solida tenuta della maggioranza nonostante le divergenze interne.

Tra le novità più rilevanti approvate, si evidenzia il fondo di 35 milioni di euro istituito per il 2025, destinato al sostegno di interventi su edifici danneggiati da sismi, non coperti da precedenti decreti. Questo si aggiunge alle modifiche alla ripartizione dei crediti di imposta e alle diverse proroghe, come quella della Plastic tax al 1° luglio 2026 e varie nuove disposizioni per le banche e le assicurazioni riguardo la gestione dei crediti del Superbonus.

Importanti anche le risorse aggiuntive destinate a migliorare la gestione delle emergenze e del demanio, con significativi aumenti di fondi destinati a vari aspetti della gestione pubblica e infrastrutturale.

Il decreto ora passerà alla Camera per l’approvazione definitiva, prevista entro il 28 maggio, in una fase in cui il governo spera di consolidare ulteriormente le misure introdotte senza ulteriori ostacoli.

In sintesi, il cammino del decreto Superbonus si dimostra emblematico delle dinamiche politiche e delle priorità economiche attuali, rappresentando un tassello fondamentale nel più ampio quadro delle politiche di incentivazione e regolamentazione fiscale italiane.

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Accolto ricorso, Ilaria Salis va ai domiciliari a Budapest

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E’ stato accolto dal tribunale di seconda istanza ungherese il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis che può quindi uscire dal carcere e andare ai domiciliari a Budapest. Il ricorso era stato presentato dai legali di Ilaria Salis contro la decisione del giudice Jozsef Sós che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato i domiciliari sia in Italia che in Ungheria. In appello, la richiesta è stata invece accolta e quindi la 39enne attivista milanese, candidata con Avs alle prossime Europee, potrà lasciare il carcere a Budapest dove si trova da oltre 15 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. Il provvedimento, che prevede il braccialetto elettronico, diventerà esecutivo non appena verrà pagata la cauzione prevista dal tribunale.

“Ilaria è entusiasta di poter finalmente uscire dal carcere e noi siamo felicissimi di poterla finalmente riabbracciare”: così Roberto Salis ha commentato la decisione del tribunale ungherese di concedere i domiciliari a sua figlia Ilaria che, dopo oltre 15 mesi, potrà lasciare il carcere dove è detenuta con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra. “Non è ancora fuori dal pozzo – ha aggiunto ma sarà sicuramente molto bello poterla riabbracciare dopo 15 mesi, anche se finché è in Ungheria io non mi sento del tutto tranquillo”.

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