Chi pensava che le sorti del governo sarebbero franate, inesorabilmente, sugli Stati Generali del M5S sara’ rimasto deluso. La due giorni di riunioni del Movimento, vero e proprio spartiacque nella storia pentestallata, difficilmente provochera’ quel terremoto nella maggioranza che, a Palazzo Chigi, in qualche modo si temeva. E se, come sembra, Alessandro Di Battista restera’ nei Cinque Stelle, le defezioni alla Camera – e soprattutto al Senato – dovrebbero essere scongiurate. E Giuseppe Conte, oggi, ci ha messo del suo, plaudendo alle diversita’ di vedute in una forza politica, ma strizzando anche l’occhio ai governisti e dando una stoccata ai duri e puri: “governare e’ anche avere il coraggio di cambiare idea”. Nel suo indirizzo di saluto Conte, non a caso, cita un simbolo tanto caro a Di Battista, Gianroberto Casaleggio, ma ringrazia allo stesso tempo Luigi Di Maio e Vito Crimi ed eleva a “mente piu’ curiosa” del M5s Beppe Grillo, con cui i contatti sono costanti. Non solo. Il premier prova a dare una bozza di schema di agenda che comprende temi come l’inclusione sociale, la lotta ai privilegi, l’ambiente, la sfida alla riduzione del divario digitale. E’ il Movimento 2.0 a cui guarda, con il consueto distacco degli ultimi mesi, lo stesso Grillo. Per concludere la triangolazione, Di Maio, prima in tv quasi “chiama” Conte definendolo “molto in sintonia” con le idee del M5s e , in diretta con gli Stati Generali, manda un abbraccio all’ex comico. Il sisma post-Stati Generali, per ora e’ scongiurato. Mentre resta fantapolitica l’idea di un Conte alla testa del M5s. Il premier, fino alla fine del suo mandato, restera’ tale. Certo, i principali nodi interni al Movimento restano, come la presenza o meno di Di Battista nel direttivo. Una presenza che, secondo alcuni ambienti pentastellati, sarebbe mal vista da Paola Taverna. C’e’ inoltre il tema del drappello di dissidenti nell’eurogruppo M5s, guidati da Ignazio Corrao. Il loro addio, dopo la frenata di Di Battista sulla scissione, ora pero’ non e’ piu’ scontato. E poi c’e’ chi, con o senza il “Dibba” potrebbe far sentire il suo peso su voti chiave come quello sullo scostamento. Un voto sul quale oggi Silvio Berlusconi lancia apertamente la disponibilita’ di FI, a patto che le richieste azzurre siano accettate. Parole, quelle dell’ex Cavaliere, che a Palazzo Chigi non sono sfuggite. Da mesi, ormai, c’e’ un dialogo sotterraneo tra maggioranza e FI e lo scudo anti-Vivendi messo in campo dal governo mantiene aperto il canale e, allo stesso tempo, invita implicitamente Berlusconi ad un’opposizione piu’ responsabile. Il nuovo extra-deficit e’ stato tra i temi sul tavolo della riunione dei capi delegazione con il premier in mattinata. E’, per gran parte del governo, un fatto ormai assodato, e potrebbe cadere gia’ la prossima settimana accompagnato a un decreto che, come spiega un esponente dell’esecutivo, definire “ristori-ter” sarebbe riduttivo. Il nuovo scostamento varra’ per il 2021 e potrebbe essere corposo. Anche perche’ c’e’ chi, nel governo, guarda con attenzione ad un’ipotesi che, fino a qualche settimana fa, era utopia: la cancellazione, da parte dell’Ue, dei debiti causa Covid dei Paesi membri. E la richiesta, oggi, viene messa nero su bianco in un’intervista a La Repubblica dal presidente dell’Europarlamento David Sassoli. Un’intervista che, paradossalmente, potrebbe essere piaciuta piu’ al M5s che al Pd visto che Sassoli, di fronte al mancato utilizzo – finora da parte di tutti Paesi membri,- del Mes sottolinea come “sia necessario riformarlo e renderlo uno strumento comunitario, non piu’ intergovernativo”. La proposta di Sassoli, pero’, non trova una sponda solida nel commissario all’Economia Paolo Gentiloni. Che sulla riforma del Mes apre ma non sulla cancellazione del debito. “Rivedere le regole in Ue non significa cancellare il problema, che per l’Italia esiste”, avverte l’ex premier. Intanto le parole di Sassoli fanno gioire perfino Matteo Salvini: “no al Mes e la cancellazione del debito? Sono le nostre proposte”.