Conosciamo da anni il flagello dell’amianto, i decessi provocati soprattutto nel comparto industriale in danno a tutti coloro che hanno avuto la sventura di lavorare privi di opportune protezioni, direttamente o indirettamente, con la fibra che ha mietuto in silenzio migliaia di poveri lavoratori o malcapitati.
Un fenomeno che invero affligge l’intero globo, tanto da aver visto la nascita della “Giornata mondiale delle vittime di amianto” (28 Aprile), ma che in Italia assume cifre sconcertanti, laddove nel 2020 abbiamo contato 7000 morti per esposizione alla “fibra killer”. Una situazione insostenibile, in virtù della quale l’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) ha chiesto a gran voce al Governo Draghi di dedicare o “dirottare” risorse importanti sia dai recovery found, per avviare le bonifiche, sia dal bonus fiscale del “110%”, per la rimozione dell’amianto dagli edifici privati. Il dato fa ulteriormente rabbrividire soprattutto quando ci viene ricordato che la sostanza mortale è stata messa al bando dal 1992.
Ma non è solo nel comparto manufatturiero, artigianale o industriale, che tale piaga si rinnova ancora oggi, dato che la sua presenza si estende praticamente ovunque, anche nel settore scolastico. Proprio per questo, con la storica sentenza n. 838/2021, di recentissima pubblicazione, il Tribunale del Lavoro di Bologna fa registrare, per la prima volta, la condanna del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica al risarcimento danni, quantificato nel caso di specie in circa un milione di euro, in favore dei figli di una docente, morta di cancro dopo quindici anni di sofferenze, causato proprio dall’esposizione all’amianto. Inaudito come ancora nel ventunesimo secolo, dopo che l’intera Comunità scientifica internazionale abbia sancito senza appello la pericolosità mortale dell’amianto e derivati, nel nostro Paese tale sostanza sia ancora presente in percentuali altissime anche presso le strutture scolastiche, frequentate quotidianamente, e per buona parte della giornata, da personale docente, collaboratori scolastici e studenti di ogni fascia di età.
La storica sentenza sarà di certo la prima di una lunga serie di pronunce di condanna del MIUR, mentre proseguono le vicende giudiziarie già intraprese per la tutela di tante vittime e loro eredi. Ma tanto non potrà bastare a restituire ai sopravvissuti la presenza dei propri cari o a scongiurare altre morti nel breve periodo. Ugre una vasta opera di bonifica da amianto, che secondo l’ONA sarebbe presente in circa 2300 scuole, quindi un edificio su venti, con esposizione di oltre 350 mila studenti ai quali si aggiungono 50.000 tra docenti e personale scolastico.
Eppure siamo tra i pesi più tartassati d’Europa, e davvero ribolle il sangue a dover registrare cifre e statistiche del genere, mentre la burocrazia rallenta le risorse economiche sempre esigue. Ovviamente l’amianto non è l’unica problematica della Scuola italiana, che si regge più sul senso di sacrificio della quasi totalità del personale ivi impiegato che non su concrete ed efficienti scelte politiche, laddove ogni anno gli edifici scolastici che ospitano i nostri giovani si evidenziano sempre più fatiscenti inadeguati, spesso privi di strutture sportive e a volte persino di luoghi agibili ove poter esercitare la didattica. Un fenomeno di degenerazione strutturale che non di meno riguarda da decenni anche la Sanità, e che il Covid ha fatto emergere in tutta la sua drammaticità.