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Dall’Ue 60 milioni all’Italia per alluvione e siccità

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I treni regionali tra Ravenna e Bologna riprendono la loro marcia quotidiana, fanno una breve sosta alla stazione di Lugo, e poi ripartono lenti. I segni dell’acqua e del fango macchiano ancora i contorni di case, campi, asfalto e strade sterrate. I lavori di ricostruzione vanno avanti da mattina a sera. A un mese e mezzo dall’alluvione che le ha tolto il respiro, la Romagna di nuovo in piedi sulle proprie gambe resta in attesa dei finanziamenti. E le prime risposte potrebbero arrivare da Bruxelles. Con un pacchetto di aiuti da 60,5 milioni di euro dalla riserva di crisi della Pac, tutti dedicati ad agricoltori e allevatori colpiti dalle inondazioni e dalla siccità, pronto a incassare il via libera nelle prossime due settimane. Per l’accesso al Fondo di solidarietà la strada è invece ancora lunga e le risorse disponibili incerte. La prima stima consegnata al governo dal presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, parla di danni per 8,8 miliardi di euro. E, nell’attesa della nomina di un commissario e dei primi stanziamenti nazionali, ad andare in soccorso degli agricoltori nell’immediato è Bruxelles.

Nelle ultime ore la Commissione europea ha messo a punto un pacchetto di aiuti straordinari da 330 milioni di euro dalla riserva di crisi della Pac – che vale circa 450 milioni di euro l’anno -, dei quali 60,5 per l’Italia, seconda beneficiaria dopo la Spagna, che riceverà 81 milioni. La proposta, avanzata su richiesta di Roma, Madrid, Parigi e Lisbona per rispondere agli eventi meteo avversi, planerà nei prossimi giorni sul tavolo del Comitato sull’organizzazione comune dei mercati, pronto ad approvarla intorno al 5 luglio. Da quel momento i fondi saranno disponibili e potranno triplicare con il contributo nazionale. Una prima boccata d’ossigeno per agricoltori e allevatori alla quale seguirà però un’attesa lunga mesi per l’arrivo di altri fondi dall’Ue.

Destinati questa volta al tessuto imprenditoriale, alla ricostruzione delle infrastrutture e alle esigenze espresse dai territori. Dopo la conta dei danni, la richiesta di poter accedere al fondo di solidarietà europeo preannunciata dalla premier Giorgia Meloni nei giorni subito dopo il disastro è ora nelle mani del governo, chiamato a inoltrare la domanda a Palazzo Berlaymont entro la prima settimana di agosto. Un procedimento normale, fanno sapere fonti comunitarie, al quale seguirà un esame accurato di stime, documenti e rendiconti per arrivare a un accordo complessivo. Del resto, viene ricordato a Bruxelles, il fondo di solidarietà non è uno strumento emergenziale. E per questo non è possibile nemmeno offrire una data indicativa dei tempi per arrivare al prefinanziamento, un pagamento anticipato pari – per regolamento – al 25% delle risorse complessive da erogare, che Bruxelles si impegna ad anticipare con un tetto massimo fissato a 100 milioni di euro.

Tutte procedure che l’Italia, di gran lunga la prima beneficiaria del Fondo di solidarietà con oltre 3 miliardi di euro ricevuti dal 2002 su un totale di 8,2 miliardi stanziati dall’Ue, ha già attivato per altre catastrofi naturali come il terremoto nel centro Italia del 2016 e la tempesta Vaia del 2018. La somma finale che arriverà nelle casse della Regione dipenderà anche dalle risorse ancora a disposizione dall’Ue, che parte da un budget massimo di 1,2 miliardi per il quadro finanziario 2021-2027. In attesa di valutazioni e revisioni di bilancio, l’auspicio che corre tra Bologna, Roma e Bruxelles è sbloccare tutti i fondi restanti possibili per la Romagna entro l’anno.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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