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Dopo le parole di Trump 20 Paesi verso il 2% del Pil per finanziare la Nato

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Le bordate di Donald Trump continuano a terremotare la Nato, complice l’imminente ministeriale Difesa, che riunirà a Bruxelles i 31 alleati (più la Svezia) per una due giorni d’incontri. I temi non mancano. Dal sostegno all’Ucraina, con una nuova riunione del formato di Ramstein, alla pianificazione del summit di Washington, che celebrerà i 75 anni dell’Alleanza. La parola d’ordine al momento pare una sola: rispondere al tycoon. Il segretario generale allora darà un aggiornamento sulle spese militari dei vari Paesi, che certificherà l’impegno degli europei a fare di più per la loro stessa sicurezza.

Circa due terzi dei 31 Paesi membri della Nato – assicurano fonti qualificate – sarebbero infatti “sulla buona strada” per raggiungere nel 2024 l’obiettivo del 2% del Pil in spese militari. Un buon risultato se si considera che nel rapporto annuale del 2023 (sui dati del 2022) solo sei alleati potevano fregiarsi del titolo di contributori pieni – numero poi salito a undici nelle proiezioni parziali dello scorso luglio. Il ciclone Trump non fa ad ogni modo che rafforzare un trend già in essere: la consapevolezza dell’Europa di non poter più affidarsi agli Usa, in toto, per la propria sicurezza. Olanda, Germania e Polonia hanno ad esempio appena firmato un accordo per la messa a punto di un corridoio di trasporto rapido di uomini e mezzi dalle sponde del mare del nord al cuore del fianco orientale. Berlino, poi, alla ministeriale annuncerà che altri due Paesi – Grecia e Turchia – si uniranno alla coalizione Sky Shield, a guida tedesca, per la difesa aerea.

“E’ un buon esempio di cooperazione europea nell’ottica dell’autonomia strategica”, nota un diplomatico alleato. Nato e Ue, in quest’ottica, diventano sempre più complementari dato che il rafforzamento della difesa europea passa anche e soprattutto da un cambiamento qualitativo dell’industria bellica, sia che siano munizioni (da dare ad esempio all’Ucraina) sia che si parli di piattaforme più sofisticate, come jet di nuova generazione, carri armati, missili offensivi o difensivi. Il commissario Thierry Breton sta mettendo a punto una strategia industriale per la difesa che riassuma tutte le iniziative abbozzate sinora e non a caso ha incontrato Jens Stoltenberg alla vigilia della ministeriale.

“E’ importante che gli europei investano per se stessi e non per gli americani”, spiega una fonte diplomatica della Nato. Anche in un’ottica di future confrontazioni con Trump nel caso in cui dovesse rientrare alla Casa Bianca. La valutazione politica che si fa in questi giorni è che, al contrario di quanto accaduto nel suo primo mandato, questa volta non ci sarà un ‘deep state’ in grado di controbilanciare il presidente né un partito repubblicano vagamente indipendente. L’Europa potrebbe dunque avere a che fare con un Trump al cubo e resta da capire se saprà decidere con rapidità, dotandosi degli strumenti necessari per creare il pilastro europeo della Nato. Che non nascerà dall’oggi al domani, naturalmente. A corollario, giovedì si terrà un’altra riunione del Consiglio Nato-Ucraina in cui gli alleati saranno aggiornati sugli ultimi sviluppi sul campo. La guerra, sebbene l’attenzione delle opinioni pubbliche sia scemata, continua. E il 2024 potrebbe diventare l’anno chiave per vincerla.

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Trump: la Crimea resterà alla Russia, Zelensky lo sa

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Donald Trump torna a parlare della guerra in Ucraina e lo fa con dichiarazioni destinate a far discutere. In un’intervista rilasciata a Time, il presidente degli Stati Uniti ha affermato che “la Crimea resterà con la Russia”, aggiungendo che anche il presidente ucraino Zelensky ne sarebbe consapevole.

“La Crimea è andata ai russi, fu colpa di Obama”

«La Crimea è stata consegnata alla Russia da Barack Hussein Obama, non da me», ha ribadito Trump, sottolineando come la penisola fosse “con i russi” ben prima del suo arrivo alla Casa Bianca. «Lì ci sono sempre stati i russi, ci sono stati i loro sottomarini per molti anni, la popolazione parla in gran parte russo», ha aggiunto. Secondo l’ex presidente, se lui fosse stato alla guida del Paese, “la Crimea non sarebbe mai stata presa”.

“Questa guerra non doveva accadere”

Trump ha definito il conflitto in Ucraina “la guerra che non sarebbe mai dovuta accadere”, lanciando un messaggio implicito al presidente Joe Biden e alla gestione democratica della politica estera. A suo avviso, con lui alla presidenza, la situazione in Ucraina si sarebbe sviluppata in modo del tutto diverso, senza l’invasione da parte delle truppe russe.

Le dichiarazioni si inseriscono in un contesto internazionale già molto teso, mentre si continua a discutere del futuro della Crimea e dei territori occupati.

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Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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