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Colloqui a sorpresa Cina-Usa, verso summit di Xi e Biden

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La Cina e gli Stati Uniti tornano a parlarsi ad alto livello, a Malta. Il massimo diplomatico di Pechino, Wang Yi, ha tenuto a sorpresa “diversi cicli di colloqui” nel fine settimana con il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, utili ad affrontare un’ampia serie di questioni, tra cui l’ipotesi di un delicato summit tra i presidenti Xi Jinping e Joe Biden, possibilmente a margine dell’Apec di novembre a San Francisco.

Gli incontri di sabato e domenica tra Wang e Sullivan sono giunti in una fase critica delle relazioni bilaterali, tra questioni economiche e di sicurezza in gioco, come i controlli sull’export, la guerra in Ucraina e i timori americani che la Cina possa attaccare Taiwan. In settimana, il capo della diplomazia del Partito comunista (Pcc) ha in programma di recarsi in Russia dall’omologo Serghei Lavrov, a pochi giorni dalla visita a Pechino dell’inviato speciale di papa Francesco sulla crisi ucraina, il cardinale Matteo Zuppi.

Che, a sua volta, ritornerà a breve a Mosca, come ha anticipato Lavrov, in merito a uno degli ultimi segnali su un rilanciato attivismo diplomatico intorno a una soluzione del conflitto. Intanto, mentre gli altri leader mondiali e i loro più stretti collaboratori saranno impegnati a New York per i lavori dell’Assemblea generale dell’Onu, Xi e Wang hanno deciso di non esserci: il Dragone, nella sua corsa a guidare il Sud Globale, sarà rappresentata con mossa inedita dal vicepresidente Han Zheng. Una scelta, annunciata venerdì, che è apparsa ridurre ai minimi le ipotesi di un vertice tra i presidenti di Cina e Usa. Gli incontri di Malta, invece, hanno rilanciato le aspettative sulla base anche del tenore delle dichiarazioni diffuse sui colloqui. Entrambe le parti hanno concordato sulla natura degli scambi “sinceri, sostanziali e costruttivi”, sulla comune volontà di lavorare per stabilizzare e migliorare le relazioni, e sul mantenimento delle comunicazioni aperte, nel rispetto del consenso raggiunto da Xi e Biden, nel loro unico faccia a faccia avuto in persona a Bali, al G20 di novembre 2022.

Da parte cinese, Wang ha ribadito due punti centrali, come prevedibile. Primo: la questione di Taiwan, a maggior ragione dopo le armi Usa vendute all’isola ribelle, “è la prima linea rossa insormontabile nelle relazioni sino-americane e gli Usa devono attenersi ai tre comunicati congiunti e attuare l’impegno a non sostenere l’indipendenza di Taiwan”. Secondo: lo sviluppo della Cina, quanto alle restrizioni all’export di tecnologia Usa, “ha una forte spinta endogena e segue una logica storica inevitabile. Non può essere fermato e il diritto legittimo del popolo cinese allo sviluppo non può essere privato”.

I colloqui di Malta, il cui premier Robert Abela si è detto su X “orgoglioso” di averli ospitati, hanno aiutato a spiegare perché Wang non sia apparso in pubblico dal 7 settembre. Un elemento non da poco in un momento di grandi incertezze che interessano gli uomini più vicini a Xi: dopo la caduta a luglio dell’ex ministro degli Esteri Qin Gang e ad agosto dei due capi della Rocket Force (che controlla anche le testate nucleari), il ministro della Difesa Li Shangfu è assente dalla copertura dei media statali dal 29 agosto e sarebbe, secondo l’Intelligence Usa, sotto inchiesta e agli arresti domiciliari per corruzione.

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Kiev, più di 30 località sotto il fuoco russo nel Kharkiv

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Sono ancora in corso i combattimenti nella regione di Kharkiv, nel nord-est dell’Ucraina, dove più di 30 località sono sotto il fuoco russo e quasi 6.000 residenti sono stati evacuati, secondo il governatore regionale. “Più di 30 località nella regione di Kharkiv sono state colpite dall’artiglieria nemica e dai colpi di mortaio”, ha scritto Oleg Synegoubov sui social network.

Il governatore ha aggiunto che dall’inizio dei combattimenti sono stati evacuati da queste zone un totale di 5.762 residenti. Le forze russe hanno attraversato il confine da venerdì per condurre un’offensiva in direzione di Lyptsi e Vovchansk, due città situate rispettivamente a circa venti e cinquanta chilometri a nord-est di Kharkiv, la seconda città del Paese.

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Insulti sui social tra Netanyahu e il leader colombiano Petro

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Scambio di insulti, sui social, tra il presidente colombiano, Gustavo Petro, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Quest’ultimo ha detto che il suo Paese non avrebbe preso “lezioni da un antisemita che sostiene Hamas”, dopo che Petro, pochi giorni fa, aveva chiesto alla Corte penale internazionale dell’Aja di emettere un ordine d’arresto nei confronti di Netanyahu. “Signor Netanyahu, passerai alla storia come un genocida”, ha risposto a sua volta il leader progressista colombiano, smentendo di appoggiare Hamas in quanto “sostenitore della democrazia repubblicana, plebea e laica”. “Sganciare bombe su migliaia di bambini, donne e anziani innocenti non fa di te un eroe. Ti poni al fianco di coloro che hanno ucciso milioni di ebrei in Europa. Un genocida è un genocida, non importa se ha una religione o no. Cerca almeno di fermare il massacro”, ha postato Petro.

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Mitsotakis oggi in visita a Ankara per incontro con Erdogan

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Il premier greco Kyriakos Mitsotakis verrà ricevuto oggi a Ankara dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan: l’incontro inizierà intorno alle 16.00, ora locale; seguiranno le dichiarazioni congiunte alla stampa e una cena, dopo la quale Mitsotakis tornerà ad Atene, riporta Kathimerini. Si tratta della prima visita istituzionale di Mitsotakis ad Ankara – nel marzo 2022 aveva incontrato il presidente turco a Istanbul – e della prima visita negli ultimi cinque anni di un premier greco nella capitale turca. L’obiettivo della Grecia, riporta Kathimerini, è quello di “evitare attriti e di confermare la chimica personale raggiunta tra i due leader nell’ultimo anno”.

Le difficoltà nel mantenere un clima disteso sono riaffiorate recentemente sia dopo l’annuncio della creazione di un parco marino nell’Egeo da parte di Atene, sia con la decisione di Erdogan di riaprire a Istanbul l’ex chiesa bizantina di San Salvatore in Chora, convertita in moschea, nei giorni della pasqua ortodossa. Questa visita, che fa seguito a quella del presidente turco nella capitale greca lo scorso dicembre, dove i due leader hanno firmato una Dichiarazione di amicizia e buon vicinato, rientra in una fase di “risoluzione dei problemi”, ha dichiarato Erdogan a Kathimerini. “Spetta a noi calmare le relazioni tra i due Paesi (…) per garantire che la pace e la tranquillità regnino per sempre su entrambe le sponde dell’Egeo”, ha aggiunto il presidente turco, affermando di voler “elevare il livello delle relazioni bilaterali a un livello senza precedenti”. Parole di distensione ricalcate dal premier greco, che in un’intervista al quotidiano turco Milliyet, ha ribadito di voler “procedere su un percorso costruttivo” perché “non siamo nemici, siamo vicini”.

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