Collegati con noi

Corona Virus

Coronavirus, i dati del contagio in Campania: 2.507 positivi e 13 morti

Pubblicato

del

Cala la percentuale di contagiosità in Campania, oggi al 9,5 % ma i dati sono comunque allarmanti:sono 2.507 i positivi su un totale di 26.207 tamponi effettuati, i morti sono 13. I posti letto occupati nelle terapie intensive sono 153, quelli di degenza sono 1.562.

 

Questo il bollettino dell’Unità di crisi dellaRegione Campania di oggi:
Positivi del giorno: 2.507 (di cui 284 casi identificati da test antigenici rapidi)
di cui
Asintomatici: 1.604
Sintomatici: 619
* Sintomatici e Asintomatici si riferiscono ai soli positivi al tampone molecolare
Tamponi del giorno: 26.207 (di cui 5.527 antigenici)
Totale positivi: 313.273 (di cui 11.872 antigenici)
Totale tamponi: 3.334.782 (di cui 175.804 antitetici)
Deceduti: 13 (*)
Totale deceduti: 4.830
Guariti: 1.298
Totale guariti: 208.600
* 6 deceduti nelle ultime 48 ore, 7 deceduti in precedenza ma registrati ieri.
Report posti letto su base regionale:
Posti letto di terapia intensiva disponibili: 656
Posti letto di terapia intensiva occupati: 153
Posti letto di degenza disponibili: 3.160 (**)
Posti letto di degenza occupati: 1.562
** Posti letto Covid e Offerta privata.

 

Dalla Campania giunge un piccola inversione di tendenza che fa ben sperare: i numeri di oggi, infatti, dicono che cala di oltre due punti la curva dei contagi che passa dal 12% circa di ieri al 9,6% di oggi con 2507 nuovi positivi a fronte di un numero piu’ alto di tamponi effettuati (quasi quattromila in piu’). In calo anche le vittime, 13 (ieri erano state 33). Un lieve miglioramento rispetto al giorno prima si registra anche per quanto concerne la situazione ospedaliera con i posti occupati in terapia intensiva che scendono da 161 a 153. Non e’ morta a causa del Covid Sonia Battaglia, la donna di 54 anni ricoverata nei giorni scorsi a Napoli dopo essersi sentita male poco dopo essersi vaccinata. Le sue condizioni erano peggiorate nei giorni seguenti al ricovero a causa di una trombosi e di una emorragia cerebrale. In attesa che si riparta con la somministrazione del vaccino Astrazeneca, continua a non decollare la registrazione sulla piattaforma regionale dei cosiddetti soggetti fragili cui, da accordi sottoscritti con la Regione, dovrebbero adempiere i medici di base. Se ne discutera’ nel corso di un incontro che dovrebbe tenersi martedi’ prossimo in Regione. “Per la registrazione delle grandi fragilita’ – fa sapere la Fimmg – per cui si parla di circa 50 pazienti per ciascun medico, dunque un numero molto ridotto di pazienti, dovra’ esserci da parte della Regione una definizione ad hoc. Questione che verra’ affrontata, e si spera risolta, gia’ martedi’”. Il sindacato ribadisce che la confusione di questi giorni e’ stata causata “dall’errata comunicazione destinata alla popolazione sui doveri del medico”. “Non certo per colpa dei nostri assistiti – affermano Luigi Sparano e Vincenzo Schiavo – noi medici di medicina generale siamo stati presi d’assalto con centinaia e centinaia di richieste da parte di pazienti giustamente confusi e preoccupati. La nostra speranza e’ che la Regione possa lavorare con noi per risolvere presto questa questione perche’ ora e’ il momento di portare avanti la campagna vaccinale”. Intanto, la Fimmg fa sapere che le richieste che perverranno ai medici di medicina generale dai pazienti ‘ultra fragili’, che rientrano nella categoria 2 del Ministero della Salute, “saranno esaudite nel piu’ breve tempo possibile”. Nell’attesa che la questione venga definita i medici di famiglia stanno provvedendo a richiedere le fiale direttamente alle Asl per poter vaccinare i pazienti. Lo annunciano Luigi Sparano e Vincenzo Schiavo della Fimmg Campania sottolineando che “saranno proprio i medici a occuparsi di richiedere, ricevere e somministrare i vaccini”. Ma non tutti i medici saranno vaccinatori. “Ci sono diversi livelli di partecipazione all’accordo siglato – spiegano i rappresentati del sindacato – potremo vaccinare nei nostri studi o nelle sedi aziendali e solo i medici che non vaccineranno la popolazione avranno invece il compito di registrare le adesioni alla piattaforma ma, per ora, mancano i vaccini. Questa e’ l’unica vera difficolta’” Intanto, con una lettera inviata al Presidente della Regione De Luca l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Napoli ha lanciato una proposta per il reclutamento di personale infermieristico da impiegare nella campagna vaccinale contro il covid-19 a partire dalla fase 2. Il coinvolgimento degli infermieri e degli infermieri pediatrici nella campagna vaccinale – spiegano – darebbe un significativo slancio e un’accelerazione a tutta la campagna vaccinale in corso.

Advertisement

Corona Virus

Covid-19 e genetica: uno studio italiano spiega perché il virus ha colpito più il Nord che il Sud

Pubblicato

del

Un team di scienziati italiani ha scoperto un legame tra genetica e diffusione del Covid-19, individuando alcuni geni che avrebbero reso alcune popolazioni più vulnerabili alla malattia e altre più resistenti.

Come stabilire chi ha maggiore probabilità di sviluppare il Covid-19 in forma grave? E perché la pandemia ha colpito in modo più violento alcune zone d’Italia rispetto ad altre? A queste domande ha risposto uno studio multidisciplinareguidato dal professor Antonio Giordano, direttore dell’Istituto Sbarro di Philadelphia per la Ricerca sul Cancro e la Medicina Molecolare, in collaborazione con epidemiologi, patologi, immunologi e oncologi.

Dallo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Translational Medicine, emerge che la predisposizione genetica potrebbe aver giocato un ruolo determinante nella diffusione e nella gravità del Covid-19.

Il ruolo delle molecole Hla nella risposta immunitaria

Il metodo sviluppato dai ricercatori ha permesso di individuare le molecole Hla, ovvero quei geni responsabili del rigetto nei trapianti, come indicatori della capacità di un individuo di resistere o soccombere alla malattia.

“È dalla qualità di queste molecole che dipende la capacità del nostro sistema immunitario di fornire una risposta efficace, o al contrario di soccombere alla malattia”, ha spiegato Pierpaolo Correale, capo dell’Unità di Oncologia Medica dell’ospedale Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria.

Lo studio ha dimostrato che chi possiede molecole Hla di maggiore qualità ha più possibilità di combattere il virus e sviluppare una forma più lieve della malattia. Questo metodo, inoltre, potrebbe essere applicato anche ad altre malattie infettive, oncologiche e autoimmunitarie.

Perché il Covid ha colpito più il Nord Italia? Questione di genetica

Uno dei dati più interessanti dello studio riguarda la distribuzione geografica delle molecole Hla in Italia. I ricercatori hanno scoperto che alcuni alleli (varianti genetiche) sono più diffusi in certe zone del Paese, influenzando così l’impatto della pandemia.

Secondo lo studio, la minore incidenza del Covid-19 nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord potrebbe essere dovuta a una specifica eredità genetica.

Tra le ipotesi vi è quella di un virus antesignano del Covid-19 che si sarebbe diffuso migliaia di anni fa nell’area che oggi corrisponde alla Calabria, “immunizzando” in qualche modo i discendenti di quelle terre.”

Lo studio: 525 pazienti analizzati tra Calabria e Campania

La ricerca ha preso in esame tutti i casi di Covid registrati in Italia nella banca dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oltre a 75 malati ricoverati negli ospedali di Reggio Calabria e Napoli (Cotugno), e 450 pazienti donatori sani.

I risultati hanno evidenziato che:

  • Gli Hla-C01 e Hla-B44 sono stati individuati come geni associati a maggiore rischio di infezione e malattia grave.
  • Dopo la prima ondata pandemica, questa associazione è scomparsa.
  • L’allele Hla-B*49, invece, si è rivelato un fattore protettivo.

Uno studio rivoluzionario con implicazioni future

Questa scoperta non solo aiuta a comprendere la diffusione del Covid-19, ma potrebbe anche essere utilizzata in futuro per prevenire altre pandemie, individuando le popolazioni più a rischio e quelle più protette.

Un lavoro che apre nuove strade nel campo della medicina personalizzata, dimostrando che genetica e ambiente possono influenzare l’evoluzione di una malattia a livello globale.

Continua a leggere

Corona Virus

Covid-19, cinque anni dopo: cosa è cambiato e quali lezioni abbiamo imparato

Pubblicato

del

Cinque anni fa, l’Italia si fermava. L’8 marzo 2020, l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava il primo lockdown totale della storia repubblicana. Un provvedimento drastico, nato dall’esplosione dei contagi da Covid-19, che costrinse il Paese a chiudere in casa 60 milioni di persone, con l’unica concessione delle uscite per necessità primarie.

L’Italia è stato uno dei primi paesi occidentali ad affrontare un impatto devastante del virus. Il primo caso ufficiale venne individuato nel paziente zero di Codogno, Mattia Maestri, mentre il primo decesso fu registrato il 21 febbraio 2020 con la morte di Adriano Trevisan a Vo’ Euganeo.

Nei giorni successivi, il Paese assistette a scene che rimarranno impresse nella memoria collettiva: ospedali al collasso, città deserte, striscioni con “andrà tutto bene” esposti sui balconi, mentre nelle province più colpite, come Bergamo, i camion dell’esercito trasportavano le bare delle vittime.

Con il Vaccine Day del 27 dicembre 2020, l’arrivo dei vaccini segnò l’inizio della campagna di immunizzazione di massa, accompagnata dall’introduzione del Green Pass, che portò a feroci polemiche e alla nascita di movimenti No-Vax. Il 31 marzo 2022 venne dichiarata la fine dello stato di emergenza in Italia, mentre il 5 maggio 2023 l’OMS decretò la conclusione della pandemia a livello globale.

Il nuovo approccio alla gestione delle pandemie

Cinque anni dopo il lockdown, il governo Meloni ha rivisto il piano pandemico nazionale, con l’introduzione di nuove regole che limitano l’uso di misure restrittive. I DPCM (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri), usati ampiamente durante il governo Conte per imporre limitazioni agli spostamenti e alle attività economiche, non saranno più utilizzati, sostituiti da una gestione più parlamentare dell’emergenza.

Inoltre, il 25 gennaio 2024 è entrato in vigore il decreto che ha abolito le multe per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale, un provvedimento che ha riacceso il dibattito su come è stata affrontata la pandemia e sui diritti individuali.

La commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza

Uno dei segnali più evidenti della volontà di rivalutare le scelte fatte è l’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia, approvata il 14 febbraio 2024. La commissione ha già tenuto 24 audizioni, ascoltando esperti, rappresentanti istituzionali e figure chiave della crisi sanitaria, come l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, assolto di recente per l’inchiesta sulle mascherine importate dalla Cina.

A cinque anni di distanza: quali lezioni?

La pandemia ha lasciato un segno profondo sulla società italiana e ha messo in discussione il modello di gestione delle emergenze. Se da un lato c’è chi sostiene che le restrizioni fossero necessarie per salvare vite umane, dall’altro si solleva il dibattito su quanto fossero proporzionate e su eventuali errori di valutazione nelle misure adottate.

Oggi, il nuovo piano pandemico riconosce la necessità di una maggiore trasparenza e coinvolgimento del Parlamento, evitando misure straordinarie come quelle imposte con i DPCM. Ma l’eredità di quei mesi resta incisa nella memoria collettiva: l’Italia che si fermava, i bollettini quotidiani, i medici in prima linea e il ritorno, lento e faticoso, alla normalità.

Continua a leggere

Corona Virus

Covid: tra Natale e Capodanno scendono casi, stabili le morti (31)

Pubblicato

del

In Italia scendono i contagi mentre i decessi restano sostanzialmente stabili nella settimana tra Natale e Capodanno: dal 26 dicembre all’1 gennaio sono stati registrati 1.559 nuovi positivi, in calo rispetto ai 1.707 del periodo 19-25 dicembre, mentre le morti sono state 31 rispetto ai 29 casi nei 7 giorni precedenti. E’ quanto si legge nel bollettino settimanale sul sito del ministero della Salute. Lombardia e Lazio, seguite dalla Toscana, sono le regioni che hanno riportato più casi. Le Marche registrano il tasso di positività più alto (11,4%). Ancora una riduzione del numero di coloro che si sottopongono a tamponi: scendono da 44.125 a 34.532 e il tasso di positività cresce dal 3,9% al 4,5%.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto