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De Laurentiis: Spalletti? C’era opzione, potevo trattenerlo

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“Io mi sono assunto le colpe di questo avvio di stagione, perché avevo fatto bene il contratto a Spalletti che non è bilaterale, è unilaterale. Andava esercitata l’opzione”  ha detto il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis nella conferenza stampa che ha convocato a Castel Volturno. “L’opzione del contratto di Spalletti – ha detto il patron azzurro – prevedeva un ulteriore anno, ed io entro il termine predeterminato a fine stagione avevo il diritto di esercitarla e di farlo con una dichiarazione scritta. Non è una gentilezza o carineria che feci ma un fatto dovuto dall’esecuzione giuridica. Io quindi mi sono assunto le colpe di questo avvio di stagione perché avevo fatto bene il contratto a Spalletti. Al Maschio Angioino al Premio Bearzot dissi al pubblico “Spalletti resterà con noi” e lui non smentì, non disse nulla. Poi ci fu l’eliminazione dalla Champions League che mi deluse moltissimo e dopo il 21 aprile per tirare su il morale di Spalletti gli dissi che non mi ero arrabbiato per l’eliminazione e gli inviai giuridicamente l’esercizio dell’opzione via pec, che era la modalità giuridica. Mai avrei creduto che nella cena del 12 maggio, parecchio tempo dopo, a me e Chiavelli, Spalletti ci comunicasse di voler prendersi un periodo di pausa per tornare a fare il coltivatore nella sua terra in Toscana. Mi potevo comportare – ha concluso – dicendo che avevo usato l’opzione e doveva restare. Il mio errore è stato anche dopo lo scudetto, anche perché avevo la sensazione che Spalletti sentisse la Federcalcio per la Nazionale e infatti è andato lì”.

“Sono assolutamente d’accordo nel fare la Premier italiana, seguendo il modello che vediamo in Inghilterra”  ha detto il presidente De Laurentis commentando le parole del presidente della Lega calcio Lorenzo Casini su una indipendenza della Lega dalla Figc seguendo il modello della Premier britannica.

“Io dico di perseguire idee del genere da almeno dieci anni – ha detto De Laurentiis – deve esserci una volta in cui si crea qualcosa in Europa e deve durare sine die. L’Inghilterra è l’unico campionato in cui si gioca il calcio che viene visto in tutto il mondo, è l’unico Paese che permette a bimbi e famiglie di andare felici agli stadi, mentre qui da noi non ne vogliono sapere di cambiamenti negli accessi agli stadi, perché i tifosi servono ai politici e quindi gli stadi non sono più terra franca”.

De Laurentiis però sottolinea che la Lega serie A “purtroppo è inesistente – ha detto – non siamo strutturati come una associazione di imprese, non siamo la vera Confindustria del calcio. A volte nelle riunioni sento squadre che vorrebbero la A a 18 squadre: a loro rispondo, per me vanno bene 20 o 16 squadre ma bisogna capire quali squadre ci sono, perché la classifica è divisa sempre in due parti, da una parte chi lotta per andare in Europa e dall’altra chi lotta per non retrocedere”.

– Si è parlato anche dall’esonero di Garcia e della gratitudine verso il suo sostituto Mazzarri nella conferenza stampa convocata dal presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis. “Ci pensavo da un po’ a esonerare Garcia – ha detto De Laurentiis tornando sull’addio al tecnico francese – già da quando alla presentazione a Capodimonte disse che non conosceva il Napoli dello scorso anno. Pensavo scherzasse, invece era vero. Garcia è stato il miglior allenatore della Ligue 1 in passato, arriva alla Roma e arriva due volte secondo, con dieci vittorie consecutive all’esordio in A.

Poi è stato esonerato alla terza stagione, con uno spogliatoio non facile da gestire. Nel 2017/18 ha fatto la finale di Europa League con il Marsiglia, persa con l’Atletico Madrid. Nel 2019/20 ha fatto invece la semifinale di Champions con il Lione, eliminando la Juventus. Qui poi ho visto che non utilizzava i nuovi acquisti e voleva andare avanti per la sua strada. Gli ho dato delle possibilità, per non mandarlo via subito, poi però dopo la sconfitta in casa contro l’Empoli, gli dissi che secondo me stava sbagliando e lui mi rispose ‘Mi lasci fare’. Se uno risponde in quel modo o lo mandi a quel paese subito o stai zitto. Durante l’intervallo scesi nello spogliatoio e gli dissi ‘Ma che c….. stai combinando? Vuoi veramente farti mandare via?’. E alla fine è andata proprio così. Finita la partita l’ho cacciato”. Su Mazzarri, il tecnico che sta provando l’inseguimento a un posto in Champions per il prossimo anno, De Laurentiis ha detto: “E’ un amico di famiglia e per questo è qui ora. Ora Mazzarri fatelo lavorare in pace, sarà quel che sarà. Mazzarri, dal 18 febbraio avrà tutta la rosa, si ripartirà e si valuterà. Se sto già cercando il tecnico per la nuova stagione? C’è tempo, ad aprile vedremo”.

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Napoli bello, Roma fortunata: è pari al Maradona

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– Napoli e Roma si annullano nella sfida valevole per la 34 giornata di Serie A. Al Maradona finisce 2-2 una bella sfida, accesa ed emozionante soprattutto nella ripresa: apre Dybala su rigore, Olivera e Osimhen (altro rigore) la ribaltano, poi nel finale il prezioso ritorno al gol di Abraham permette ai giallorossi di tornare a casa con un punto abbastanza importante per la corsa alla Champions League. La squadra di De Rossi sale a 59 punti restando a -4 dal Bologna, ma vede accorciare l’Atalanta che ora e’ dietro di sole due lunghezze e con una gara da recuperare. Amaro in bocca invece per gli uomini di Calzona, che scivolano a -5 dal settimo posto della Lazio.

La prima nitida occasione del match capita al 6′ in favore dei giallorossi (sara’ l’unica del primo tempo), quando da corner del solito Dybala arriva una sponda area di Mancini che pesca Pellegrini, il cui colpo di testa termina di poco alto sopra la traversa. Dopo una prima parte di gara giocata a ritmi bassi da ambo le squadre, i partenopei provano a crescere dalla mezz’ora: Osimhen tenta da posizione defilata trovando la respinta di Svilar, graziato invece poco piu’ tardi da Anguissa che sbaglia tutto a tu per tu.

Al 40′ si fa vedere Kvaratskhelia con il suo classico destro a giro, deviato in tuffo ancora da un attento Svilar, mentre a pochi istanti dal riposo un colpo di testa di Di Lorenzo sfila di poco a lato. Nella ripresa il Napoli continua nella propria produzione offensiva, ma al 56′ e’ ancora decisivo un intervento di Svilar ad evitare il possibile vantaggio di Lobotka. Passano un paio di minuti e, dall’altra parte, e’ invece la Roma a trovare l’episodio per sbloccare: Azmoun va giu’ in area a contatto con Jesus, l’arbitro fischia il penalty e Dybala lo trasforma alla perfezione nell’1-0 ospite.

Gli azzurri non ci stanno e al 64′, grazie ad un pizzico di fortuna, la pareggiano con Olivera: l’esterno calcia di mancino da fuori area, Kristensen devia e di fatto mette fuori causa Svilar che stavolta non puo’ nulla. Il match prende ritmo e i partenopei in particolare ritrovano morale, sfiorando il vantaggio al 73′ con Osimhen, che svernicia Mancini in velocita’ ma trova un miracoloso Svilar davanti a se’. Nel finale succede di tutto: Osimhen porta avanti il Napoli grazie ad un calcio di rigore fischiato dopo un contatto tra Renato Sanches e Kvaratskhelia (decisivo intervento del Var), poi all’88’ la Roma trova il nuovo pari con un colpo di testa di Abraham, che segna dopo una sponda aerea da corner di Ndicka ed esulta dopo un altro intervento del Var (gol inizialmente annullato per offside).

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30 anni senza Ayrton Senna, nel mondo saudade senza fine per un mito dell’automobilismo

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“Un giorno che non sarà mai dimenticato dai brasiliani” titolava ‘O Globo’. E non era per celebrare la vittoria in uno dei cinque mondiali conquistati dalla nazionale del paese dove il futebol’ è un’autentica religione. No, era riferito al prossimo 1 maggio, quando saranno 30 anni dalla scomparsa, quel tragico giorno del 1994 a Imola, di Ayrton Senna. Un idolo nel suo paese, ma una icona mondiale il cui mito vive anche nelle generazioni che i prodigi del pilota non hanno potuto ammirare. Per capire cosa significhi tuttora per i suoi connazionali il ‘tricampeao’ del mondo della formula uno, morto a soli 34 anni, basta andare al cimitero di Morumbi (il quartiere dell’alta borghesia di San Paolo, di cui Senna faceva parte) dove è sepolto.

Caro Ayrton, un libro di Anna Maria Chiariello a 25 anni dalla scomparsa del grande Senna

Lì, vicino alla lapide coperta dai fiori, c’è un albero che ‘custodisce’ le testimonianze lasciate dai visitatori in onore del loro idolo scomparso tragicamente e troppo presto, ci sono anche pezzi di carta con preghiere e invocazioni, quasi degli ex voto con scritto “proteggimi” o “fammi trovare un lavoro”. Proprio così, perché Senna per tanti è una divinità, e non è certo un’esagerazione il detto secondo cui non esiste brasiliano dai 40 anni in poi che non si ricordi cosa stesse facendo in quel momento, quando da Imola arrivò la terribile notizia. Ayrton Senna è un sentimento, non solo saudade ma fede, amore, qualcosa, anzi qualcuno, che non potrà mai essere dimenticato, e in Brasile ancora oggi le sue 161 gare disputate vengono analizzate una per una, per capire quale fosse il suo segreto, oltre al talento che Dio, nel quale Ayrton credeva fortemente, gli aveva donato.

Sono giorni che a Rio, San Paolo, Porto Alegre e in ogni altro angolo del Brasile si parla e si scrive di Senna, non solo dei 30 anni dalla sua morte, ma anche, è successo a marzo, dei 40 anni dal suo esordio in F1 con la Toleman, e subito “fu l’inizio di un amore – hanno scritto i giornali locali – e della sua consacrazione”. I grandi network nazionali hanno ricordato che Senna è stato il modello di Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo, che non ha mai nascosto l’amore per il Brasile e per quel fenomenale campione di cui possiede un casco, mentre il fenomeno di oggi, Max Verstappen ha ricordato che “le vetture di allora erano molto differenti, e sono certo che se Senna corresse oggi guiderebbe in modo diverso. Ma vincerebbe ugualmente”.

Al Corinthians, squadra del cuore del pilota è stato chiesto, in vista del trentennale di Imola, per onorare le memoria del suo tifoso così speciale di riutilizzare la maglia di qualche stagione fa, quando al posto della scritta dello sponsor sul petto dei giocatori del ‘Timao’ era stato stampato l’autografo di Senna. Intanto alcuni facoltosi appassionati stanno partecipando all’asta per acquistare la Honda NSX che Ayrton utilizzava per spostarsi nei periodi che trascorreva in Portogallo.

Apparteneva ad una persona di nazionalità britannica, di cui non si è fatto il nome, che ora l’ha messa in vendita, al prezzo base di 500mila sterline, circa 580mila euro. In Brasile non se la vogliono far sfuggire, e sarà una sfida all’ultimo real. Intanto, e soprattutto, rimane quel volto che è anche su tanti murales, amato da tutti e sinonimo di 41 gran premi vinti e tre titoli mondiali. Una striscia che avrebbe potuto continuare chissà fino a quando, ma il destino ha deciso diversamente. Di sicuro Ayrton Senna continua a vincere nei cuori della gente.

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Tifosi del Napoli in silenzio 17′: poi cori contro De Laurentiis, Calzona e squadra

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Un’atmosfera insolita ha avvolto lo stadio Diego Armando Maradona durante l’ultimo incontro di Serie A tra il Napoli e la Roma. I tifosi del Napoli, in particolare quelli delle curve, hanno scelto una forma di protesta silenziosa per esprimere il loro dissenso verso la direzione del club in una stagione che si sta rivelando particolarmente difficile.

L’incontro è iniziato in questo clima quasi surreale. Il Napoli, attualmente ottavo in classifica, sta vivendo una delle sue stagioni più turbolente, segnata da risultati deludenti come l’ultima sconfitta contro l’Empoli. La scelta di non cantare è stata un modo per i tifosi di evidenziare il loro malcontento e la loro insoddisfazione per come le cose stanno procedendo sia sul campo sia fuori.

Il silenzio dei tifosi è stato interrotto solo al 17esimo minuto, quando è scaturito un coro contro il presidente Aurelio De Laurentiis.Questo tipo di manifestazione pacifica, ma estremamente eloquente, evidenzia la frattura crescente tra la base dei tifosi e la leadership del Napoli.

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