“La popolazione residente in Campania, all’1 gennaio 2024, è di quasi 5 milioni e 600 mila persone e rappresenta il 9,5% della popolazione residente in Italia, il 41,7% di quella del Sud e il 28,3% di quella del Mezzogiorno. L’articolazione territoriale della regione è chiaramente caratterizzata in senso urbano. Le città sono 77 in tutta la regione e raccolgono il 56% della popolazione (35,2% la media italiana e 35,4% per quella del Mezzogiorno) mentre il peso delle piccole città e dei sobborghi (171 comuni; 32% della popolazione regionale) è decisamente più ridotto (47,9% la media-Italia). È piuttosto bassa anche la quota dei residenti nelle zone rurali (12,1% a fronte del 16,9% italiano)”. Questi i dati forniti dall’Istat nel rapporto, giunto alla sua seconda edizione, ‘BesT’ dove si delineano i profili di benessere equo e sostenibile per ciascuna delle 20 regioni italiane e per le rispettive province a partire dalla lettura integrata degli indicatori del Bes dei territori.
La Campania, sottolinea l’Istituto, si connota inoltre per una netta prevalenza di popolazione residente nei comuni polo e cintura (82,8%), con valori decisamente più elevati della media del Mezzogiorno (63,9%) e del totale Italia (77,4%). Invece è ridotta l’incidenza delle aree interne: i comuni più distanti dai centri in cui si trovano i servizi essenziali raccolgono il 17,2% della popolazione residente (22,6% in Italia). Nella regione, la città metropolitana di NAPOLI ha un peso preponderante in termini demografici rispetto alle restanti 4 province, raccogliendo il 53,1% della popolazione regionale. Con il contributo delle province di Caserta e Salerno si supera l’88%.
Nel 2023 la dinamica demografica in Campania è in deciso calo. Si registra infatti, spiega il rapporto, una perdita nell’anno di 19.460 residenti (-3,5 per mille) a fronte di una tendenza nazionale di sostanziale stabilità (-0,1 per mille). L’andamento campano è determinato dal segno negativo di entrambe le componenti: quella naturale, con la maggiore perdita (-2,6 per mille), cui si somma il calo, più contenuto, registrato da quella migratoria (-0,9 per mille). Il tasso di crescita naturale è negativo in tutte le province. Quello migratorio invece registra dinamiche di segno opposto in alcuni territori, e in particolare nella provincia di Caserta, dove è positivo e contribuisce al pareggio del bilancio demografico 2023.
Il numero medio di figli per donna (1,29 nel 2023) è leggermente più alto della media nazionale e della ripartizione di appartenenza (rispettivamente 1,20 e 1,24), con una discreta variabilità sul territorio (da 1,14 della provincia di Avellino a 1,34 di Caserta). La struttura per età, con un indice di vecchiaia di 155, anziani (65 anni e oltre) per 100 persone di 0-14 anni, è decisamente meno sbilanciata che a livello nazionale (200 ogni cento), grazie alla maggiore incidenza tra i residenti in regione di persone tra 0 e 14 anni di età e alla più bassa quota di anziani 65+.
La provincia di Benevento presenta il maggiore squilibrio intergenerazionale pari a 213 anziani ogni cento giovani; nella provincia di Caserta si registra l’indice più basso (139). I residenti di cittadinanza straniera sono il 4,7% della popolazione regionale (4,3 punti percentuali in meno della media nazionale) con le incidenze maggiori nelle province di Caserta e Salerno (rispettivamente 5,9 e 5,2%). Il sistema produttivo regionale presenta una vocazione nel settore terziario, con il 76% di occupati, quota più elevata di quella nazionale (73,2%).
Nella città metropolitana di NAPOLI si ha la maggiore specializzazione occupazionale nei servizi (79,3%degli occupati). Le province di Caserta e Salerno registrano un peso del terziario (rispettivamente 73,7 e 73,4% degli occupati) pressoché in linea con la media-Italia. La provincia di Avellino è la più vocata nell’industria in senso stretto con una quota di occupati (17,5%) maggiore della media-Italia, mentre le altre province si collocano tutte sotto il valore nazionale e sono piuttosto omogenee fra di loro, non superando il 13% degli occupati. Una maggiore componente agricola è caratteristica delle province di Benevento (9,3) e Salerno (6,4), dove l’importanza del comparto è tale da superare decisamente non solo il valore regionale, ma anche quello nazionale (3,6 in entrambi i casi).
Nel 2021, ultimo anno di riferimento delle stime disponibili a livello provinciale e secondo anno della pandemia, l’economia campana ha generato un valore aggiunto di 100.197 euro (valori correnti), il 6,1% del valore aggiunto nazionale. In termini pro-capite si è prodotta una ricchezza pari a circa 17.815 euro per abitante e a 53.641 euro per occupato. Entrambi gli indicatori posizionano la regione vicino al dato della ripartizione (18.283 e 53.476 rispettivamente) ma lontano da quello nazionale di confronto (27.688 e 65.031). I livelli minimi regionali si trovano nella provincia di Caserta per il valore aggiunto per abitante (16.353), e nella provincia di Avellino per il valore aggiunto per occupato (48.536), mentre la città metropolitana di NAPOLIpresenta i risultati migliori fra le province campane (18.363 e 56.047 euro).
Nel 2021, conclude il rapporto, il comparto industriale e dei servizi (esclusa la Pubblica Amministrazione) conta 367.475 imprese attive localizzate in Campania e 397.743 unità locali (u.l.), circa l’8% del totale nazionale e il 28% circa del Mezzogiorno. La dimensione media delle u.l. (3,0 addetti) è uguale al valore del Mezzogiorno e più bassa di quello nazionale (3,6). In termini relativi, in Campania sono attive circa 107,5 unità locali di imprese ogni mille abitanti di 15-64 anni; anche il valore di questo indicatore di densità imprenditoriale è più basso in confronto all’Italia (130,9) e al Mezzogiorno (108,9). Fra le province la densità è maggiore a Salerno e Benevento (120,4 e 119,3).