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Draghi punta su ritorno in classe, Lega cede su pass

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Basta didattica a distanza: da settembre, salvo “casi eccezionali”, tutti a scuola in presenza. Il Consiglio dei ministri approva il nuovo decreto legge sul Green pass e le norme che regoleranno da settembre non solo il ritorno in classe ma anche i viaggi tra le Regioni e a lunga percorrenza. Mario Draghi prova cosi’ a tenere insieme l’esigenza di frenare la risalita della curva dei contagi e non penalizzare i piu’ giovani, dopo due anni scolastici funestati dal Covid. Il Green pass da questo 6 agosto diventa strumento indispensabile per prendere parte alle attivita’ non essenziali come eventi e ristoranti al chiuso. Da settembre e’ d’obbligo per il personale scolastico, gli universitari e i viaggi, mentre e’ ancora aperta la discussione sull’uso nei luoghi di lavoro. Ma e’ un Consiglio dei ministri a bassa conflittualita’ politica quello che vara la nuova stretta: la Lega, ottenuta la conferma dell’esenzione per gli alberghi, a salvaguardia della stagione turistica, si dice soddisfatta, anche se tra i leghisti il Green pass continua a generare critiche. Sono 7.230 i positivi ai test Covid individuati nelle ultime 24 ore, un dato ancora in crescita, insieme al numero di morti (21 ieri, 27 oggi) e di ricoveri (268 in terapia intensiva, 8 in piu’ di ieri). La variante Delta impone cautela, nonostante aumenti la copertura garantita dai vaccini. Ecco perche’, a una settimana dal decreto che ha introdotto l’obbligo di Green pass per cinema e teatri, bar al chiuso e palestre, Draghi mette in sicurezza la scuola. Il premier nel Cdm pre-ferie si dice “orgoglioso” del lavoro fatto da tutti i ministri in questi primi sei mesi e li ringrazia e ringrazia il sottosegretario Roberto Garofoli, poi svolge una relazione sul nuovo decreto. Al tavolo si registra una larga concordia. Per la scuola in sicurezza ci sono “quasi due miliardi” di fondi, sottolinea il ministro Bianchi. L’obiettivo e’ scritto fin dalla prima riga del testo del nuovo decreto: “Assicurare il valore della scuola come comunita’ e tutelare la sfera sociale e psico-affettiva” degli studenti. Regioni e Comuni potranno imporre la didattica a distanza, che ha fatto crollare i risultati nei test Invalsi, solo in casi “eccezionali” di focolai e non in maniera generalizzata. E’ una decisione da cui nessuno in maggioranza si dissocia. Neanche nel suo risvolto meno gradito ai leghisti, che e’ l’obbligo per tutto il personale scolastico e universitario di esibire il certificato verde per accedere alle lezioni, pena sospensione dello stipendio dopo cinque giorni di assenza. Un dubbio c’era fino all’ultimo per gli studenti universitari, per il rischio di confliggere con il diritto allo studio, ma la scelta del Cdm e’ imporre il Pass anche a loro. Restano fuori i ragazzi fino a 18 anni (si era ipotizzato l’obbligo tra i 16 e i 18). E per tutti arriva la possibilita’ di fare tamponi a prezzi calmierati: in farmacia ad 8 euro per i ragazzi tra i 12 e i 18 anni e a 15 euro per tutti gli altri italiani. Come a dire: i professori che non vorranno vaccinarsi potranno comunque entrare in classe, ma esibendo un tampone nuovo ogni 48 ore. Il governo punta adesso a una campagna straordinaria di vaccinazione tra i piu’ giovani, anche con una comunicazione ad hoc e l’ipotesi di eliminare l’obbligo di prenotazione. E’ un punto che irrita profondamente i leghisti piu’ scettici sulle somministrazioni ai piu’ giovani: “Per me il discrimine e’ uno, ovvero l’esenzione da qualsiasi Green pass per i minorenni. Se non ci sara’ non potro’ mai dare il mio assenso a qualsiasi altro ‘compromesso'”, twitta Claudio Borghi, tra i piu’ barricaderi alla Camera, dove i salviniani hanno presentato ben 900 emendamenti per abolire o modificare il Green pass. Ma Matteo Salvini questa volta non sembra fare barricate. Anzi, Massimo Garavaglia, che rappresenta i leghisti nella cabina di regia governativa convocata per prendere le decisioni, non solo definisce giusto l’intervento, ma porta con se’ una serie di proposte concrete e puntuali, che nessuno fa fatica a recepire. Chiede di non introdurre l’obbligo di Pass nei ristoranti degli alberghi per i clienti delle strutture: accolto. Chiede di esentare le professoresse incinte: l’esenzione, con certificato medico, vale gia’ per tutti. Il Pass per i trasporti – questo si’ – raccoglie le preoccupazioni leghiste e parte a fine vacanze, dal primo settembre, per non penalizzare chi si e’ mosso senza, anche perche’ sarebbe difficile garantire tamponi in stazioni e aeroporti. Matteo Salvini a sera non commenta il nuovo decreto, ma i suoi ministri si dicono “soddisfatti”, sostenendo di aver ottenuto un intervento “ragionevole” e i test salivari nelle scuole (ma la misura e’ in via di valutazione, dice Bianchi). Il M5s esulta per il ritorno in classe in presenza, cosi’ come il Pd. Il Green pass garantisce “liberta’ e sicurezza”, sottolinea il ministro Roberto Speranza in conferenza stampa con Enrico Giovannini e Patrizio Bianchi. Nodi ce ne saranno ancora: Andrea Orlando, che lunedi’ con Speranza vedra’ i sindacati, spiega che una “decisione” sul Pass nei luoghi di lavoro “ancora non c’e'” e le posizioni in maggioranza sono “diverse”. Intanto il Green pass parte anche in Parlamento, per accedere a ristorante e conferenze alla Camera e al Senato, ma c’e’ chi chiede di introdurlo anche in Aula, come Fdi e anche il Dem Andrea Marcucci.

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Referendum e regionali, la sfida delle opposizioni

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Per le opposizioni, le regionali saranno il “test prima delle politiche”. La definizione è del presidente Pd Stefano Bonaccini. La tornata d’autunno, quindi, come un esame di compattezza, come una prova di forza per vedere se nel 2027 il centrosinistra potrà evitare il Meloni bis. Al voto andranno: Marche, Veneto, Campania, Puglia, Toscana e Valle d’Aosta. Le prime due sono governate dal centrodestra, le altre dal centrosinistra. Qualche mese prima, l’8 e 9 giugno, ci sarà un altro esame: i cinque referendum su lavoro e cittadinanza. Le opposizioni si stanno spendendo anche per quelli, specie Pd, M5s e Avs, mentre i centristi sono meno partecipi. Già raggiungere il quorum del 50% dei votanti farebbe ben sperare il fronte dei sostenitori dei “sì”.

In vista delle regionali, per il momento il lavoro dei partiti d’opposizione è orientato soprattutto alla definizione delle coalizioni. L’obiettivo della segretaria Pd Elly Schlein è rodare lo schieramento, nell’auspicio che sia il più largo possibile e che si presenti nel maggior numero possibile di Regioni. Sui nomi dei candidati i giochi sono fatti solo nelle Marche, dove per la carica di governatore corre l’eurodeputato Pd ed ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci: l’alleanza è in via di costruzione, ma c’è la speranza che alla fine possa comprendere sia il M5s sia i centristi. In Puglia dovrebbe essere in campo l’altro eurodeputato Pd ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro. L’accoppiata Pd-M5s parte in discesa, visto che ha già fatto le prove con la giunta ora guidata da Michele Emiliano.

In Toscana, il trascorrere del tempo fa crescere le quotazioni di una ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani, del Pd, già alleato a Iv, che auspica di imbarcare anche M5s e Avs. Mentre Azione ha già dato il suo placet. Giochi aperti in Campania, dove Pd e M5s stanno lavorando al candidato, che potrebbe essere l’ex presidente della Camera Roberto Fico. In ballo c’è anche l’attuale vicepresidente di Montecitorio Sergio Costa.

Entrambi sono del M5s. Fico sembra favorito, anche se per adesso è “bloccato” dal limite dei due mandati: la Costituente del Movimento ha dato indicazione di togliere il vincolo, ma ancora devono essere definiti i criteri, che dovranno passare la vaglio del voto degli iscritti. Sembrava che la chiusura dell’iter potesse arrivare prima di Pasqua. I tempi, comunque, dovrebbero essere maturi. Resta in ogni caso da capire quali saranno le indicazioni del governatore uscente Vincenzo De Luca. Partita aperta in Veneto, dove il centrosinistra è alla ricerca del candidato, che potrebbe essere sostenuto sia da Pd sia dal M5s.

Dinamica a sé in Valle D’Aosta, dove il voto è sostanzialmente proporzionale: spetta poi agli eletti formare una maggioranza in consiglio regionale e individuare il governatore. La prima prova generale delle opposizioni, però, ci sarà fra un mese e mezzo, con i referendum sul lavoro promossi dalla Cgil, che sostanzialmente aboliscono il jobs act, e quello per rendere più facile l’acquisizione della cittadinanza promosso da un comitato con Più Europa. Pd e Avs hanno dato indicazione per cinque sì. Quattro sì per il M5s, che lascerà libertà di coscienza sulla cittadinanza. Per una volta, indicazioni analoghe da Azione e Iv: “sì” solo alla cittadinanza, “no” agli altri.

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‘Commemorazione di Gramsci, bandiere rosse vietate’

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“Bandiere rosse vietate alla commemorazione di Antonio Gramsci”. Lo sostiene Rifondazione comunista, in una nota firmata dal co-segretario della federazione romana del partito, Giovanni Barbera. Lo stop sarebbe stato dato dalla direzione del Cimitero Acattolico di Roma, dove riposano le spoglie di Gramsci.

“Durante la commemorazione dell’anniversario della morte di Antonio Gramsci – scrive Barbera – si è consumato un atto di censura senza precedenti. Per la prima volta, in decenni di celebrazioni, è stato impedito l’ingresso delle nostre bandiere rosse, che da sempre, nel rispetto della memoria storica, hanno accompagnato il ricordo di Gramsci”. La spiegazione del divieto, continua Barbera, offerta dalla direttrice del cimitero è stata che “il colore rosso sarebbe divisivo”.

Arrivando così a vietare “perfino l’uso di un semplice drappo rosso, senza scritte né simboli”. Alla cerimonia – hanno raccontato altri presenti – ha partecipato almeno un centinaio di persone. Fra loro molti esponenti politici, con delegazioni anche del Pd (composta da Cecilia D’Elia, Michele Fina, Roberto Morassut, Andrea Casu ed Eugenio Marino) e di Sinistra Italiana (guidata da Marilena Grassadonia). Una commemorazione “partecipata, più degli anni passati, e tranquilla – è stato il racconto – che si è chiusa con l’esecuzione di un brano musicale”.

Fra i rappresentanti delle altre forze politiche c’è chi ha confermato che è stato chiesto di non portare bandiere di partito nel cimitero, senza però che questo abbia sollevato particolari polemiche. Qualcuno aveva la bandiera della pace, mentre simboli e nomi delle forze politiche erano comunque presenti sugli omaggi lasciati sulla tomba di Gramsci: mazzi di fiori e corone. Dura, invece, Rifondazione comunista: “Negare la presenza dei nostri simboli alla commemorazione di Antonio Gramsci (uno dei più grandi pensatori del Novecento, fondatore del Partito Comunista d’Italia e martire del fascismo) nel giorno della sua morte, è un atto di ignominia che merita la più dura condanna”.

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Ue: nuovo colloquio telefonico von der Leyen-Meloni

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La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la premier Giorgia Meloni hanno avuto un colloquio telefonico ieri in serata. Lo riferisce una portavoce dell’esecutivo Ue. La conversazione si è concentrata su “tutte le questioni di interesse comune attuale”, compreso il sostegno all’Ucraina e il dossier dei dazi nel quadro della trattativa tra l’Ue e l’amministrazione Trump.

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