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Economia

Bonomi, stime Pil spaventano, monito per la politica

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Arrivano da Confindustria le prime stime dell’impatto della guerra in Ucraina sulla crescita economica italiana e sono “numeri che spaventano, spaventano in maniera molto forte”, dice il leader degli industriali, Carlo Bonomi, che avverte: “Dovrebbero costituire un serissimo allarme generale per le istituzioni e la politica, un monito per le decisioni che devono essere assunte”, numeri che “danno concretezza ad un allarme purtroppo inascoltato che Confindustria ha iniziato a lanciare gia’ prima della guerra” ed oggi non si puo’ fare ancora l’errore di “credere che tra qualche settimana tutto torni come nel 2019 pre-Covid”: e’ “venuto il momento di abbandonare queste azzardate illusioni e di adottare misure strutturali e adeguate”. I numeri sono quelli delle previsioni economiche di primavera del Centro Studi di Confindustria: nello scenario piu’ ottimistico (ne sono stati delineati tre diversi sulla variabile della durata del conflitto in Ucraina), la stima del Pil 2022 e’ stata tagliata dal +4,1% al +1,9%, piu’ che dimezzata, e per il 2023 e’ atteso un +1,6%. Vuol dire che quest’anno il Pil sara’ “inferiore al solo effetto di trascinamento sul 2022 del vigoroso rimbalzo dell’anno precedente, con una recessione tecnica nei primi due trimestri dell’anno (-0,2% e -0,5%) non compensata dal ritorno alla crescita nella seconda meta’”. Cosi’ il ritorno a livelli pre-Covid “slitta dal secondo trimestre di quest’anno al primo del prossimo”. Se il conflitto non terminera’ a meta’ 2022 e si estendera’ fino a dicembre le attese sono per un +1,6% del Pil quest’anno e +1% il prossimo. Se si protrarra’ fino alla fine del prossimo anno il 2023 sara’ in ‘recessione conclamata’: -0,1%. L’allarme e’ ancora sui costi dell’energia: 5,7 miliardi in piu’ al mese, 68 miliardi in piu’ l’anno; c’e’ il rischio che nei prossimi tre mesi il 50% delle aziende rallentera’ o sospendera’ le produzioni. “La risposta rapida e strutturale che aspettiamo l’abbiamo illustrata da settimane al Governo. E’ un tetto al prezzo del gas”. “Se non lo fa l’Europa si puo’ e si deve farlo in Italia”, l’authority Arera “ha gia’ i poteri necessari. Si puo’ varare in 48 ore”, dice Bonomi, che sottolinea: “Le misure fin qui adottate dal Governo non sono sufficienti”, tagliare le accise sui carburanti per un solo mese “fa pensare che il Mef non intenda rinunciare a nulla di un prelievo cosi’ inaccettabilmente elevato”. Da Cernobbio il ministro Daniele Franco pero’ rassicura: gli interventi del Governo contro il caro-energia “soprattutto sul lato impresa andranno continuati e ulteriori interventi sono senz’altro possibili”. Ed il Pnrr “va rafforzato per l’efficienza climatica e per una maggiore autonomia nazionale” energetica. Quanto alle stime economiche, “noi usciremo come governo nel Documento di economia e finanza – dice il ministro dell’Economia – con una previsione cauta sul Pil, perche’ c’e’ grandissima incertezza. Come l’anno scorso e’ meglio essere smentiti per essere stati pessimisti piuttosto che troppo ottimisti”. Dal Governo gli industriali si aspettano determinazione sulla strada delle riforme tracciata dal Pnrr: serve “un riformismo competitivo”, avverte ancora Bonomi che tra le priorita’ indica le misure fiscali per le imprese che con la legge di bilancio erano state rinviate alla prossima delega fiscale: “Adesso mi aspetto il taglio del cuneo contributivo”. Mentre sugli investimenti del Pnrr vanno rivisti gli obiettivi: “Oggi sono piu’ importanti 52 km di piste ciclabili o forse realizzare gli impianti di rigassificazione?”. Bisogna poi fin da ora pensare al futuro scenario geopolitico: per il leader degli industriali serve “un grande fondo garantito da Ue e Usa per ricostruire l’Ucraina” ma anche “un pacchetto di misure di reciproco interesse economico per la nuova Russia post-invasione, come per la Cina altrimenti interessata a ricentrare su se stessa produzioni e forniture”.

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Economia

Giorgetti: Unicredit libera su Bpm. Sale ipotesi addio

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Sono da muovere, e in parte lo saranno questa settimana, alcuni tasselli del risiko bancario che da Mps passando per Mediobanca e Banca Generali portano a Generali e si incrociano con Unicredit-Banco Bpm. Dalla partita non è escluso il governo che secondo Bloomberg non è intenzionato ad alleggerire i paletti, imposti col golden power, all’offerta di scambio promossa dal gruppo di Piazza Gae Aulenti sulla banca guidata da Giuseppe Castagna. Quest’ultimo ha già invitato Unicredit a dire se intende andare avanti o no. E’ ragionevole che nel cda del gruppo capitanato da Andrea Orcel, convocato domenica per approvare la trimestrale, si parli dello stato dell’arte sull’ops. Più difficile prevedere se sarà presa una decisione sull’operazione. Uno stop è comunque considerato probabile se davvero le condizioni imposte dall’esecutivo non verranno ammorbidite.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha rinviato tutto a Piazza Gae Aulenti: “Fanno quello che vogliono”, ha risposto sull’ipotesi di una rinuncia all’offerta. Su un altro fronte, a Palazzo Chigi, potrebbe recarsi l’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, nell’ambito degli incontri che sta programmando questo mese per convincere della bontà dell’ops su Banca Generali non solo le istituzioni ma anche i suoi azionisti che il 16 giugno saranno chiamati in assemblea a votare l’offerta. Tra questi l’amministratore delegato di Mediolanum, Massimo Doris, ha espresso apprezzamento sull’operazione dopo l’apertura già fatta dal numero uno di Delfin, Francesco Milleri.

“L’ops di Mediobanca su Banca Generali è una bella operazione, ammesso che vada a buon fine, e dal punto di vista industriale è un’operazione che ha sicuramente senso”, ha commentato Doris, primo azionista col suo gruppo (3,49%) e con la holding di famiglia Finprog (0,96%) nel patto di consultazione di Piazzetta Cuccia, che raggruppa l’11,87% del capitale. Banca Mediolanum, ha sottolineato, non teme la concorrenza di un gruppo rafforzato nel wealth management. Del resto Mediolanum aveva già visto di buon occhio la nascita di Chebanca! poi diventata Mediobanca Premier. Se l’ops sia poi compatibile o meno con l’offerta di Mps su Piazzetta Cuccia ha rimandato all’amministratore delegato del Monte dei Paschi, Luigi Lovaglio: “più che rispondere io ha risposto Lovaglio dicendo che l’operazione diventa ancora più interessante.

E questo lo decide chi ha lanciato l’offerta”. Doris ha detto di non aver ancora avuto un incontro formale con Nagel ma i due si sono sentiti. Sarà più avanti un cda ad hoc di Mediolanum a decidere come votare sull’ops di Mediobanca su Banca Generali in assemblea e per valutare l’offerta di Mps. Mercoledì nel consiglio di amministrazione di Generali, chiamato a formare i comitati interni, si inizierà anche a discutere – come ha indicato il presidente Andrea Sironi – il processo da seguire per valutare l’ops sulla controllata Banca Generali per la quale Piazzetta Cuccia ha messo sul piatto azioni del Leone pari al 6,5% del capitale della compagnia.

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Economia

Nagel incontrerà soci e istituzioni per ops su Banca Generali

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A una settimana dal cda di Mediobanca che ha approvato l’offerta pubblica di scambio su Banca Generali, nei prossimi giorni – da quanto si apprende – i vertici della banca guidati dall’amministratore delegato Alberto Nagel (foto Imagoecnomica) spiegheranno ad azionisti, istituzioni e dipendenti le ragioni industriali e i dettagli dell’operazione che recide il legame con Generali per dare vita a un polo italiano nella gestione del risparmio. Intanto Mediobanca ha pubblicato il documento informativo relativo ad operazioni di maggiore rilevanza con parte correlata.

Dal documento emerge che il comitato parti correlate, che si è riunito domenica scorsa prima del cda che ha approvato l’offerta, ha espresso parere favorevole sull’interesse della banca al compimento dell’operazione, nonché sulla relativa convenienza e correttezza sostanziale delle relative condizioni. Il sì del comitato composto da quattro consiglieri, è arrivato con l’astensione del presidente Sandro Panizza, che è stato eletto nel board nella lista di Delfin – azionista di Mediobanca con il 19,8% – , votata anche dal gruppo Caltagirone (7,3%).

“Panizza, pur comprendendo le ragioni industriali alla base dell’operazione, ha ritenuto di astenersi in considerazione del ridotto tempo disponibile per l’analisi di un’operazione così trasformativa per la banca, avuto riguardo a talune ipotesi industriali del management poste a base della valutazione e taluni assunti valutativi dell’advisor finanziario”. Così il documento di Mediobanca spiega l’astensione del presidente del comitato parti correlate sull’ops su Banca Generali.

Nel documento sono soprattutto esposti i benefici che, verosimilmente, i vertici della banca spiegheranno negli incontri delle prossime settimane a tutti gli stakeholder. In particolare, “Mediobanca ritiene che l’integrazione con l’Emittente, che darebbe vita ad un leader nel Wealth Management in Italia, sia nell’interesse di tutti gli stakeholders e del sistema finanziario italiano nel suo complesso: – gli azionisti di Banca Generali beneficerebbero di una rilevante possibilità di valorizzazione del proprio investimento, atteso che Mediobanca riconoscerà un corrispettivo superiore al massimo storico delle quotazioni di borsa di Banca Generali con un premio”; “gli azionisti di Mediobanca beneficerebbero di un significativo potenziale di creazione di valore derivante da sinergie di costo, di ricavo e di funding, unitamente ad una migliore diversificazione del rischio e del quality of earnings, oltre che a una maggiore generazione di capitale e conseguente capacità di distribuire dividendi; – i clienti di Banca Generali beneficerebbero del posizionamento distintivo di Mediobanca nel Private & Investment Banking” mentre “i clienti del gruppo Mediobanca beneficerebbero a loro volta della maggiore scala operativa del gruppo integrato, nonché della combinazione delle curve di esperienza e best practices; – i dipendenti dei gruppi di Banca Generali e di Mediobanca beneficerebbero della significativa combinazione di due realtà bancarie costruite secondo gli stessi fondamenti di cultura manageriale”; “i consulenti finanziari entrerebbero a fare parte di un campione nazionale con una posizione di leadership in molti ambiti di operatività, con un brand unico”.

Infine “il sistema finanziario italiano potrebbe contare su un operatore finanziario di alto profilo, leader in segmenti strategici dei servizi finanziari, con un progetto industriale distintivo, prospettive di crescita significative e creazione di valore per tutti gli stakeholders, con beneficio sia per il Gruppo Assicurazioni Generali, che fruirebbe di un partner bancario con accresciuta capacità distributiva e potenziale di crescita, sia per tutti gli azionisti di Banca Generali che riceveranno azioni Assicurazioni Generali qualora aderissero all’Offerta”.

Se Alberto Nagel riuscirà a convincere gli stakeholder e in particolare gli azionisti, chiamati a esprimersi nell’assemblea del 16 giugno, Mediobanca stima che “l’aggregazione tra Emittente e Offerente potrà consentire la piena valorizzazione delle potenzialità di entrambi, con un’elevata capacità di creazione di valore a beneficio degli azionisti, dei clienti, dei dipendenti e di tutti gli stakeholders. In particolare come è stato già indicato quando lunedì è stata comunicato l’ops, “facendo leva sulla maggiore massa critica del gruppo nel medesimo ambito di operatività, si generano significative economie di scala ed una migliorata efficienza operativa, con sinergie di costo lorde stimate a regime per circa 150 milioni”.

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Economia

Trump: non rimuoverò Powell prima della scadenza

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Donald Trump ha dichiarato in un’intervista a Nbc che non rimuoverà Jerome Powell (foto in evidenza Imagoeconomica) dalla carica di presidente della Fed prima della scadenza del suo mandato, prevista per maggio 2026, definendo il banchiere centrale una persona “completamente rigida” e ripetendo gli appelli alla Fed ad abbassare i tassi di interesse.

rump ha affermato che Powell non è un suo fan, ma si aspetta che la Fed abbassi i tassi di interesse a un certo punto. “Beh, dovrebbe abbassarli. E a un certo punto lo farà. Preferirebbe di no perché non è un mio fan”, ha detto, sostenendo di non piacere a Powell perché lo ritiene una persona totalmente rigida e incapace. Alla domanda se avrebbe rimosso Powell prima della fine del suo mandato come presidente nel 2026, Trump ha rilasciato la sua smentita più decisa, dicendo: “No, no, no… perché dovrei farlo? Potrò sostituire quella persona tra poco tempo”.

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