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Cronache

Choc a San Giorgio a Cremano, studentessa segregata in casa dal compagno

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La violenza contro le donne continua a rappresentare un grave problema sociale, e recenti episodi di soprusi e violenze hanno scosso la comunità di San Giorgio a Cremano e del centro di Napoli. Due vicende simili, ma altrettanto drammatiche, hanno fatto emergere la necessità di un intervento tempestivo per proteggere le vittime e contrastare il fenomeno in modo più incisivo.

A San Giorgio a Cremano, una studentessa di soli 17 anni è stata liberata dai carabinieri dopo un anno di segregazione e violenze subite dal suo convivente. La ragazza era incinta e completamente sottomessa al suo aguzzino, costretta a subire abusi fisici e psicologici. Grazie al tempestivo intervento dei vicini di casa, che hanno avvertito le forze dell’ordine, la giovane è stata salvata e affidata ai genitori. La storia ha fatto emergere un quadro inquietante, in cui il presunto bruto aveva imposto alla convivente di isolarsi dal mondo esterno e di non incontrare i suoi stessi genitori.

Similmente, un’altra vicenda si è verificata nel centro di Napoli, zona Vasto, dove una donna aspirante modella è stata violentata da un uomo che si era presentato come fotografo, con cui aveva organizzato un appuntamento di lavoro. La donna ha riportato lesioni indicative di violenze subite. Le indagini sono in corso per accertare la verità dei fatti e portare il responsabile davanti alla giustizia.

Questi episodi, sebbene avvenuti in contesti differenti, evidenziano un problema diffuso e preoccupante: la violenza contro le donne è una piaga sociale che non accenna a diminuire. Le istituzioni stanno cercando di affrontare il problema con maggiore impegno e sensibilizzare la comunità sulla necessità di segnalare eventuali situazioni sospette.

L’assessore comunale alle pari opportunità di Napoli, Emanuela Ferrante, ha recentemente riferito di due denunce al giorno raccolte dai centri antiviolenza della città, per un totale di 380 donne che si sono rivolte a tali strutture dall’inizio dell’anno. Questi numeri fanno emergere una galleria umana fatta di sofferenza e paura, ma anche di coraggio e determinazione da parte delle vittime.

Le istituzioni, insieme ai centri antiviolenza, stanno lavorando per offrire un supporto adeguato alle donne vittime di violenza e per contrastare il fenomeno nella sua interezza. È fondamentale che la società si mobiliti e segnali ogni forma di sopruso o violenza, per garantire un ambiente più sicuro e rispettoso per tutte le donne.

Inoltre, è importante che i responsabili di tali atti vengano puniti secondo la legge, in modo da inviare un chiaro segnale che la violenza contro le donne non sarà tollerata. Solo unendo le forze e agendo con determinazione, potremo sperare di porre fine a questa piaga sociale e offrire un futuro migliore alle donne di tutte le età.

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Condannati a 30 anni due killer che uccisero Gelsomina Verde: fu torturata e uccisa durante la faida di Scampia

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Trent’anni di reclusione ciascuno per Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi, alias “‘o Vichingo”. Il gup di Napoli Valentina Giovanniello ha accolto le richieste della Direzione Distrettuale Antimafia, rappresentata dai pm Maurizio de Marco e Stefania Di Dona, riconoscendo i due come componenti del commando che uccise brutalmente Gelsomina Verde il 21 novembre 2004. Il processo si è svolto con rito abbreviato.

Una vittima innocente della camorra

Gelsomina, 21 anni, fu sequestrata e poi assassinata per un tragico errore: il clan Di Lauro, in guerra con gli scissionisti di Amato-Pagano, riteneva – erroneamente – che la giovane sapesse dove si nascondeva Gennaro Notturno, detto “‘o Sarracino”, un ex affiliato passato al gruppo rivale. La ragazza, che non sapeva nulla, fu interrogata e poi uccisa con colpi di pistola da Ugo De Lucia, cugino di Luigi, prima che il suo corpo venisse bruciato dentro l’auto.

L’orrore e il tentativo di riparare alla “macchia”

Il clan comprese solo dopo l’errore. Cosimo Di Lauro, figlio del boss Paolo, avrebbe offerto 300mila euro alla famiglia Verde per tentare di cancellare l’onta dell’omicidio. Un gesto di potere e controllo, che nulla ha potuto cancellare dell’orrore vissuto.

La madre minacciata in aula

Anna Lucarelli, madre di Gelsomina, ha presenziato a tutte le udienze insieme al figlio Francesco. Durante la prima udienza ha subito gravi minacce da parte del padre di uno degli imputati, che avrebbe promesso “la stessa fine” riservata alla figlia. L’uomo è stato arrestato. La vicenda è ora al vaglio del pm della Dda Giugliano.

L’urlo della madre: giustizia e rabbia

Dopo la lettura della sentenza, Anna Lucarelli si è scagliata verbalmente contro gli imputati collegati in videoconferenza. Una reazione umana, rabbiosa, figlia di vent’anni di dolore e lotta contro l’omertà. Gelsomina è oggi riconosciuta ufficialmente come vittima innocente di camorra.

Le parole di Francesco Emilio Borrelli

“Un poco di giustizia è arrivata dopo decenni anche se con fatica e con tanta omertà e vigliaccheria diffuse. Le minacce alla madre ci fanno capire lo spessore criminale e violento di queste famiglie criminali che purtroppo non cambiano, non migliorano e soprattutto perseverano. Purtroppo quello di Gelsomina Verde come di tante altre vittime ed eroi è un nome dimenticato e poco onorato. Si preferisce osannare e inneggiare ai capoclan, ai malessere e ai baby criminali”, ha commentato il deputato di Avs Francesco Emilio Borrelli.

Un nome che non deve essere dimenticato

La storia di Gelsomina Verde resta simbolo di quanto possa essere cieca e disumana la violenza camorristica. Il dolore della madre, la ricerca di verità e giustizia, devono restare memoria viva di una Napoli che non si arrende.

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Morti cuccioli di capriolo salvati dai Vigili del fuoco

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ìTroppo il tempo trascorso in acqua, troppo stremati dall’accaduto e forse troppo piccoli per superare ore così drammatiche. Non ce l’hanno fatta i due caprioli che i Vigili del fuoco erano riusciti a salvare ieri sera dopo un delicato e complesso intervento nel canale di alimentazione della centrale elettrica di Petrella Tifernina (Campobasso). I piccoli animali erano caduti e rimasti intrappolati. Era stato dato l’allarme e sul posto erano arrivati, oltre ai Vigili del fuoco da Campobasso, con le unità di soccorso fluviale, anche i Carabinieri forestali e i tecnici Enel. I caprioli sono stati tratti in salvo dai pompieri che li hanno subito accuditi e rifocillati. Tutto faceva pensare al meglio, invece la situazione è precipitata.

Gli animali sono stati affidati ai veterinari dell’Asrem, anche loro subito intervenuti, ma purtroppo, nonostante le cure, poche ore dopo entrambi sono morti. “Siamo molto dispiaciuti – ha detto a Telemolise il dottor Mario Di Nardo, veterinario dell’Azienda sanitaria regionale che ha seguito tutta la vicenda – Purtroppo i due caprioli, di pochi mesi di vita, sono rimasti troppo tempo in acqua, probabilmente un paio di giorni, e gli animali selvatici risentono molto dello stress. Lontani dalla mamma hanno provato a superare il canale e sono caduti. Dopo il recupero – racconta – abbiamo dato loro dell’acqua calda, li abbiamo coperti e rifocillati, ma evidentemente la situazione era compromessa”.

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Commando armato tra i vicoli dei Quartieri: volevano uccidere

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Armi in pugno, volti coperti, in quattro hanno fatto irruzione nell’androne di Foqus, la Fondazione Quartieri Spagnoli, in via Portacarrese a Montecalvario. Erano circa le mezzanotte di domenica scorsa e i componenti del commando erano convinti che lì dentro si nascondesse l’uomo che stavano inseguendo per uccidere, come vendetta per un precedente agguato, avvenuto due settimane prima in via Nardones. Non trovandolo, sono fuggiti via. Attimi di terrore per il custode, che ha denunciato tutto.

Il contesto: vendetta e criminalità

Secondo le indagini della Squadra Mobile diretta da Giovanni Leuci, quella incursione armata è stata la risposta a un episodio camorristico. Un agguato, avvenuto a tarda notte tra i vicoli del centro, documentato grazie alla testimonianza di uno studente. L’inchiesta è condotta dalla DDA con il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Amato. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza confermano la dinamica e il livello di pericolosità dei quattro incappucciati, armati di pistole e fucili.

L’emergenza criminale e il caso minorenni

L’attacco a Foqus arriva in un momento già delicato per Napoli, dove si sta alzando l’allarme sulla presenza di armi tra i giovanissimi. Solo pochi giorni fa due ragazzini di 14 e 15 anni sono stati pugnalati da coetanei nei pressi di piazza Dante, per futili motivi. Ieri, il prefetto Michele di Bari e l’assessore alla legalità Antonio De Iesu si sono recati nella zona degli accoltellamenti per incontrare commercianti e cittadini e ribadire l’importanza dell’impegno collettivo contro la devianza giovanile.

La missione di Foqus e la voce di Rachele Furfaro

“Domenica notte il nostro portone era aperto”, spiega Rachele Furfaro, fondatrice e presidente di Foqus. “Da quando siamo nati, nel 2013, abbiamo cercato di vivere la realtà dei Quartieri come una grande piazza, aperta alla contaminazione culturale e al contrasto della povertà educativa”. Non a caso, proprio ieri, la struttura ha ospitato un incontro con 750 studenti provenienti da tutta Italia, in collaborazione con la Robert Francis Kennedy Foundation e l’Università Orientale.

Diritti, scuola e coraggio nei Quartieri

“Serve più coraggio anche da parte delle scuole per stare in questi territori e mettere in campo interventi di qualità. Bisogna affermare il diritto alla formazione, alla lettura, al gioco”, insiste la presidente Furfaro. Un messaggio ancora più forte alla luce dell’ennesimo episodio di violenza giovanile che ha scosso Napoli lo scorso week end.

Il lavoro di Foqus non si ferma. La comunità reagisce, nonostante tutto.

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