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Politica

Conte irritato chiede un nome per commissario Ue da dare a Ursula Von Der Leyen, Salvini lo sfida

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Un nome per la commissione europea entro venerdi’ all’ora di pranzo, quando a palazzo Chigi fara’ ingresso la presidente Ursula Von Der Leyen. Il premier Giuseppe Conte lo ha sollecitato mercoledi’ nell’incontro avuto a margine del Consiglio dei ministri con Matteo Salvini. E il leader della Lega si dice pronto. E’ convinto che il Parlamento europeo sia pronto a impallinarlo, per effetto di quel “cordone sanitario” antileghista creato in Europa. Ma non intende rinunciare a fare la sua proposta. E cosi’ prima annuncia che chiamera’ Conte in giornata, poi fa sapere che potrebbe prendersi ancora qualche ora e consegnargli la proposta venerdi’ mattina. In pole vengono ancora considerati i ministri Fontana e Centinaio. E’ una partita molto tesa, quella che si gioca nel governo. Il premier Giuseppe Conte viene descritto come preoccupato, irritato, per un temporeggiare che rischia di danneggiare l’Italia. Senza un nome forte da proporre alla presidente della commissione Ue, rischia di farsi impervia la partita della concorrenza, che il presidente del Consiglio vorrebbe per l’Italia senza spacchettatura delle deleghe. Ma in casa leghista c’e’ forte scetticismo che l’obiettivo di un portafoglio cosi’ pesante sia alla portata. Ci sarebbe tempo fino al 26 agosto per fare il nome ma Von Der Leyen mette fretta, perche’ manca ancora l’indicazione di dieci Paesi e soprattutto solo sette dei nomi fatti finora sono di donna: vorrebbe un maggiore equilibrio. Salvini, pero’, ostenta tranquillita’. A chi gli fa notare che viene auspicata una donna, ribatte: “Vogliono dirci anche se bionda?”. E assicura di avere pronto un nome di “politico” della “Lega”, non un tecnico perche’ “i tempi dei Monti sono finiti”. E cosi’ parte la corsa all’identikit, Salvini ancora parla di un professionista che ha anche esperienza di governo. E non esclude che sia un ministro attuale. Il no dei leghisti a Enzo Moavero e Giovanni Tria (che si sarebbe tirato comunque fuori dai giochi) viene confermato dalle parole di Salvini. Mentre altre soluzioni ‘esterne’ non sembrano trovare riscontri, da Giulio Sapelli a Giulio Tremonti. E cosi’ nella ridda di nomi della vigilia, considerato il “no” di Giancarlo Giorgetti, torna ad avanzare la figura del neo-ministro all’Ue Lorenzo Fontana. Per lui si ipotizzerebbe un portafoglio economico con la richiesta dell’aggiunta di una delega all’economia digitale, tema caro alla Lega. Mentre se la scelta cadesse sull’Agricoltura, candidato naturale sarebbe Gianmarco Centinaio. Il trasloco in Europa di Giulia Bongiorno potrebbe avvenire invece solo per un portafoglio come la giustizia, ma questa ipotesi viene considerata piuttosto remota. Insieme a questi nomi se ne fanno anche altri, come quello del sottosegretario Picchi e di Alberto Bagnai. L’agricoltura sarebbe una casella troppo debole per un Paese come l’Italia, osservano a Palazzo Chigi: per questo tergiversare Conte sarebbe “irritato”, secondo quanto fatto trapelare al Corriere.it. Il timore tra i Cinque stelle e’ che Salvini possa scegliere la via di un nome provocatorio. Ma dalla Lega si stupiscono dalla descrizione di un clima simile. Certo, la convinzione e’ che il cordone sanitario antileghista creato in Ue possa impallinare qualsiasi nome. Percio’ Fontana invita Von Der Leyen a dialogare con “il primo partito d’Europa, che si batte per il cambiamento in Ue”. In ogni caso, se il prescelto fosse un ministro, a settembre si aprirebbe la via al rimpasto a lungo evocato. Salvini continua a bocciare l’operato di Danilo Toninelli. E, dal momento che continua a non voler aprire la crisi per lo stupore dei suoi, il rimpasto viene considerato lo scenario piu’ probabile. A quel punto potrebbe discutersi anche del ruolo di Giorgetti, che a Palazzo Chigi sembra, a detta di diverse fonti della maggioranza, non voglia piu’ rimanere.

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In Evidenza

Schlein da Napoli lancia la sfida a Meloni: “Vinceremo in Campania e nel 2027 batteremo le destre”

Elly Schlein, da Napoli insieme a Roberto Fico, rilancia la sfida a Giorgia Meloni e punta sulla vittoria in Campania e Puglia come trampolino per le politiche 2027. Nel centrosinistra si discute di patrimoniale, salario minimo e redistribuzione.

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Le elezioni regionali saranno “l’antipasto delle politiche”. Ne è convinta Elly Schlein, che da Napoli, accanto a Roberto Fico, lancia la sfida diretta a Giorgia Meloni:

“Le uniche due Regioni che si sono spostate in questi anni si chiamano Umbria e Sardegna, e le abbiamo vinte noi. Sono certa che vinceremo anche in Campania e nel 2027 batteremo queste destre”.

La segretaria del Partito Democratico ha caricato il popolo progressista campano in vista del voto del 25 novembre, individuando proprio nella Campania e nella Puglia i laboratori politici del centrosinistra in vista del grande confronto nazionale del 2027.


Il dibattito nel centrosinistra: patrimoniale, equità e redistribuzione

Dopo le urne, il campo largo dovrà affrontare la sfida più delicata: definire il programma comune e le priorità dell’alleanza. Tra i temi più divisivi, quello della patrimoniale, su cui le posizioni restano diverse.

Per Giuseppe Conte la tassa sui grandi patrimoni “non è all’ordine del giorno”, mentre Roberto Fico ribadisce il principio che “chi ha di più deve dare a chi ha di meno per far crescere il Paese”.
Angelo Bonelli di Avs la definisce “una misura di equità sociale”, mentre Schlein preferisce parlare di redistribuzione della ricchezza e giustizia fiscale, senza citare esplicitamente la misura.

Anche dentro il PD il dibattito è aperto, segno di una coalizione chiamata a trovare equilibrio tra le diverse anime progressiste.


Il manifesto di Schlein per il 2027

Dal congresso dei Giovani Democratici di Napoli, Schlein ha delineato una serie di obiettivi che suonano come un vero e proprio manifesto politico per il futuro del centrosinistra:

  • Salario minimo legale per garantire dignità al lavoro;

  • Difesa della sanità e dell’istruzione pubblica;

  • Più risorse per i ricercatori e tutela dell’autonomia universitaria;

  • Piano nazionale per le case popolari e una legge sugli affitti brevi;

  • Congedo paritario tra madri e padri;

  • Matrimonio egualitario per tutti.

Un’agenda progressista che punta a rafforzare la dimensione sociale del centrosinistra e a contrapporsi frontalmente all’impostazione del governo Meloni.


Conte: “Contrastare le disuguaglianze con proposte mirate”

Dal canto suo, Giuseppe Conte rilancia la sua visione sui social, puntando su una politica economica redistributiva:

“Possiamo cambiare le cose solo guardando in faccia la realtà. Serve sostegno agli ultimi, meno tasse per chi lavora e risorse recuperate dai colossi di armi, energia e banche che accumulano extraprofitti mentre il ceto medio si impoverisce”.


Centrodestra in campagna: Meloni, Tajani e Salvini in prima linea

Mentre il centrosinistra punta sul campo largo, il centrodestra si compatta intorno alla premier Giorgia Meloni, attesa tra Bari e Napoli per chiudere la campagna elettorale al fianco di Luigi Lobuono in Puglia e di Edmondo Cirielli in Campania.

Al suo fianco ci saranno Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi, pronti a sostenere i candidati con una serie di eventi e visite dei ministri.


Veneto, Zaia e la sfida interna alla Lega

Nel frattempo, il Veneto resta terreno di confronto interno alla coalizione: il governatore Luca Zaia, candidato capolista, non nasconde il malumore per la gestione del simbolo leghista.

“Prima non si è voluta la lista Zaia, poi non si poteva mettere il mio nome nel simbolo. Va bene, allora eccomi in pista e vedremo dopo le urne quale sarà il mio apporto”.

Una frecciata che conferma la competizione sotterranea tra Lega e Fratelli d’Italia, mentre il centrodestra prova a presentarsi unito per chiudere in vantaggio la corsa elettorale.


Le regionali si confermano così molto più di un test locale: per Schlein e Meloni, due donne ai vertici della politica italiana, rappresentano il primo vero round della lunga sfida verso le politiche del 2027.

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Politica

Mastella: “Con Fico e Manfredi un asse politico solido. Il centro sarà decisivo per la vittoria in Campania”

Clemente Mastella rilancia l’asse politico tra Fico e Manfredi: “Il centro è con Fico e sarà decisivo per la vittoria in Campania. La remuntada del centrodestra non esiste”.

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Clemente Mastella, segretario nazionale di Noi di Centro e sindaco di Benevento, ha ribadito oggi il pieno sostegno a Roberto Fico, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione Campania, durante l’appuntamento elettorale per la presentazione dei candidati Giovanna Razzano e Pellegrino Mastella.

“Fico è – come ho detto – il più democristiano dei Cinque Stelle: con lui e con Manfredi c’è un asse politico solido che deve tradursi e si tradurrà in alleanze anche negli appuntamenti locali”, ha dichiarato Mastella dal palco del teatro di Benevento, gremito di sostenitori.


“La remuntada del centrodestra non esiste”

Nel suo intervento, il leader centrista ha riservato una stoccata al governo e alla premier Giorgia Meloni, commentando con ironia l’annunciata presenza della presidente del Consiglio in Campania per la chiusura della campagna elettorale.

“La remuntada del centrodestra non si vede, perché non esiste. La premier dice che verrà due volte a Napoli: si risparmi la trasferta. Il centro è con Fico e sarà decisivo per portarlo a Palazzo Santa Lucia”, ha affermato Mastella, suscitando l’applauso del pubblico.


“La Campania sarà il traino del campo largo”

A fianco di Mastella, Roberto Fico e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, simboli del nuovo asse progressista campano.
Il sindaco di Benevento ha chiuso il suo intervento con una previsione ottimistica sul peso politico della Campania nel quadro nazionale:

“Benevento, come mostra questo teatro stracolmo, sarà traino per la vittoria in Campania. E la vittoria in Campania trainerà il campo largo verso le Politiche: Campania e Puglia, dove vinceremo, con i loro 10 milioni di abitanti, valgono cinque volte le loro affermazioni nelle Marche e in Calabria”.

Un messaggio chiaro: Mastella punta a rendere la Campania il laboratorio politico del nuovo centrosinistra riformista, con Fico e Manfredi come perno di un’alleanza estesa e coesa in vista delle sfide nazionali.

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In Evidenza

Regionali in Campania, De Luca resta l’ago della bilancia. Fico e Cirielli in volata finale verso il voto del 25 novembre

De Luca, pur fuori corsa per il terzo mandato, resta protagonista della politica campana. Fico guida il centrosinistra, ma Cirielli accorcia nei sondaggi. Meloni e Carfagna scaldano la campagna elettorale.

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Sebbene non possa correre per un terzo mandato, Vincenzo De Luca continua a essere un protagonista silenzioso ma ingombrante della campagna elettorale per le Regionali in Campania. La sua lista civica, A Testa Alta, secondo i sondaggi potrebbe superare persino quella del candidato presidente del centrosinistra, Roberto Fico, alimentando il timore che l’influenza politica del governatore uscente resti forte anche nella prossima amministrazione.

Le relazioni tese con il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che non ha mai nascosto la volontà di “voltare pagina”, rendono il quadro ancora più complesso. Manfredi, dal congresso dei giovani dem a Napoli, ha ribadito: “È finita una stagione politica, ora c’è un rinnovamento. Il futuro della Campania è con Roberto Fico”.


Piero De Luca rassicura: “Mio padre non sarà un governatore ombra”

A cercare di rasserenare gli animi ci ha pensato Piero De Luca, figlio del presidente uscente e segretario regionale del Partito Democratico. Dal palco del congresso dei Giovani Democratici ha smentito ogni ipotesi di regia occulta del padre:

“Non ci sarà un governatore ombra. Ci sarà un lavoro di squadra tra tutte le forze della coalizione progressista. Roberto Fico guiderà la Regione Campania verso obiettivi ancora più ambiziosi”.

Un messaggio chiaro a chi teme che l’ex sindaco di Salerno continui a esercitare un peso politico decisivo anche dopo il voto.


Fico in vantaggio ma Cirielli recupera, Meloni punta sulla “remuntada”

Il centrosinistra, forte degli ultimi sondaggi, guarda con ottimismo al 25 novembre. Ma nel centrodestra cresce la convinzione che Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri e candidato della coalizione, stia riducendo il distacco da Fico.

La premier Giorgia Meloni crede nella rimonta: sarà in Campania venerdì prossimo per la chiusura della campagna al Palapartenope, e potrebbe tornare a pochi giorni dal voto per annunciare nuovi interventi del governo per Caivano e il Mezzogiorno.


Attacchi e tensioni: Carfagna e Gasparri all’assalto del “Campo largo”

Il clima si fa sempre più acceso. La segretaria di Noi Moderati, Mara Carfagna, ha definito il Campo largouna truffa ai danni degli elettori”, sottolineando come Pd e Movimento 5 Stelle “si siano combattuti e insultati per dieci anni”.

Duro anche Fulvio Martusciello di Forza Italia, che ha sfidato Fico: “Accetti un confronto con Cirielli: è il sale della democrazia. Nell’ultima settimana faremo il sorpasso”.

Il senatore Maurizio Gasparri ha poi ironizzato sul caso del presunto ormeggio abusivo a Nisida dell’ex presidente della Camera:

“Quella di Fico è una barca che fa acqua da tutte le parti. Non sarebbe in grado neanche di fare il bagnino”.


Fico replica: “Niente polemiche, continuiamo a lavorare”

Lapidaria la risposta del candidato del Campo largo: “Le offese lasciano il tempo che trovano. Non hanno argomenti. Noi continuiamo a lavorare pancia a terra”.

Con il voto ormai alle porte, la battaglia per Palazzo Santa Lucia entra nel vivo. De Luca, pur fuori dalla corsa, resta l’ago della bilancia di una Regione contesa tra la voglia di continuità e l’ambizione di un cambio di stagione politica.

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