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Guerra Ucraina

Botta e risposta Mosca-Roma sulle sanzioni

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Duro botta e risposta Mosca-Roma sulle sanzioni alla Russia. ‘Non vorremmo che la logica del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, che ha dichiarato la ‘totale guerra finanziaria ed economica’ alla Russia, trovasse seguaci in Italia e provocasse una serie di corrispondenti conseguenze irreversibili’, dichiara Alexei Paramonov, direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo. ‘Ci aspettiamo che Roma, come altre capitali europee, tornino in se’ e ricordino gli interessi profondi dei loro popoli le costanti pacifiche e rispettose delle loro aspirazioni di politica estera’, aggiunge Paramonov. Secca la replica della Farnesina che ‘respinge con fermezza le dichiarazioni minacciose di Paramonov’ e invita il ministero degli Esteri russo ad ‘agire per la cessazione immediata dell’illegale e brutale aggressione nei confronti dell’Ucraina, “che la Farnesina condanna fortemente’. ‘L’Italia, con i partner europei ed internazionali – sottolinea una nota – continuera’ a esercitare ogni pressione affinche’ la Russia torni nel quadro della legalita’ internazionale’. Paramonov attacca anche, in prima persona, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini: ‘Ci chiese aiuto per il Covid e ora e’ tra i falchi anti-russi’. Su Twitter la replica del segretario del Pd Enrico Letta: ‘Il ministero degli Esteri russo piega a propaganda di guerra anche il dramma Covid nell’attaccare con farneticazioni inaccettabili il ministro Lorenzo Guerini. Il nostro sostegno e’ ancora piu’ convinto e diventa legittimo dubitare delle reali intenzioni di quelle missioni di aiuto sanitario’. In missione in Mozambico con l’Ad di Eni Claudio Descalzi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha raggiunto un nuovo accordo per rafforzare la partnership energetica tra i due Paesi come era stato gia’ fatto con Algeria, Qatar, Congo e Angola. ‘Continuiamo a consolidare rapporti sull’energia, in modo da renderci autonomi dal gas russo e tutelare famiglie e imprese italiane’, ha detto il ministro. Lo scontro tra Roma e Mosca arriva in una giornata per il resto segnata dallo stallo delle trattative me non delle azioni militari. Il presidente ucraino Zelensky ha chiesto un incontro a Putin per parlare di pace, ma Mosca ha risposto che prima serve un testo su cui discutere. I colloqui potrebbero durare ‘settimane’, anche se ci sono segnali che la posizione russa sia diventata ‘piu’ adeguata’, ha detto il capo negoziatore ucraino Podoliak. ‘Non possiamo rinunciare a nessun territorio. Cio’ che potrebbe accadere in pochi giorni e’ un cessate il fuoco’, aggiunge. Intanto, secondo il ministro degli Esteri Lavrov, ‘Russia e Cina rafforzeranno la loro cooperazione, visto che l’Occidente sta calpestando ogni pilastro del sistema internazionale e noi, le due grandi potenze, dobbiamo ovviamente pensare a come proseguire’. Sul terreno, Kiev perde il Mar d’Azov e Putin schiera i missili ipersonici Kinzhal che sfuggono ai radar e alla difesa ucraina. Mariupol resta sotto attacco, ci sarebbero ancora persone tra le macerie del teatro. Coprifuoco a Zaporizhia. Fonti ucraine riferiscono che un colpo di mortaio contro il villaggio di Makariv, nella regione di Kiev, ha ucciso 7 persone e ne ha ferite 5. Due bambini e una donna sono stati ritrovati morti e una bambina estratta viva sotto le macerie a seguito dei bombardamenti nella citta’ di Rubizhne nella regione di Lugansk. Segnali positivi solo dallo spazio: la Bbc riporta che tre cosmonauti russi che sono saliti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale per unirsi ai colleghi americani e tedeschi, indossavano delle tute di color giallo acceso con accenti di blu, i colori dell’Ucraina.

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Esteri

Putin toglie un nodo dal tavolo, ‘liberato il Kursk’

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Mosca ha affermato di avere completamente liberato la regione di Kursk, uno sviluppo che potrebbe rimuovere uno degli ostacoli all’apertura di trattative con l’Ucraina. L’esercito di Kiev ha smentito la notizia, ma le sue forze controllavano ormai solo alcune sacche di territorio vicino alla frontiera che avevano oltrepassato nell’agosto dell’anno scorso. “L’avventura di Kiev è completamente fallita”, ha annunciato il presidente russo Vladimir Putin, dopo avere ricevuto un rapporto dal capo di stato maggiore, Valery Gerasimov, che lo informava della riconquista dell’ultimo villaggio in mano agli ucraini, quello di Gornal. In un videocollegamento con il capo del Cremlino, trasmesso dalla televisione di Stato, Gerasimov ha anche ammesso per la prima volta l’intervento di soldati nordcoreani nei combattimenti, affermando che si sono comportati con “eroismo, alta professionalità, resistenza e coraggio”.

La Corea del Nord e la Russia avevano firmato nel giugno del 2024 un accordo di partenariato strategico che prevede assistenza militare reciproca in caso di aggressione a uno dei due Paesi, ma finora non avevano confermato ufficialmente il dispiegamento di soldati nordcoreani nel Kursk. L’esercito ucraino ha smentito l’annuncio russo definendolo una “manovra di propaganda” e affermando che le truppe di Kiev continuano a combattere nel Kursk, anche se ha ammesso che la situazione è “difficile”. Nella loro incursione le truppe ucraine erano arrivate ad occupare non più di alcune centinaia di chilometri quadrati in una regione che ne conta 30.000. Ma l’attacco aveva comunque rappresentato la prima occupazione di territorio russo da parte di forze nemiche a partire dalla Seconda guerra mondiale, e Putin aveva fatto capire che non avrebbe accettato trattative con Kiev fino a che le sue truppe non fossero state respinte oltre confine. Ora il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto che nel suo incontro di ieri al Cremlino con l’inviato speciale americano Steve Witkoff, Putin ha assicurato che è “pronto a riprendere il processo negoziale con l’Ucraina senza precondizioni”. Ma è ormai da tempo che il presidente fa dichiarazioni del genere, senza che si vedano aperture concrete da parte di Mosca. E anche il portavoce lo ha sottolineato, dicendo che “Putin lo ha affermato ripetutamente”.

L’espulsione delle truppe ucraine dal Kursk – a cui secondo Gerasimov si è accompagnata l’eliminazione di “squadre di sabotatori” che si erano infiltrate nella vicina regione di Belgorod – potrebbe anzi mettere Mosca nella posizione di dare il via a nuove offensive. Putin ha affermato che nell’operazione di Kursk gli ucraini hanno subito “perdite tremende” tra le loro truppe scelte, e quindi “la rotta completa” che hanno subito “crea le condizioni per ulteriori operazioni di successo delle truppe russe in altre aree del fronte”. Come prima mossa, ha annunciato il generale Gerasimov, le forze di Mosca cercheranno di avanzare nella regione ucraina confinante di Sumy “per creare una zona di sicurezza lungo il confine” già auspicata da Putin. Secondo il capo di stato maggiore, già quattro insediamenti sono stati conquistati dai russi, che ora avrebbero il controllo di “un’area di 90 chilometri quadrati”.

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Esteri

Trump e Zelensky si parlano, prove di pace a San Pietro

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I primi spiragli per la pace in Ucraina, tanto invocati da papa Francesco, potrebbero essersi aperti proprio nel giorno dell’ultimo saluto al pontefice, a San Pietro. Donald Trump e Volodymyr Zelensky, due mesi dopo il burrascoso incontro allo studio ovale, si sono ritrovati faccia a faccia tra le navate della basilica, poco prima dell’inizio dei funerali di Bergoglio: un colloquio di 15 minuti, definito “costruttivo” da entrambe le parti, immortalato da una foto che ha fatto il giro del mondo. In Vaticano il leader ucraino è stato protagonista di un altro scatto simbolico, insieme a Trump, Emmanuel Macron e Keir Starmer, poi ha incontrato anche Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen, per provare a ricompattare l’alleanza transatlantica al fianco di Kiev. E qualcosa sembra effettivamente muoversi.

Gli ucraini sul piatto hanno messo una controproposta al piano della Casa Bianca, per ottenere garanzie di sicurezza a guerra finita, ricevendo delle aperture da Washington. Quanto alla Russia, il Cremlino ha annunciato di aver ripreso il completo controllo della regione di Kursk, ed alla luce di questa svolta si è detto pronto a riprendere i colloqui con gli ucraini “senza precondizioni”. I capi di stato e di governo arrivati a Roma per i funerali del Papa, pur nel rispetto della solennità dell’evento, hanno avuto l’occasione per brevi scambi di vedute su alcune delle principali crisi ancora aperte.

Zelensky, dopo aver messo in forse fino all’ultimo la sua presenza, è riuscito a raggiungere la capitale per onorare il pontefice e per ritrovare i partner occidentali, soprattutto Trump. L’immagine è quella di due leader seduti uno di fronte all’altro, vicinissimi, che discutono animatamente con espressione seria. Al termine, entrambe le parti si sono dette comunque soddisfatte. “Molto produttivo”, è stato il commento della Casa Bianca. “Un incontro simbolico che potrebbe diventare storico se si raggiungessero i risultati sui punti discussi”, ha sottolineato Zelensky. Se non altro, c’è stato un riavvicinamento dopo quel drammatico 28 febbraio, quando il presidente ucraino era stato cacciato dalla Casa Bianca.

Rispetto ai nodi sul tavolo il New York Times ha fatto filtrare la posizione ucraina, che punta a mitigare la proposta americana, considerata troppo favorevole a Mosca. Kiev in particolare chiede di non limitare le dimensioni del proprio esercito e che in territorio ucraino venga schierato un contingente di sicurezza europeo sostenuto dagli Usa, per scoraggiare future aggressioni russe. In quest’ottica l’adesione a breve alla Nato non sembra più una priorità: lo stesso Zelensky ha ammesso che in questa fase bisogna essere “pragmatici”.

E la risposta di Washington sulle garanzie di sicurezza sarebbe stata positiva. Sempre secondo fonti giornalistiche, gli Usa si sono offerti di fornire intelligence e supporto logistico ad un contingente europeo di peacekeeper. Andando incontro alle richieste di Londra e Parigi, che di questa missione militare sarebbero capofila nell’ambito della coalizione dei volenterosi.

Riguardo alla Russia, invece, Trump ha inviato segnali contrastanti. Da una parte ha accolto con favore gli esiti dell’ultimo incontro a Mosca tra Steve Witkoff e Vladimir Putin, sostenendo che l’accordo tra le due parti in conflitto sarebbe ad un passo. Poi però ha insinuato che Putin lo stia “prendendo in giro”, tergiversando sulla tregua, ed è tornato a minacciarlo di nuove sanzioni. A complicare le cose c’è anche la questione dei territori. Perché gli americani sarebbero disposti a lasciare tutto alla Russia, dalla Crimea alle altre quattro regioni ucraine occupate.

Mentre Kiev, almeno sulla carta, non è disposta a concessioni. Zelensky, prima di qualunque negoziato, chiede innanzitutto un cessate il fuoco completo. E su questo punto ha ottenuto la sponda degli alleati europei nei colloqui a Roma a margine dei funerali del Papa. “Mosca dimostri concretamente che vuole la pace”, sono state le parole della premier Meloni dopo l’incontro con il leader ucraino.

“Ora tocca al presidente Putin”, le ha fatto eco il presidente francese Macron, riferendo che è stato avviato “un lavoro di convergenza” tra i volenterosi, Kiev e Washington per arrivare ad “una tregua solida”. L’Ue, infine, ha ribadito il “sostegno” all’Ucraina “al tavolo delle trattative”, ha assicurato a Kiev la presidente della Commissione von der Leyen.

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Esteri

Mosca, fermato l’agente di Kiev per uccisione del generale

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Il servizio d’intelligence interna russo (Fsb) ha detto di avere fermato un “agente dei servizi speciali ucraini” accusato di avere piazzato la bomba sull’auto fatta saltare in aria ieri vicino a Mosca, che ha ucciso il generale Yaroslav Moskalik (nella foto), membro dello stato maggiore. L’Fsb, citata dall’agenzia Ria Novosti, afferma che l’ordigno è stato fatto saltare in aria a distanza con un segnale inviato “dal territorio ucraino”.

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