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Salvini, le accuse al videomaker che riprese il figlio e la “zingaraccia” che lo minaccia di morte: è sempre polemica

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Trasforma in un ring anche il Papeete beach di Milano Marittima, Matteo Salvini. E torna a far discutere per il botta e risposta al vetriolo con il videomaker che ha ripreso suo figlio su una moto d’acqua della polizia. Ma anche per aver definito “zingaraccia” una donna rom che in un video lo minacciava di morte. Il vicepremier rientra da Roma dopo una ‘pausa’ per il Consiglio dei ministri, che aveva interrotto una settimana di villeggiatura con il figlio, sulla riviera romagnola. Indossa le infradito, sotto camicia e pantaloni lunghi, si taglia i capelli, concede selfie, si mostra sorridente. Ma il sorriso si spegne quando, durante la conferenza stampa di presentazione della festa della Lega, il videomaker di Repubblica lo incalza sulla vicenda del figlio, per la quale e’ stata aperta un’indagine. “Lei che e’ specializzato – lo blocca prima ancora che finisca la domanda – vada a riprendere i bambini, visto che le piace tanto”, dichiara con pesante allusione. “I figli devono essere tenuti fuori dalla polemica politica, attaccate me, lasciate stare mio figlio. Andiamo insieme in pedalo’, visto che sei maggiorenne ti posso invitare”. L’opposizione si indigna: e’ un “fatto gravissimo”, dice il Pd con Paola De Micheli. “In Russia accadono questo genere di cose. Ecco perche’ a Salvini piace tanto Putin. Risponda, non continui a scappare”. E a far polemica e’ anche la scelta di apostrofare come “zingaraccia” una donna rom. Ma anche in questo caso Salvini contrattacca: “Roba da matti. Il problema non e’ una zingara che minaccia di morte il ministro dell’Interno, vivendo in un campo Rom abusivo. Il problema per qualcuno e’ la parola ‘zingaraccia’. Io vado avanti”.

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Mattarella: strage via D’Amelio segno indelebile per Italia

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“La strage di via D’Amelio ha impresso un segno indelebile nella storia italiana. La morte di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta – Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina – voluta dalla mafia per piegare le istituzioni democratiche, a meno di due mesi dall’attentato di Capaci, intendeva proseguire, in modo eversivo, il disegno della intimidazione e della paura. Lo afferma in una nota il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “La democrazia è stata più forte. Gli assassini e i loro mandanti sono stati sconfitti e condannati.

In questo giorno di memoria, la commozione per le vite crudelmente spezzate e la vicinanza ai familiari delle vittime restano intense come trentatré anni or sono. Il senso di riconoscenza verso quei servitori dello Stato che, con dedizione e sacrificio hanno combattuto il cancro mafioso, difendendo libertà e legalità, consentendo alla società di reagire, è imperituro. Le vite di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone sono testimonianza e simbolo della dedizione dei magistrati alla causa della giustizia. Borsellino non si tirò indietro dal proprio lavoro dopo la strage di Capaci. Continuò ad andare avanti. Onorare la sua memoria vuol dire seguire la sua lezione di dignità e legalità e far sì che il suo messaggio raggiunga le generazioni più giovani”, conclude il capo dello Stato.

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Meloni: l’Italia non dimentica Borsellino

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A 33 anni dalla strage di via D’Amelio ricordiamo Paolo Borsellino, un uomo che ha sacrificato la sua vita per la verità, per la giustizia , per l’Italia”. Lo scrive su X la premier Giorgia Meloni sottolineando come questo ricordo sarà portato avanti ogni giorno.

Il suo esempio continua a vivere in chi ogni giorno, spesso lontano dai riflettori, combatte per un’Italia più giusta, libera dalle mafie, dal malaffare, dalla paura. Non c’e’ libertà senza giustizia ,non c’e’ Stato senza legalità. Ai tanti magistrati,forze dell’ordine e servitori dello Stato che hanno scelto il coraggio, anche a costo della vita, dobbiamo gratitudine e rispetto.Hanno tracciato una strada che non può essere dimenticata. Quel testimone è ancora saldo. E lo porteremo avanti ogni giorno, con rispetto, con determinazione, con amore per la nostra Nazione. In ricordo di Paolo Borsellino e di chi non ha mai chinato la testa”, conclude Meloni.

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Sanità in Campania, cambio a sorpresa alla Asl di Caserta: Antonio Limone al posto di Ferrante

Antonio Limone designato alla guida della Asl di Caserta. Ritirato Mario Ferrante. Il 9 agosto la firma del decreto di De Luca. Ecco tutti i nuovi manager della sanità campana.

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I nuovi vertici delle Asl e degli ospedali della Campania, nominati a fine giugno dalla giunta regionale, entreranno in carica ufficialmente il 9 agosto, con la firma del decreto del presidente Vincenzo De Luca. Ma in attesa dell’atto formale, un cambio dell’ultima ora scuote la Asl di Caserta: Antonio Limone è stato designato al posto di Mario Ferrante, inizialmente destinato a succedere ad Amedeo Blasotti.

Ferrante si ritira, ma lascia il segno

Secondo fonti interne, Mario Ferrante si sarebbe ritirato ufficiosamente dalla corsa. Una rinuncia che però non sembra del tutto indolore. Il manager, attuale direttore dell’Asl di Avellino, aveva inizialmente mostrato titubanza di fronte alla complessità della realtà casertana. Ma poi, secondo ricostruzioni, avrebbe cambiato idea, compiendo sopralluoghi e incontri operativi per prepararsi al nuovo incarico.

Una mossa che non sarebbe stata apprezzata a Palazzo Santa Lucia, alimentando malumori e segnalazioni di disagio. Il risultato: l’esclusione. Sui social Ferrante ha commentato con una frase che lascia spazio a interpretazioni: «Ho sempre pensato che la vita prima o poi rende tutto: gli schiaffi ai violenti, le cattiverie ai cattivi e la dignità a chi è stato calpestato».

Limone alla guida della Asl di Caserta

A sostituirlo sarà Antonio Limone (nella foto in evidenza), ex direttore dell’Istituto Zooprofilattico di Portici, che aveva da poco concluso il suo doppio mandato. Nome esperto, fuori dalle nomine iniziali, ma ora scelto per una delle sfide più complesse della sanità campana. La Asl di Caserta, seconda solo a Napoli 1 per densità e criticità, richiede visione e determinazione.

Limone dovrà affrontare dossier pesanti: dalla filiera bufalina colpita dalla brucellosi alla questione Terra dei Fuochi, fino a frizioni interne, resistenze al cambiamento e interferenze esterne. Senza dimenticare la gestione di 8 ospedali e di un bacino di oltre un milione di abitanti.

I prossimi passi: decreti e nomine strategiche

La nuova delibera con le modifiche approvata giovedì scorso non è ancora pubblicata sul Bollettino regionale. Una volta firmato il decreto l’incarico avrà durata variabile tra tre e cinque anni, come previsto dalla normativa. Subito dopo, i manager dovranno indicare i direttori sanitari e amministrativi, in autonomia ma con il consueto passaggio informale con la Regione.

Nel frattempo, è partito l’interpello per l’ospedale di Caserta, dove Gaetano Gubitosa si trasferirà a Napoli.

Tutti i nomi della nuova sanità campana

Ecco il quadro aggiornato dei vertici sanitari regionali:

  • Concetta Conte – Asl Avellino

  • Tiziana Spinosa – Asl Benevento

  • Monica Vanni – Asl Napoli 2 Nord

  • Giuseppe Russo – Asl Napoli 3 Sud

  • Gennaro Sosto – Asl Salerno (confermato)

  • Antonio D’Amore – Cardarelli

  • Anna Iervolino – Azienda dei Colli

  • Germano Perito – Moscati di Avellino

  • Maria Morgante – San Pio di Benevento

  • Elvira Bianco – Federico II

  • Mario Iervolino – Vanvitelli

  • Ciro Verdoliva – Ruggi d’Aragona

  • Maurizio Di Mauro – Pascale (confermato)

Con la nomina di Antonio Limone, la squadra è (quasi) al completo. Ora si attende la firma. E poi, subito, il lavoro.

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