Quali motivi aveva il tenente della Guardia di Finanza per accedere alle banche dati delle Sos? I pubblici ministeri della procura di Perugia hanno acceso un faro sulle ragioni degli accessi fatti negli archivi contenenti le segnalazioni di operazioni finanziare sospette dall’ufficiale (indagato per ingresso abusivo in un sistema informatico) in servizio alla procura nazionale antimafia, in particolare al gruppo di lavoro per lo sviluppo proprio di questi alert. Accessi che gli inquirenti sospettano possano avere rappresentato un’attività di dossieraggio che potrebbe avere riguardato diversi personaggi. Politici compresi. Un lavoro certosino che vede impegnato l’Ufficio guidato da Raffaele Cantone dall’aprile scorso, quando il fascicolo venne trasferito da Roma (dopo essere stato aperto in seguito a una denuncia del ministro Guido Crosetto) al capoluogo umbro.
Il passaggio è avvenuto in base a quanto previsto dall’articolo 11 bis del codice di procedura penale in base al quale in tutti i casi nei quali sono coinvolti i magistrati del distretto di Roma, come persone offese dal reato o indagati, devono occuparsi i loro colleghi perugini. Nel fascicolo sui presunti dossier risulta al momento coinvolto solo l’appartenente alla Guardia di Finanza, o almeno così finora è trapelato, e quindi non è ancora chiaro perché sia arrivato a Perugia. Un particolare sul quale è intervenuto oggi anche il deputato di Azione Enrico Costa. “I giornali spiegano che nell’inchiesta sull’accesso indebito alle Sos della super procura ci sarebbe un solo indagato, un finanziere. Perché dunque l’inchiesta è finita a Perugia, visto che questa competenza scatta in caso di magistrato indagato o persona offesa?” ha scritto su Twitter il parlamentare.
“La commissione parlamentare Antimafia – sottolinea invece la presidente Chiara Colosimo – farà la sua parte per dimostrare che la politica non è più debole ma è forte e non cede a nessun tipo di ricatto o compromesso”. Intanto gli investigatori e gli inquirenti – il nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza coordinato dalla procura di Perugia – stanno vagliando tutti gli accessi alle banche dati ritenuti non legittimi attribuiti all’appartenente alle Fiamme Gialle, ora trasferito dalla procura nazionale antimafia ad un altro ufficio a L’Aquila. E questo per stabilire se con le informazioni carpite sia stata operata un’attività di dossieraggio, come sospettano gli investigatori. Decine e decine di ingressi nel sistema informatico nel quale confluiscono le segnalazioni di operazioni ritenute sospette dalle banche e portate all’attenzione della magistratura per eventuali approfondimenti, che tuttavia non scattano sempre e necessariamente.
La questione centrale da accertare nell’indagine sembra comunque restare se le informazioni siano state prese per fini i istituzionali o illeciti. E la procura lo vuole fare “nei tempi più rapidi possibili”, come ha messo nero su bianco. Anche perché il finanziere ha sempre rivendicato la correttezza del proprio comportamento. Sostenendo con gli investigatori di avere agito per motivi d’ufficio. Non sembra invece essere al momento all’ordine del giorno una convocazione del Copasir, nonostante alcuni membri ne abbiano fatto richiesta.